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Il Punto sul Bologna – Testimoni di Genoa

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Alessandro Sgarzi


Non sarà la partita più semplice, quella che il Bologna dovrà affrontare domenica contro i grifoni di Genova. Molti gli aspetti in ballo; a cominciare dalla questione emotiva che coinvolge proprio la città della lanterna, a causa dei terribili fatti dovuti al crollo del ponte Morandi. C’è un orgoglio cittadino che le due formazioni (Genoa e Samp) debbono sottendere; non come atto formale ma per rispetto nei confronti della città tutta. E questo, almeno in casa, rende le due squadre liguri più difficili da affrontare. 

Dall’altra parte c’è il Bologna. Il nostro Bologna. Una squadra che, sebbene si sia ancora agli inizi del campionato, ha la necessità di offrire qualcosa di più di quanto sin qui presentato. Ad esempio, il fattore gol. Il gruppo guidato dal neo mister Inzaghi è ancora fortemente deficitario, in tal senso. E la sensazione che ne deriva, dalla curva agli spalti tutti, è quella di sconforto generico. Perché la squadra vive ancora, ai nostri occhi, dello strascico derivante dalla passata stagione. In soldoni, la palla non entra. Lo sconforto deriva dal fatto che la causa di ciò non sembra essere la sfortuna, bensì un assetto offensivo che mostra qualche lacuna di apprensione e comprensione da parte degli atleti felsinei. A oggi, l’azione (una) che ha offerto qualità è stata quella che ha avuto come terminale il colpo di testa di Santander (abile nell’incrociare un pallone ben crossato dall’esterno destro). Bella ma decisamente troppo poco, anche perché il pallone non ha centrato il bersaglio, uscendo di qualche centimetro. Tuttavia, i centimetri esatti che il Bologna deve ancora trovare sono quelli che riguardano la linea mediana. È lì che tutto avviene: sia in fase di filtro, a protezione della difesa, sia in fase propositiva per la fase d’attacco. Ecco allora che diventa, il centrocampo, il punto nevralgico del gioco dei rossoblú. Se funziona poco: o si subisce o, nella migliore delle ipotesi (sic), non si riesce ad arrivare a traguardo. Quell’unico punto conquistato in tre partite, diventa così l’aspetto simbolico di tutta la faccenda.

Tornando, dunque, alla partita di Genova, il Bfc ha la necessità di mostrare segni di miglioramento, con la speranza che la sosta del campionato possa essere servita a qualcosa. Piccolo inciso: dopo pochissimo tempo, anche il Mancio nazionale è sotto critica. Come se in Italia vivessimo, abitualmente, di rapidità e accelerazioni che, invece, non fanno parte del nostro dna. Per ottenere risultati, ci vuole tempo. Le critiche feroci si possono anche tenere in tasca, aspettando tempi più congrui per tali atteggiamenti. Come per la Nazionale, così per il Bologna.

Ma rimane il fatto che a “Zena”, i nostri devono dare testimonianza di un progresso che non può più essere soltanto sottinteso o supposto. Devono dare testimonianza che quella maglia sia davvero importante per chi la indossa. Devono testimoniarci che l’evoluzione e lo sviluppo tecnico-tattico siano in pieno svolgimento. Se questo avverrà, ben volentieri tutti noi tifosi, da lunedì, saremo diventati tranquilli e sereni testimoni di Genoa.

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