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Il Resto del Carlino – Sartori «Il buon lavoro è merito di tutti, non solo mio. Le scelte verranno fatte a fine stagione»

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Se il Bologna oggi può avere ambizione europee come mai negli ultimi anni una bella fetta di merito ha un nome e un cognome: Giovanni Sartori. Il DS arrivato in estate dall’Atalanta ha messo le mani nel mercato e nella sua prima sessione in Rossoblù ha tirato fuori gente come Lucumi, Sosa, Posch, Moro e Ferguson: tutti giocatori che hanno portato in spalla il Bologna sino a dove è in questo momento. In una lunga intervista esclusiva a “Il Resto del Carlino” Sartori tocca un po’ tutti i temi: si passa dal suo passato al suo presente, dal rapporto con presidente e allenatore ai giocatori con cui ha a che fare tutti i giorni.

BERGAMO E BOLOGNA. La prossima partita del Bologna non sarà una partita come le altre per Sartori, ed è lui stesso il primo ad ammetterlo: «Devo ammettere che mi crea un po’ di tensione: sono un po’ teso. Invidio chi dice che sono partite normali: per loro magari lo sono, per me non è una gara uguale alle altre. Ma mi fa anche piacere tornare, ritrovare amici e conoscenti», ed è inevitabile poi chiedergli un paragone tra due realtà che negli ultimi anni (per risultati diversi) si sono allontanate, ma che in realtà sono molto simili: «Sono due città che vivono di calcio, a Bergamo vivono per l’Atalanta, e in questi mesi ho capito che c’è grande attaccamento per il Bologna. Vedere ogni volta 25-26mila spettatori al Dall’Ara, questo è un termometro che fa capire quanto i bolognesi siano legati alla squadra. In questo momento si respira grande entusiasmo, dobbiamo essere bravi noi ad alimentarlo». Questo termometro in città è cresciuto sicuramente per i risultati che il Bologna ha portato a casa fino ad ora, risultati che nemmeno Sartori si aspettava, ammettendo che sentiva la pressione delle aspettative appena arrivato: «Onestamente non me lo sarei aspettato. Anche se, come dissi il giorno della mia presentazione, il Bologna che ho trovato era tecnicamente superiore all’Atalanta del 2014, al mio arrivo in nerazzurro […] Si, ho sentito questa pressione: sembrava che solo con il mio lavoro potessi cambiare il destino del club. Invece non è così, io posso dare il mio apporto, ma serve quello di tutti».

SAPUTO E MOTTA. Ma Saputo come sta prendendo questo exploit della sua squadra che finalmente quest’anno è in scia alle posizioni che portano in Europa? Sartori fa il punto anche su dove può arrivare questo Bologna: «(Saputo, ndr) Vuole provare ad arrivare più in alto possibile, ma ragioniamo domenica per domenica, in questo finale di stagione incontreremo le prime cinque delle prime 8, lì potremo capire ancora meglio il valore di questo Bologna». Se può ambire a certe posizioni, il merito non è solo di Sartori ma anche di chi guida attualmente questo gruppo, quel Thiago Motta su cui Sartori aveva già messo gli occhi l’anno scorso e che ora sta sfruttando il meglio il potenziale dei ragazzi portati dal DS in estate: «Seguivamo i giovani dell’Atalanta in prestito allo Spezia – Piccoli, Colley e Kowalenko – così, gara dopo gara, abbiamo notato il bel gioco che esprimeva la squadra, l’organizzazione. Noi studiamo gli allenatori come studiamo i giocatori […] Thiago ha tante qualità, e una prerogativa in particolare: è un perfezionista, un grande lavoratore, non lascia nulla al caso, soprattutto da molto valore al quotidiano e al lavoro settimanale nel fare scelte per la partita». Si parla tanto di Motta nel vortice di allenatori intorno ad altre squadre più avanti in questo momento del Bologna, ma Sartori è ottimista sul fatto che l’italo-brasiliano rimanga in Rossoblù anche la prossima stagione: «E’ presto per parlarne, bisogna aspettare la fine del campionato. Sarebbe riduttivo dire che ha un contratto. Preferisco sottolineare che è stato iniziato un lavoro con lui, tutti insieme, sono state gettate le basi per l’inizio di un lavoro. Stiamo provando a fare un bel Bologna: sarebbe un peccato interrompere dopo un anno […] «Mi sento di spendere una parola positiva perché credo che la volontà di Thiago sia quella di andare avanti con il Bologna, così come quella del Bologna è di andare avanti con Thiago».

