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L’altro spogliatoio: il Milan di Stefano Pioli

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Questa sera a San Siro inizia il campionato di Serie A del Bologna. Di fronte agli uomini di Sinisa Mihajlovic, ecco il Milan di Stefano Pioli. Inutile ricordare i precedenti recenti, visto che ci ha pensato lo stesso tecnico serbo a ricordare, con un sorriso, il risultato negativo di qualche settimana fa, nel finale dello scorso campionato. Approfondiamo la conoscenza del Milan dell’ex tecnico rossoblù.

Il Milan di Pioli ha subito una notevole metamorfosi dopo il periodo di pausa per il coronavirus. La squadra rossonera sembra aver tratto forza e convinzione da quei difficili mesi e ha trovato anche il fondamentale apporto di alcuni calciatori, sui quali oramai gli stessi tifosi milanisti non riponevano alcuna speranza. Partiamo però dalla difesa.

LA DIFESA – Il reparto arretrato di Mister Pioli ha cambiato marcia. La coppia Romagnoli-Kjaer, al netto di qualche distrazione, è stata una delle più efficaci nella seconda parte della scorsa Serie A. L’assenza del capitano rossonero questa sera potrebbe creare qualche grattacapo, ma ciò che farà differenza sarà senz’altro la ritrovata organizzazione difensiva. I difensori rossoneri hanno imparato a difendere sia con la linea bassa, sia aggredendo in avanti, una caratteristica mista che aiuta il Milan a leggere ed alternare la propria strategia difensiva a seconda dei momenti della partita. Un grande merito del tecnico, tra le altre ex Lazio e Fiorentina, è quello di aver lavorato in maniera approfondita su Theo Hernandez. Il terzino francese è infatti uno degli investimenti più onerosi della scorsa estate rossonera, e, a causa di una evidente carenza nella fase di non possesso, era finito immediatamente nelle retrovie nelle scelte di Marco Giampaolo. Il lavoro tenace di Pioli sull’ex Real Madrid ha portato i suoi frutti, Theo è diventato uno dei migliori esterni bassi della Serie A e con l’aiuto anche di un’impostazione tattica più organizzata ha ridotto le sue amnesie. Nel corso dei mesi inoltre è diventato una valida alternativa per le uscite difensive del Milan, che quando si trova in difficoltà si affida a Hernandez, il quale grazie alla sua potenza e velocità ribalta le azioni in pochi secondi.

DALLA CINTOLA IN SÙ – Il centrocampo e l’arrivo di Ibrahimovic sono stati i fulcri della rinascita del Diavolo. La disposizione col 4-4-2 in non possesso e 4-2-3-1 in fase offensiva ha permesso al Milan sia di schermare la difesa più efficacemente, sia di avere una tripla possibilità di uscire palla al piede in maniera pulita dalla difesa. La disposizione a 4 del centrocampo ha offerto maggiore copertura dell’ampiezza del campo, e una efficace diga nella zona centrale. La cerniera Bennacer-Kessié ha unito intelligenza nei posizionamenti difensivi e dinamicità. L’ex Empoli ha fatto ottime cose sia in fase di lettura delle traiettorie di passaggio e dunque copertura, ma soprattutto è stato eccellenti nel farsi trovare sempre pronto ed efficace nell’impostazione della manovra fin dalla difesa. L’ivoriano ha invece aiutato sia dietro che davanti. La sua prorompente fisicità gli ha permesso di essere molto presente sia dietro, che in avanti con efficaci inserimenti offensivi.
In questo senso l’arrivo di Ibrahimovic è stato molto importante. Lo svedese, seppur non mobile come qualche anno fa, è diventato imprescindibile riferimento offensivo centrale, sul quale il Milan ha potuto fare affidamento, imponendo uno stile di gioco molto più verticale e meno orizzontale. Lo svedese ha accentrato su di sé la manovra quanto più possibile, dispensando passaggi illuminanti e creando spazi per gli inserimenti di un Rebic, che nel Milan pre-Ibra aveva avuto grosse difficoltà a trovare spazi, movimenti e la collocazione giusta, raggiunta poi con il posizionamento sulla fascia sinistra, pronto ad accentrarsi. Nonostante, la presenza di 3 uomini molto offensivi, Ibra, più Rebic, più Calhanoglu il Milan riesce a mantenere l’equilibrio grazie al sacrificio, sull’esterno destro di un calciatore comunque dall’animo offensivo come Castillejo. Lo spagnolo è stato un fondamentale equilibratore e un aiuto per il terzino di turno (Calabria o Conti). Non solo però l’ex Villarreal, con l’arrivo a gennaio del belga Saelemaekers, i rossoneri hanno trovato una valida alternativa all’iberico.

LA SORPRESA – Questo breve avvio di stagione ufficiale del Milan, con la vittoria ai danni dello Shamrock Rovers, nel primo dei tre turni di qualificazione che dovrà affrontare il Milan in vista della fase a gironi di Europa League, ha confermato la solidità del Milan anche in assenza di Romagnoli. Ha mostrato le capacità di Saelemaekers, nonostante una prestazione non brillantissima. Ma soprattutto ha confermato la metamorfosi del Calhanoglu rossonero. Il turco sembrava aver perso il talento, come in un celebre film cestistico degli anni ’90. Il lavoro di Pioli ha riabilitato Calha, che si è ritagliato uno spazio alle spalle dell’unica punta Ibra e trovando proprio con lo svedese un’intesa ispiratrice. Cross, uno-due, movimenti quasi a memoria senza il pallone: vedere per credere il gol dell’1-0 contro gli irlandesi, Ibra e Calha, Calha e Ibra, e finalmente il Diavolo ha trovato il suo fantasista in grado di illuminare la fase offensiva con assist e tiri dalla distanza.

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