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Il Punto sul Bologna – Fede e fedeltà

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Hai voglia a mantenere la calma, dopo quattro sconfitte consecutive! Difficile. Quasi impossibile, per chi ama la propria squadra e la vede, da due mesi, inchinarsi alle altre, ad alcune altre. E se con Atalanta, Lazio e Roma, le sconfitte potevano starci nel computo delle casualità, contro il Crotone no. Stona proprio, quest’ultima sconfitta. Anche perché sfido chiunque a pensare che, facendo due gol, si possa poi perdere in casa contro una squadra le cui velleità sono molto limitate. E a dirla tutta, la limitatezza della squadra calabrese in realtà ha evidenziato la nostra. Quel passettino in più, arriva sempre con grande fatica. I progressi, dall’arrivo di Saputo ad ora, ci sono stati. Piccoli ma ci sono stati. Però, è difficile far quadrare questi progressi con le ambizioni di una tifoseria (tutta, non solo quella organizzata) che ha una forte ed imponente voglia di benessere. Quel benessere che tradotto calcisticamente, ci portiamo dietro quasi dalle origini del club.
La società non è preoccupata, a cominciare dal chairman che continua ad essere moderatamente soddisfatto dell’andamento del gruppo. Sa e sanno che i tempi messi in bilancio, più o meno sono rimasti inalterati. Unica questione importante ed ancora in ballo, la vicenda dello stadio mentre quella dei diritti tv sembra prendere una via positiva ed equilibrata (per lo meno dal nostro punto di vista, da tifosi del Bfc).
Tuttavia, ciò che rimane insistentemente alla nostra vista è, inevitabilmente, il risultato sportivo. E per ora si continua a navigare in zona purgatorio, non riuscendo a scorgere lembi di cielo azzurri e paradisiaci.
Dal punto di vista della comunicazione, stante questa la situazione, il progetto saputiano subisce un danno d’immagine. Io continuo a crederci perché so (tutti sappiamo) che il lavoro della società si svolge a 360° e non può soffermarsi solo sull’agone del campo. Pur tuttavia, quello che accade in campo, è quello che, ai più pragmatici, rimane in mano. Ed inevitabilmente arrivano le lamentele. A volte random, a volte organizzate come l’ultimo comunicato redatto da alcuni gruppi ultras. Ma bisogna farci i conti. Anzi, è la società che deve farci i conti. E in società non si può pensare che uno si possa stufare anche di lamentarsi, e quindi, via alla dritta. La comunicazione deve essere reciproca ed il semplice “la squadra deve ancora crescere” non può più bastare (sebbene, con freddezza, si dica che è l’unico argomento attuabile).
Soluzioni? Non ne conosco, ma non è e non può essere il mio ambito operativo. A Casteldebole debbono, dunque, farsi carico di questo sottile ma immanente malessere. Perché anche questo deve far parte del progetto: ovvero, darci la possibilità di continuare a crederci. Affinché si possa mantenere anche la Fede, oltre alla fedeltà.

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