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Il Punto sul Bologna – La voglia di esserci

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In questo periodo nel quale ancora vige la voglia di dividersi più che confrontarsi, mi viene in mente il celebre quadro di Pellizza da Volpedo, “Il quarto stato”. Quello su cui mi interessa vertere l’attenzione non è però l’aspetto sociale dell’immagine, bensì quel senso e quella volontà di essere “presente”, in un dato momento e in uno spazio determinato; una qualità tipica degli esseri umani. Essere lì nello stesso attimo in cui sono gli altri, quegli altri che percorrono la mia stessa via e con le mie stesse intenzioni. C’è un senso di unione che si trasforma in forza. Non una forza violenta o invasiva; qui si tratta di una forza inclusiva, la più efficace tra le forze possibili.
Una forza che non si sgretola per falle interne. Una forza plurima e dibattente, quello sì, ma non una forza che per entropia andrà poi ad appassire fino a scomparire. Faccio un esempio: se si dovesse creare una frattura tra proprietà e tifoseria, chi se ne gioverebbe? Nessuno. Né la Società che perderebbe i suoi stakeholders, come direbbe Fenucci, né tantomeno la tifoseria che perderebbe il focale e vitale punto di interesse.
Inoltre, “accondiscendere” non necessariamente impoverisce il potere di rappresentanza che si ha. “Accondiscendere”, tra l’altro, non vuol dire “accettare passivamente”; no, è semplicemente accettare l’altrui posizione, confrontando e mediando tra le istanze delle parti.
Meglio ancora: se la Società del Bologna Football Club 1909 non dovesse comprendere (e dunque parzialmente assecondare) il desiderio di fantasticare dei suoi tifosi, creerebbe un danno ai propri interessi. In egual misura, se i tifosi non capissero le necessarie tempistiche per il raggiungimento di un traguardo condiviso, creerebbero un’incomprensione e un dubbio ben poco proficui agli interessi primari. Quindi? Come se ne esce da questo impasse? Semplicemente attraverso il coraggio di ascoltare e comprendere la posizione della controparte in dibattito. La mediazione (termine vituperato di questi tempi ma, in realtà, l’unico strumento possibile per una convivenza in una qualunque comunità) è necessaria. Mettiamo da parte le nostre piccole antipatie; il blu non è contro il rosso, ma all’unisono ci rappresentano. Tutti.
Allora cerchiamo di essere come quei due colori: diversi e opposti ma integranti. E solo se vissuti insieme ci possono rappresentare. Tutti.
Fondamentalmente, dunque, tutto questo “pippone” è solo un invito all’ascolto. Da entrambe le parti. Perché i tifosi non sono solo stakeholders (né qui né in Canada) e una Società (seppur azienda) non è fatta unicamente da gelidi amministratori.
Perché, alla fine, sia gli uni che gli altri hanno un unico obiettivo: il desiderio di essere Bologna, il senso di essere tutti rappresentativi per il Bologna. Insomma, la voglia di esserci. Qui e ora. Per arrivare ad esserci anche lì e domani.

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