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Il Punto sul Bologna – BellaSvista

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“Guagliù stateme a sentì: questo è il Bene (indicando un punto interrogativo alla lavagna)… e questo è il Male (un punto esclamativo). Il bene è il dubbio, quando voi incontrate una persona che ha dei dubbi state tranquilli, vuol dire che è una brava persona”. Così Luciano De Crescenzo istruiva i propri “studenti”, nel film “Così parlò Bellavista”.
E così, tra un funiculì e un funiculà, il Simone rossoblù si è ammantato di interrogativi ed è divenuto la versione moderna dell’Amleto danese: andare o non andare? questo è il dilemma. E la scelta, ponderata perché figlia di dubbi, è stata quella di rimandare il problema a giugno.
E chi aveva certezze? Chi a tutti i costi si elevava a divenire un Masaniello capopopolo, imputando di riti borbonici la dirigenza rossoblù? Anche costui è costretto a rimandare a giugno la questione. Dunque, le uniche certezze rimangono i tortellini o i passatelli nel brodo caldo della domenica. O i friarielli, a seconda dei gusti.
Un tizio (che poi fece una brutta fine) diceva allora, riferendosi alla vita tout-court: “È un racconto, narrato da un idiota, pieno di strepito e furore, che non significa nulla”. Già. E lunedì pomeriggio, prefiche piangenti seguivano il feretro “del defunto ideale” per poi diventare, a ventiquattro ore di distanza, deliranti baccanti che esultavano alla permanenza (più o meno di sei mesi, secondo i maligni) del dio pavese di Broni. E se ti spostavi di qualche centinaia di chilometri, avresti trovato la stessa vicenda ma a tempistica invertita. Insomma, strepito e furore. Sceneggiature riproponibili a giugno. Magari con qualche comparsata dall’estero.
Capiamoci, la limpidezza quasi del tutto ingenua di Verdi è stata corroborante. Ma non lo rende impermeabile a critiche che gli pioveranno addosso quando o sbaglierà tre punizioni di seguito (può succedere) o deciderà, più in là, di tentare il salto in una grande squadra (può succedere). E forse è questa la Grande Bellezza del calcio: che in un Eterno Ritorno si ripete in continuazione, cambiando solo i personaggi. Alla fine Savoldi ci andò, al Napoli. E anche Diawara. E sempre strepito e furore hanno marcato le nostre vite. Questa volta, il nostro eroe ha fatto la scelta che ci piaceva. Dunque, spazio a peana e apologie. Per un po’. Almeno, finché vestirà i nostri i colori.
Poi, però, a pensarci bene, se c’è un eroe ci deve essere anche uno sconfitto. O, perlomeno, il Cattivo di turno. Qualcuno ha fatto ricoprire questo ruolo alla società. Una società più pragmatica che ballerina. E qualcuno lo fece ricoprire anche a Gazzoni, lo stesso ruolo. Bah, certezze! A volte, polverizzate.
Allora, quando vedo che le mie gote si arrossiscono e si allargano le furenti narici, penso che la vita sia solo “strepito e furore”. Nel calcio, più che mai. E che la mia unica salvezza sia dubitare delle mie arroganti ed asociali certezze. Per amare così, senza odio, il mio Bologna. Che è anche il nostro Bologna. E lo faccio così, per evitare una Bella Svista.

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