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L’altro spogliatoio: le certezze del Milan di Pioli

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fonte immagine: Twitter ufficiale AC Milan

Nella settimana più difficile, quella che ha portato al secondo stop causa malattia per Sinisa Mihajlovic, per il Bologna arriva la partita più complicata. I rossoblù andranno in trasferta a San Siro per sfidare il Milan capolista che deve rispondere alle vittorie pesanti di Napoli e Inter.

Le ultime sfide tra rossoneri e rossoblù nella cornice del Meazza hanno avuto tutte esito piuttosto negativo. Due anni fa, dopo il lockdown, la squadra di Mihajlovic si arrese 5-1, mentre a settembre 2020, agli albori della passata stagione una doppietta di Ibrahimovic decise l’incontro. Da quelle due sfide, il Milan, se possibile è ulteriormente cresciuto, trovando fiducia nei propri mezzi e un’unità d’intenti che oggi l’hanno portata ad affrontare il rush finale della stagione dalla “pole position”.

Il modulo su cui ha lavorato in questi anni Stefano Pioli è il 4-2-3-1. Uno schema a cui l’ex tecnico, tra le altre proprio del Bologna, sta lavorando da quando è arrivato al Milan e che nel corso degli anni, con l’inserimento di giovani di talento e alcuni giocatori esperti per allungare la rosa, è arrivata ad essere una contendente accreditata per lo Scudetto.
Quella della formazione di Pioli è una struttura consolidata, la fase difensiva è blindata grazie ad un ottimo lavoro coordinato dei reparti che lavorando tutti assieme riescono a filtrare i pericoli e proteggere efficacemente la difesa. Linea difensiva che è migliorata in tutti i suoi singoli. Il Milan, infatti, sembra non risentire della mancanza di un leader come Simon Kjaer ed ha trovato in Pierre Kalulu una piacevole sorpresa. Il francese in coppia con Tomori è diventato pressoché insuperabile. La crescita dei singoli ha migliorato l’intero meccanismo rossonero.
La difesa scala a quattro dietro solo in possesso, mentre in fase di impostazione si muove come una difesa a tre, alzando un terzino o addirittura entrambi, sfruttando anche l’abbassamento di uno dei due mediani.

Ed è proprio nella crescita anche della mediana che il Milan ha svoltato le proprie prestazioni. Dopo diversi mesi di appannamento Bennacer è tornato sui livelli della Coppa d’Africa 2020 e Sandro Tonali è cresciuto esponenzialmente. Una crescita che ha messo in discussione anche la titolarità di Franck Kessiè, spesso spostato dietro alla prima punta nel ruolo di trequartista incursore. La mediana è un muro quasi invalicabile che non permette alla difesa di rimanere scoperta, ma è anche fondamentale nella costruzione dell’azione.

Le maggiori problematiche il Milan le ha riscontate in avanti. La squadra rossonero ha perso smalto nella fase offensivo. Il titolare nella posizione di mezzapunta, che avrebbe dovuto dare una scintilla diversa al gioco rossonero, Brahim Diaz vive da mesi una condizione di involuzione con pochissimi picchi verso l’alto, mentre sul settore di destra l’indolenza di Messias e la fase d’involuzione di Saelemaekers hanno costretto il Milan a puntare tanto sulla corsia di sinistra, dove la velocità e la capacità tecniche di Theo, ma soprattutto di Leao sono in grado di scardinare qualsiasi difesa.

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