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IL GRILLO PENSANTE – La mosca bianca di Bologna

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La settimana che conduce al weekend della terza giornata di ritorno è un film censurabile in fascia protetta, una squallida galleria d’arte contemporanea nel quale le opere esposte trasmettono un tale senso di sdegno da voltare quasi automaticamente lo sguardo altrove.

Il primo capolavoro è aver captato via etere, per l’ennesima volta,  il nome di Carlo Tavecchio, questa volta come papabile Presidente della Lega di Serie A dopo essere stato marchiato con un fallimento storico nei panni di Presidente Federale. Riproporre tale personaggio in un clima costellato di slogan di “rinnovamento totale” travalica qualsiasi pudore ed offende l’intelligenza di chiunque confidi ancora nel veder rifondato un calcio italiano miseramente calpestato da anni. Per ricostruire deve essere ripulito completamente il terreno, ma certe erbacce rampicanti sembrerebbero diabolicamente recidive da debellare. Il Presidente del CONI Giovanni Malagò, anch’esso molto irritato, ha verbalmente cannoneggiato su Carlo Tavecchio e nel contempo ha innescato un conto alla rovescia incontrovertibile mettendo sotto scacco la FIGC: o entro un mese sarà trovata la quadra per l’elezione del nuovo Presidente Federale (con la più larga condivisione possibile) oppure il commissariamento sarà inevitabile. L’unico segnale per un effettivo cambio di direzione sarebbe incoronare Damiano Tommasi, ma si tratta di un thriller il cui mortificante epilogo sembra già scritto in altri termini.

Nonostante le notevoli credenziali di Carlo Tavecchio, l’Oscar per la più grande scempiaggine della settimana non può che essere attribuito al signor Cesare Mastrocola, presidente del Tribunale Federale Nazionale che con un verdetto shock ha comminato come pena l’ammenda di 50.000 euro alla società S.S.Lazio in merito alla vicenda degli adesivi antisemiti riportanti il volto di Anna Frank con la maglia della Roma. Premettendo che la materia giuridica sulla responsabilità oggettiva da attribuire alle società sportive è opinabile e largamente perfettibile, si può affermare in modo altrettanto veemente che tale giudizio è di una gravità inaudita, una sorta di sculacciata soft per una marachella di una ragazzino troppo vivace; purtroppo, invece, si parla del vilipendio alla memoria di una bambina morta tra le torture di un campo di concentramento nazista, e chi ha commesso questo oltraggio non può essere giustificato da un’ignoranza fin troppo evidente.

Nel bel mezzo di questi giorni plumbei anche a Napoli (Hamsik in testa) si tenta in tutti i modi di conquistare il posto dietro la lavagna indossando il cappello da asino, con persino il Vesuvio ad attendere ansiosamente Simone Verdi per vomitargli addosso fuoco e improperi. Non aver ceduto alla corte azzurra ha ferito in profondità l’orgoglio dei partenopei, incapaci di comprendere come un giocatore possa preferire Bologna a Napoli. Srotolare la chilometrica pergamena contenente i motivi per i quali Balanzone sia meglio di Pulcinella sarebbe un gesto superfluo, ma è estremamente interessante ammirare come il gran rifiuto di Simone abbia provocato nell’ambiente napoletano (e non solo) una reazione rabbiosa dirompente, quasi dolorosa, come un adone narciso incapace di concepire come si possa ripudiare un suo corteggiamento al cospetto di un pretendente meno quotato. Tanto clamore e sdegno stridono al cospetto di un Gonzalo Higuain messo pubblicamente alla gogna meno di 2 anni fa proprio per aver accettato un trasferimento paragonabile a quello rifiutato da Simone Verdi…sembrerebbe che in terra campana la memoria si allunghi o si accorci in base alla convenienza.

Quello che inorgoglisce l’intera Bologna, in un contesto attuale tanto scarno di valori e consistenza, è che la scelta inestimabile di Simone sia colorata di rosso e blu, che la sua forza di non conformarsi alla povertà di quegli esempi che quotidianamente scorrono davanti agli occhi di tutti si sia sprigionata per restare sotto le Due Torri. La mosca bianca gioca con noi, ed è confortante oltre i risultati sportivi.

 

Oggi pomeriggio al San Paolo l’intero stadio ti odierà Simone, ma sappi che invece tutta Bologna gonfierà il petto nel vederti calpestare QUEL prato con QUELLA maglia che, se avessi preso una strada diversa, sarebbe stata tua avversaria. Pensa soltanto che per ogni fischio che riceverai ci saranno altri 10 applausi per te 600 km più a Nord…sembrerebbe una distanza incolmabile, ma prova a segnare un gol e vedrai che il boato di gioia arriverà fino al tuo orecchio.

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