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Il Resto de Carlino – Un anno fa, Poli & co. avevano venti punti

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L’allontanamento di Roberto Donadoni dal Bologna non è avvenuto per carenze di preparazione del tecnico, più che altro per un girone di ritorno da incubo e per una squadra anemica non più in grado di esprimere calcio.

Analizzando parallelamente i cammini di questo Bologna e di quello della scorsa stagione, dopo 14 giornate, si evince che a sorridere sarebbe Donadoni: il 25 novembre 2017 i rossoblu guidati allora dall’allenatore bergamasco raggiungevano quota 20 punti con un convincente 3-0 ai danni proprio della Sampdoria con gol di Verdi, Mbaye ed Okwonkwo. Oggi siamo ad 11 punti, praticamente la metà del bottino.

Numeri alla mano il confronto è sconfortante: un anno fa la differenza reti era pari: con 17 gol fatti e 17 subiti. Mentre quest’anno è di -10: con 12 gol fatti e 22 subiti che hanno fruttato 2 vittorie, 5 pareggi e 7 sconfitte (comunque in linea con la media di una sconfitta ogni due partite dell’era Saputo in serie A), quando nella stagione 2017/2018 di questi tempi i rossoblu avevano raggiunto 6 vittorie, 2 pareggi e 6 sconfitte. Ad oggi la scelta di cambiare allenatore conferma che non sempre si riesce a trovare un miglioramento, seppur va detto che il girone di ritorno dello scorso campionato vanificò quanto buono fatto vedere nella prima parte della stagione.

Non parliamo di un verdetto inappellabile: Inzaghi aveva sempre detto che l’inizio di stagione, vista la rivoluzione avvenuta, sarebbe stato lento e faticoso. Ma dopo 14 partite le scuse cominciano a vacillare, il trend negativo del Bologna appare consolidato. Con una media reti subite che viaggia pericolosamente a 2 da 7 partite a questa parte, con la partita di Marassi che ha annullato la buona prova con la Fiorentina, superata a porta inviolata.

 

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