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Bologna

IL GRILLO PENSANTE – Bivio estense

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Due settimane di stop forzato del campionato di serie A non sono bastate ad affievolire un po’ l’euforia dell’ambiente bolognese dopo i proficui saccheggi di Sassuolo e Genova; anzi, l’esposizione in vetrina di un Simone Verdi nazionale e le liete novelle di altri alfieri rossoblu (El Pipo Gonzalez che ha staccato il biglietto per i Mondiali, gli apprezzamenti del C.T. della selezione cilena per Pulgar, la rete di Torosidis contro Gibilterra e il rientro dall’infortunio di Di Francesco) alimentano voli pindarici dettati più dal momento magico che da prospettive concrete e, almeno al momento, plausibili.

La tifoseria sembra investire nella squadra tutta la voglia morbosa di volare più in alto, repressa in tanti anni di difficoltà e di magoni ingoiati a denti stretti, di batoste sopportate soltanto con l’appiglio, nel profondo, dell’immagine sfuocata di un orizzonte più soleggiato; ignorando arbitrariamente l’ipotesi di un miraggio, Bologna vede il sole fare capolino e non vuole più ragionare ma solo CREDERCI. E’ un vaso di Pandora colmo di un entusiasmo incontenibile e pronto ad esplodere, tanto da riversare un fiume di speranza e passione sulla propria squadre anche oltre quelli che sono i reali valori espressi; nonostante sia un postulato scolpito nella roccia quello di restare sempre coi piedi ben piantati a terra, un entusiasmo tanto travolgente potrebbe anche essere sapientemente cavalcato in un momento della stagione nel quale si stanno trasformando i parametri da variabili a fissi, dove si sta correndo per acquisire un’identità che possa collocare la squadra al giusto posto nella lega. Il fotogramma in cui è possibile fare la differenza tra una stagione come tante ed un romanzo da ricordare.

Il derby con la Spal si materializza al momento opportuno, in quanto si tratta della partita dell’anno per i ferraresi che muoveranno guerra versa il capoluogo con la ghiotta occasione di prendersi lo scalpo più ambito; la squadra di Semplici è probabilmente quella che si è meglio equipaggiata tra le neopromosse, avendo rimpolpato le proprie file con un’anima prevalentemente italiana ed elementi di apprezzabile qualità come Borriello, Paloschi e Felipe oltre che agli ex Viviani, Rizzo ed Oikonomou. Si tratta quindi di una prova non impossibile ma indubbiamente probante, contro una formazione determinata a non concedere sconti e che misurerà accuratamente la febbre al più blasonato avversario, con l’ulteriore spinta propulsiva di un foltissimo seguito di tifosi a supporto (sarà l’ennesima dimostrazione della bellezza e del sex appeal di uno stadio popolato da folte tifoserie antagoniste). E’ la gara perfetta per comprendere la natura di questo Bologna, ovvero della “nuova” creatura di un Donadoni erudito alchimista nel miscelare (ed esaltare) i più svariati ingredienti in un mix, fino ad oggi, produttivo ed affascinante. Acquisire nuove e positive consapevolezze all’interno di un quadretto tanto vantaggioso sarebbe un viatico straordinario per affrontare le prossime forche caudine di Atalanta, Lazio e Roma nello spazio di una sola settimana; presentarsi armati di una nuova vittoria (e quindi di un’immagine riflessa nello specchio sempre più delineata) permetterebbe di affrontare le sfide con un volto più sbarazzino e intrigante, con le carte sempre sfavorevoli ma non necessariamente perdenti al tavolo di giocatori più quotati.

 

Il giorno è quindi oggi, dinanzi ad un bivio estense che, se imboccato nel verso giusto, permetterebbe di mantenere ben piantato lo sguardo su quell’agognato orizzonte soleggiato; uno stadio Dall’Ara affollatissimo per l’occasione richiede a gran voce che venga semplicemente dato corso all’ordine naturale delle cose: ricacciare il tronfio ospite indesiderato tra le nebbie della sua landa desolata e puntualizzare che in Emilia gli unici colori ammessi sono da sempre il rosso e il blu.

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