Bologna FC
Rowe & Bernardeschi – Il tacco volante della domenica
Terzo appuntamento con la rubrica dedicata alle giocate più iconiche della domenica
I 58 assist messi a referto in tutta la sua carriera fino ad oggi, spiegano tanto ma non tutto. Bernardeschi predilige ricevere la palla largo, per poi accentrarsi e convergere sul suo piede forte, il mancino: dal vertice dell’area di rigore, dopo aver accompagnato la sfera con il collo, la suola o il piatto, sventaglia, appoggia indietro o inventa. Ed è quest’ultimo il caso di domenica pomeriggio al Dall’Ara contro il Pisa. Il numero 10 riceve palla, punta Angori e si crea lo spazio per crossare (come altre 58 volte ha fatto tra Crotone, Fiorentina, Juventus e Toronto). Tocca delicatamente la palla, quasi ‘tagliandola’, così da farne uscire una traiettoria che spiazza la difesa avversaria, togliendole il tempo ed il modo di intervenire. Rivedendo le immagini sembra un extra-pass cestistico.
La meravigliosa parabola
Sul pallone si avventa Rowe, che sfila alle spalle del proprio marcatore. L’inglese brucia in velocità il rispettivo avversario e si trova vicino a Semper, portiere del Pisa, e a Fabbian che è a terra dopo una sportellata con Canestrelli. Rowe segue l’istinto e si coordina magistralmente impattando il pallone, che scende dolcemente, con il tacco destro: la sfera si spegne sul fondo, oltrepassando la traversa, mentre Rowe riatterra sul terreno di gioco, disperandosi e ringraziando il passaggio chiave di Bernardeschi. Sarebbe stato il primo gol in Serie A, il primo con la maglia del Bologna e, con ogni probabilità, il gol dell’anno. Rimane negli occhi la bellezza di una trovata spettacolare. E rimane, in ogni caso, la connessione e la fiducia tra i due.
Le reazioni
Il telecronista estasiato dal tentativo di Rowe, a cui fa da megafono il sussulto del Dall’Ara, meritano una precisazione: l’ala inglese non prova il tacco volante per esagerare o perché il Bologna vinceva già 4 a 0. Rowe, tramite la coordinazione, ruba un tempo di gioco ai due difensori dietro di sé e, inoltre, toglie loro lo spazio di intervento. Sarebbe stato diverso se avesse aspettato la palla scendere, così come se l’avesse attaccata per colpirla di testa: nel primo caso avrebbe dovuto battagliare con Canestrelli e Leris. Nel secondo caso, per la velocità con cui arrivava, avrebbe dovuto frenarsi e probabilmente sarebbe stato troppo avanzato per impattarla e indirizzarla. Rowe ci ha provato, ci ha fatto divertire e merita l’applauso di chi ama il calcio e di chi crede ancora nella tecnica come punto di riferimento per tutto il movimento.
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