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IL GRILLO PENSANTE – Bonus finiti

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Foto Gazzetta dello Sport


Tanto tuonò che alla fine piovve. Anzi, diluviò. La gara di Empoli è la famigerata goccia che fa traboccare il vaso, colmatosi poco alla volta negli ultimi 7 travagliati anni e culminati nel disastro della sesta giornata di campionato in terra toscana. Uno spettacolo spogliato di ogni decoro in uno stadio Castellani che era stato vittima di saccheggio da parte di tutte le squadre ospitate in precedenza (Lazio, Venezia e Sampdoria), evidentemente occorrevano i rossoblu per rompere il ghiaccio tra gli uomini di Andreazzoli ed i suoi tifosi.

 

La piazza di Bologna nel corso del tempo si è dimostrata sempre paziente, misurata e comprensiva (forse fin troppo) nei confronti dell’operato di dirigenza e squadra dal ritorno in Serie A, un atteggiamento saggio e maturo incrinatosi solo in occasione di alcune clamorose debacle (Napoli, Milan, Frosinone, etc) che non potevano in alcun modo meritare accondiscendenza. Sulla stessa lunghezza d’onda si è allineato fin da subito il patron Joey Saputo, mansueto con la sua creatura e con i luogotenenti da lui prescelti per farla crescere sana e forte, prodigo e lungimirante nell’immettere capitali destinati allo sviluppo del club e mai né brusco né ostile anche quando avrebbe avuto ampie ragioni per esserlo. In linea generale, dall’Amministratore Delegato ai magazzinieri, tutti hanno potuto operare scarichi da opprimenti pressioni, in alcuni periodi quasi in pantofole protetti con morbidi cuscini sia in basso che in alto.

La rovinosa caduta di Empoli, la terza stagionale dopo Ternana ed Inter, ha fatto saltare i nervi di tutta la Bologna pallonara e, dulcis in fundo, anche al presidente la cui imperturbabilità nell’accettare le dimissioni di Walter Sabatini rispecchiano un livello di sopportazione salito oltre il limite; il Guru aveva già dato segni di insofferenza nel restare a bordo in estate e, non avendo retto ad un’altra catastrofe, ci ha messo la faccia un’ultima volta assumendosi responsabilità non soltanto sue e dimostrandosi l’unico interlocutore dello stato maggiore a non trincerarsi dietro a sistematiche e stucchevoli frasi di circostanza. Tale dipartita ha prodotto 2 effetti immediati deflagranti: è saltato di botto lo scudo antimissile che proteggeva l’intero reparto tecnico ed è emerso un Joey Saputo indisposto a tollerare ulteriori deplorevoli scenari, nessuno sarà più saldo nella propria posizione essendo stati scialacquati tutti i bonus a disposizione. Il prolungamento del suo soggiorno sotto le Due Torri per un’ulteriore settimana serve a fissare il concetto.

 

La settimana di avvicinamento alla gara interna con la Lazio si è quindi tramutata in una travagliata attesa nella quale si sono susseguiti ritiri forzati, ritrattamenti e cene conciliatorie, il confronto con i capitolini suona molto come crocevia per Sinisa Mihajlovic su cui incombe come una mannaia l’ombra di Don Claudio Ranieri; il tecnico serbo ha realizzato di dover modellare diversamente la propria squadra per tentare un cambio di rotta, le indicazioni estrapolate dagli allenamenti inducono a pensare che i rossoblu scenderanno in campo con la difesa a 3 e privi di ali offensive (Barrow dovrebbe agire da seconda punta al fianco di Arnautovic mentre Orsolini e Skov Olsen, bocciati in questa prima fase di stagione, dovrebbero accomodarsi in panchina). Anche il bistrattato Soumaoro sarebbe stato della partita avendo misteriosamente appreso l’arte della comunicazione in pochi giorni ma, per sua sfortuna, un tampone malandrino lo ha spedito dritto in quarantena tra i contagiati da Covid-19.

Siamo alla giornata numero 7 della stagione numero 7 in serie A, un numero primo molto ricorrente nella cultura popolare e storica; 7 come l’anno di crisi, come i re di Roma e come le vite dei gatti, speriamo che per il Bologna possa simboleggiare qualcosa più affine alle 7 meraviglie del mondo piuttosto che ad uno dei 7 peccati capitali.

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