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IL GRILLO PENSANTE – Il salto che non c’è

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Foto LaPresse


 

È diventato ormai uno scomodo cliché: ogni qualvolta il Bologna si trovi dinanzi all’opportunità di spiccare il volo inciampa rovinosamente, complicata o servita su un piatto d’argento non fa differenza. La scena si ripete in un loop dal finale talmente scontato che i tifosi, sebbene imbronciati, attutiscono mestamente il colpo grazie al cupo scudo della disillusione, quando il termometro dell’entusiasmo incomincia a salire in città si imbraccia ormai l’ombrello in via preventiva.

 

La doppia vittoria con Cagliari e Sampdoria prima della pausa-nazionali aveva catapultato sotto le luci della ribalta la truppa di Mihajlovic; i successivi match (con Venezia e Spezia) apparivano come un provvidenziale occhio benevolo del destino per prolungare la striscia vincente, i supporter rossoblu saranno anche disincantati ma attendono intimamente e con fede incrollabile il giorno in cui si spalancheranno nuovamente le porte dell’élite del calcio italiano. Che fosse la volta buona? Cristiano Zanetti ha però coniato il suo Venezia come una squadra coriacea ed avvezza ad insabbiare le trame avversarie, caratteristiche che stanno al Bologna come la kriptonite sta a Superman; i presupposti facevano comunque ben sperare in quanto i rossoblu godevano di buona salute e di una consistente dose di fiducia, oltre ad essere consapevoli che difficilmente le stelle del firmamento si sarebbero potute allineare nuovamente in posizione tanto favorevole. Carpe diem. Ed invece si sono presentati all’esame di maturità ancora una volta impreparati, la manovra offensiva lenta, macchinosa e spesso improvvisata si è arenata puntualmente sul robusto argine veneziano, come un pugile che fin dalle prime battute prende possesso del centro ring senza però riuscire a tempestare di montanti poderosi l’avversario più debole ma dalla guardia solida; e quando i colpi sono compassati e sterili capita che, nell’unica occasione in cui si scopre il fianco, si venga colpiti in modo chirurgico e letale dall’Okereke di turno. Il delitto perfetto.

Sarebbe ingeneroso insinuare che i padroni di casa non ci abbiano provato ma sarebbe altrettanto scorretto non ammettere che il Venezia abbia giocato con maggiore fame e determinazione, il “compitino” non è bastato e neppure i big rossoblu non sono riusciti a togliere le castagne dal fuoco. Non fanno eccezione Marko Arnautovic che, acquistato proprio per sbrogliare matasse intricate come questa, si è malauguratamente inceppato e capitan Soriano che somiglia ad una copia sbiadita del prestigiatore ammirato lo scorso campionato; tutti imbrigliati in una di quelle gare in cui la porta avversaria sarebbe rimasta inviolata anche giocando fino a Natale.

Tra tanto fumo si può trovare quantomeno un po’ di arrosto nella prestazione di Orsolini, riesumato dalla naftalina ha sfruttato la chance per offrire una prestazione sostanziosa in un ruolo non esattamente suo; un segnale non banale in un momento per lui tutt’altro che semplice.

 

La partita in riviera ligure contro lo Spezia, che avrebbe rappresentato un possibile lancio nell’orbita europea in caso di vittoria sul Venezia, diventa una sorta di esame di riparazione avendo fallito l’ennesimo tentativo di upgrade, una prova d’appello nella quale i rossoblu si giocano la credibilità di poter stazionare alle spalle delle 7 sorelle fino alla fine del campionato. Il “salto” non c’è ancora e si teme non sia neppure questo l’anno giusto. Bologna non meriterebbe però di galleggiare ancora una volta nell’abulico limbo di un campionato senza stimoli, intrappolato in una condizione irritante come un ruvido maglione di lana indossato da troppo tempo….sarebbe ora di passare a qualcosa di più confortevole ed il cambio di guardaroba passa necessariamente dalla razzia del Picco di La Spezia.

 

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