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L’analisi di Genoa-Bologna 0-1 – 2 ott

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Bene così, la strada è quella giusta. Sono 11 i punti dopo 7 giornate, e arrivare alla sosta tranquilli e con qualche certezza in più è tanta roba viste le premesse di inizio campionato, quando dopo la sconfitta contro il Cittadella, dominava un pessimismo forse eccessivo. 
Torniamo da Genova con 3 punti fondamentali, che ci fanno guardare al derby contro la Spal di domenica 15 con molta tranquillità, consapevoli della nostra forza.

Sabato sera contro la squadra di Juric, ci siamo presentati senza Krejci e di Di Francesco. Se a Reggio Emilia questo aspetto ha portato Donadoni a provare un 3-5-2, contro i genoani il mister bergamasco ha messo in campo un 4-3-3 abbastanza atipico, con difesa e centrocampo ordinati e compatti, con i 3 attaccanti che avevano la libertà di svariare per tutto il fronte offensivo. In questo Verdi era il più libero, visto che in fase di possesso palla lo si trovava al centro, a destra e a sinistra. Il lavoro di Simone però, seppur molto utile, era anche sfiancante, visto che il numero 9 aveva il compito di seguire Laxalt sulla fascia destra. Questa corsa continua per tutti i 90′ minuti lo portavano ad essere un po’ meno lucido quando c’era da fare la giocata, ma la classe e l’intelligenza di Verdi sono bastate per giocare un’altra buonissima partita. 

Contro ci siamo trovati il Genoa con il classico 3-4-3 con in campo gli acciaccati Veloso e Laxalt, che non sembravano affatto giù di corda.

Per tutta la partita la costante era l’aggressività dei padroni di casa, che entravano spesso e volentieri molto decisi sulla palla, ma anche sulle gambe degli uomini in maglia bianca. Il Bologna provava a fare gioco, ma le marcature uomo contro uomo a tutto campo di Juric creavano più di qualche difficoltà ai giocatori di Donadoni. 

Cos’ha funzionato?

I due migliori in campo sono stati Mirante e Palacio. Il primo si è reso protagonista di una doppia parata su Palladino e Veloso incredibile. La più sensazionale, così come ha detto il portierone rossoblu, è stata quella sull’amico Palladino, visto che si è dovuto allungare sulla sua sinistra in controtempo. 

“El Trenza” invece è stato uno vera spina nel fianco dei genoani per tutti i 90 minuti. Nel primo tempo ha fatto ammattire Rossettini sulla fascia destra, andandogli via due volte in velocità, mettendo due palle interessantissime in mezzo. Sulla prima Petkovic ha calciato centralmente, mentre sulla seconda nessuno è riuscito ad appoggiare in porta.
Nella seconda frazione Rodrigo si faceva sempre trovare pronto quando la squadra aveva bisogno di respirare, andando a proteggere il pallone, e far girare i compagni con la sua capacità di leggere tempi e momenti della partita. Il vero capolavoro però l’ha fatto al 28°, con l’azione che ha portato allo 0 a 1.

La particolarità della rete del vantaggio ospite, è che la sfera ha percorso tutto il campo, con soli 3 giocatori che hanno toccato la palla: Mirante, Pulgar e Palacio. Un altro fattore fondamentale è stato il “velo” di Destro, che non ha toccato il pallone, ma si deve ugualmente considerarla una giocata visto che ha messo fuori causa i difensori del Genoa.
L’aspetto più impressionante della rete dell’argentino non è tanto l’accelerazione o il tocco di esterno per superare Perin, ma la forza che ha messo Palacio nel resistere al contrasto con Laxalt. 

La difesa. 

Ancora una volta prestazione di altissimo livello di Gonzalez, mentre Helander ha commesso qualche errorino nel leggere alcune situazioni, anche se la chiusura su Galabinov vale un gol. I terzini hanno lavorato molto bene, soprattutto Mbaye, che non ha mai sofferto sulla sua fascia, che non è quella su cui lavora abitualmente. 

Il centrocampo.

Ottima prestazione degli uomini in mediana. Poli il più nascosto ma forse quello più efficace, soprattutto nella fase di non possesso, in cui andava a chiudere ogni linea di passaggio interna. 
Donsah bravo, ma meno intenso rispetto alle scorse uscite, mentre Pulgar sta crescendo di partita in partita, soprattutto nella gestione mentale del match.

L’attacco. 

Come detto precedentemente non c’era un assetto rigido davanti. Petkovic, Palacio e Verdi si muovevano in continuazione senza dare punti di riferimento, e questo sottoscrive una regola fondamentale del gioco del calcio: contano più i compiti che i ruoli.

 

Bene così, ma attenzione a non illuderci troppo. L’inizio è sicuramente ben augurante ma le insidie sono dietro l’angolo, e noi dovremo essere bravi a superare anche gli eventi negativi, che sicuramente arriveranno nel corso della stagione. Rispetto allo scorso campionato sembriamo cresciuti molto soprattutto mentalmente, e questo è un punto di partenza importante. Non fermiamoci!

 

(Fonte immagine: Bologna FC)

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