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Il Punto sul Bologna – In hoc signo

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Tre settimane da ricordare, cantava Fred Bongusto. Ma anche no! potrebbe rispondere la tifoseria bolognese. Perché le tre giornate di campionato che sono passate hanno lasciato strascichi di malinconia anche nei più ottimisti. Il solo punto rimediato ha creato un discreto sconforto, nonostante si sia solo alla terza di campionato, nonostante allenatore nuovo…e via dicendo.
Quello che si può dire, però, è che ancora non abbiamo visto il vero Bologna; che non vuol dire un Bologna migliore o peggiore ma sicuramente più attinente alle scelte stilistiche di Pippo Inzaghi. E c’è un indicatore in tal senso: Orsolini. Il fatto che il neo mister rossoblú insista ad adattare le caratteristiche offensive di un esterno in mezzo al campo, ci lascia un’idea di quale dovrebbe essere il Bologna immaginato e quello che, invece, al momento è sotto gli occhi di tutti. Perché il Bologna, ora, non ha caratteristiche offensive. L’utilizzo della sponda di  Santander diventa inefficace se non si sa gestire il pallone che ne deriva, per fare un esempio. Le mezze ali che dovrebbero essere ficcanti in fase propositiva in realtà non lo sono: perché o rimangono solo nell’interdizione (vedi Poli) o quando si trovano con la possibilità di vedere la porta (vedi Dzemaili) sono del tutto inefficaci. Infine si aggiunga che la titubanza nella distribuzione del pallone rallenta il movimento degli uomini o li schiaccia già in marcatura; dunque, niente cross o triangolazioni più difficili perché con minor spazio.
Insomma, se la fase difensiva (nonostante i quattro gol subiti e le due sconfitte su tre) pare ragionevolmente sistemata (Danilo è una buona “presa”), non si può dire la stessa cosa del settore offensivo. Il colpo di testa del “ropero” è parso un unicum non sfruttato altre volte per i problemi succitati e le altre occasioni non hanno reso incisività all’attacco rossoblú.
Nonostante queste problematiche, la faccenda non prevede stravolgimenti strategici. Ed è giusto che sia così: per imparare un sistema di gioco non possono bastare due giorni e prevedere catastrofismi è ancora un allarme fin troppo preventivo.
Certo è che il malumore che in parte si avverte rischia di determinare le attese, per lo meno della tifoseria. A rincarare la dose, alcune tabelle di spesa che sono apparse sulla Gazzetta dello Sport e che, allo stato delle cose, potrebbe far dubitare di alcune operazioni forse menò proficue di quello che ci si aspettava. Ma, per quello che mi riguarda, le comparazioni numeriche “disidratate” non aggiungono verità. Perché quei numeri dovrebbero comparare anche i sistemi di gioco, gli allenatori, i preparatori…et cetera et cetera. Aggiungendo, inoltre, che il “sistema Atalanta”, per fare un esempio, non è detto che sia applicabile ad altre realtà. Questo perché cambiando le condizioni, cambiano i parametri. E le comparazioni diventano, così, irrilevanti. Ma che quei numeri siano, comunque, indicatori importanti, quello sì. Serviranno a proporzionare anche le nostre opinioni. In hoc $igno, vinces?

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