IL SARTORI DIRETTORE E I GIOCATORI. Il lavoro dell’attuale DS Rossoblù è riconosciuto e stimato da anni, ma non è un lavoro che può essere fatto totalmente da solo anzi, la squadra del DS è ben nutrita: «Ho portato le dodici persone che hanno sempre seguito, dal Chievo a Bergamo, da Bergamo a qui dove abbiamo trovato una società molto ben strutturata: in tutto ora saremo una quindicina. E giriamo, giriamo tanto: perché questa è sempre stata una mia fissazione, credo che più si veda con gli occhi e meno si rischia. Poi nessuno è infallibile». Il metodo Sartori ha portato a Bologna due giocatori che sono andati in gol proprio nell’ultima partita in campionato contro l’Udinese, quei Posch e Moro per i quali i Rossoblù hanno un’opzione d’acquisto, per la quale Sartori non si sbilancia anche se sembra difficile non venga sfruttata, da saggio uomo mercato: «Di entrambi abbiamo il diritto di riscatto, a fine stagione vedremo il da farsi». Altro prodotto dello scouting continuo del DS e i suoi collaboratori è Lewis Ferguson, e parlando di lui ha l’occasione di fare un punto anche sui giocatori citati in precedenza: «Sono ragazzi che vengono da paesi diversi, avevano bisogno di integrarsi, di un tempo d’adattamento. Lewis ha avuto difficoltà ambientali, di lingua, alimentari. C’è voluta pazienza, poi tutti e tre sono stati bravissimi nel cogliere la loro opportunità. Certo, se poi mi chiedete se mi aspettassi che Posch segnasse 5 gol in 21 presenze, beh, neanche sotto tortura l’avrei detto». Dopo aver parlato di chi ha portato sotto le Due Torri, è giusto parlare anche di chi c’era già e con cui ci sono trattative in atto, come Orsolini e Dominguez: «Sono due situazioni che settimanalmente monitoriamo. La volontà della società è di andare avanti con loro, però ci vuole anche la volontà del giocatore. Per cui speriamo che il matrimonio avvenga. Ma le nozze si fanno in due: e da parte nostra, ripeto, c’è la volontà di andare avanti». Non dimentichiamo che in rosa c’è un certo Marko Arnautovic, per il quale Sartori spende queste parole rispetto al suo rendimento e a quello che accadrà: «Anche qui è prestissimo per parlare di futuro. Marko è stato sfortunato quest’anno. Abbiamo sempre pensato che fosse un giocatore che potesse darci una grandissima mano e lo pensiamo tuttora, purtroppo il suo rendimento è stato frenato da questi tre infortuni che sono capitati uno dietro l’altro e ne hanno condizionato l’utilizzo». Parlando di chi ha il numero 9 sulle spalle, si arriva a chi magari lo porterà in futuro con la maglia Rossoblù, quel Van Hooijdonk che tanto bene sta facendo in Eredivisie, in prestito proprio dal Bologna: «Non lo seguivo prima, da quando sono a Casteldebole si. II ragazzo sta facendo molto bene, ha una percentuale minuti e reti altissima: va tenuto monitorato con grande attenzione». E come non chiedere dei cosiddetti “senatori” della squadra, che stanno andando in scadenza di contratto a giugno e per i quali Sartori rimanda tutto a fine stagione. Parla così di Soriano, Sansone, Medel e De Silvestri: «Stanno dimostrando grande impegno e professionalità. Sansone oggi è titolare, gli altri sono entrati benissimo con l’Udinese: questo dice quanto sia forte questo gruppo, loro ne sono parte integrante. Però è presto per tutti, dipenderà anche dal tipo di classifica che ci sarà alla fine. Noi dobbiamo parlare a campionato chiuso, capisco che i ragazzi preferirebbero parlare ora. Ma noi oggi le risposte definitive non le diamo a nessuno». In chiusura una battuta sul suo essere stato vicino alla Juventus prima dei Rossoblù e di come il 66enne viva bene in una città come Bologna, la quale lo ripaga ogni giorno d’affetto (e di cibo) per tutto il buono che sta facendo per la squadra: «lo non ho avuto nessuno tipo di contatto (con la Juve, ndr). Poi non so se loro abbiano pensato a te, non posso dirlo io […] Mi piace tantissimo Bologna. E poi come si mangia qui… sono pazzo della lasagna verde, perché la fanno come la faceva mia madre. L’altra sera ero a casa da solo, ne ho preso un bel pezzo al pastificio, l’ho messa in forno e me la sono proprio gustata».

Fonte – Gianmarco Marchini, Il Resto del Carlino

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