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IL GRILLO PENSANTE – Uscita dall’anonimato

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Proprio mentre la truppa di Pippo Inzaghi cominciava a insinuare qualche crepa anche nelle più intonse convinzioni dei soggetti più pessimisti, la poco gratificante gita isolana di Cagliari è risuonata come un brusco risveglio che ha riportato alla realtà le troppo fragili certezze sulle quali si appoggia al momento questa squadra profondamente ristrutturata.

La sosta per le nazionali è arrivata provvidenziale come un time-out chiamato dal coach per ricompattare i ranghi in un momento di difficoltà e rispedire sul campo di battaglia un plotone più convinto e preparato per la battaglia, dove il recupero di Palacio sembra qualcosa più che una formalità e dove alcuni tentativi audaci ma azzeccati di Superpippo stanno assumendo i connotati di certezza: il rilancio in bello stile di Nagy (al posto di un Pulgar con ben più lustrini sull’uniforme), la nostrana scommessa Calabresi e la valorizzazione del rampante Svamberg sono da considerarsi ormai mosse strategiche ben concepite e altrettanto ben assorbite nella struttura della comitiva.

La classifica non brilla, colloca i rossoblu in zona palustre sebbene non all’interno delle caselle destinate alle retrocessioni, ma soprattutto non sono ancora definiti i contorni della tipologia di campionato che il Bologna intraprenderà; perdere ancora colpi in stile Cagliari minerebbe pesantemente un percorso già sufficientemente accidentato, sarà quindi indispensabile raddrizzare prontamente il timone per riprendere la traccia smarrita in Sardegna.

L’ostacolo per rialzare la testa si chiama Torino, osso tutt’altro che malleabile; i ragazzi di mister Mazzarri vengono da 7 punti nelle ultime 3 partite (sebbene inanellati contro avversari relegati oggi nei bassifondi) e si presenteranno al Dall’Ara con tutte le intenzioni per prolungare la striscia positiva. Gli ultimi trionfi contro Roma ed Udinese tra le mura amiche fanno ben sperare, evitare di capitolare è un mantra tassativo e centrare la posta piena sarebbe un biglietto di uscita dall’anonimato. Perché a Bologna, ormai da più tempo di quanto si voglia ammettere, restare ancorati ad una linea di galleggiamento interminabile non può e non deve essere una costante all’interno di un palcoscenico che meriterebbe ben altre rotte di navigazione.

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