Bologna
L’inaDieguato – Senza Pioli, è un Bologna più piccolo – 10 Gen
Caro Stefano, mi dispiace. Mi dispiace che il Bologna perda un galantuomo. Non ce ne sono molti in giro, nel tuo ambiente ma anche nel nostro. Il tuo congedo è stato alla tua altezza, non un rimbrotto, solo ringraziamenti da spendere. Ridotto a (quasi) un’espressione geografica, il povero Bologna perde uno dei (due) personaggi di spicco nazionale di cui poteva disporre. Uno sei tu, l’altro, ovviamente, Alino. Calano le fiches sul tavolo verde. Non ci ha fatto una gran bella figura il Bologna, nei tempi e nei modi. Messico e nuvole, la faccia triste del pallone, parafrasiamo Paolo Conte e Jannacci. Cosa porteremo volentieri di tuo, con noi. Mi vengono in mente un paio di lezioni di stile: la prima impartita a un collega bravo ma maleducato e presuntuoso, poche parole a invocare un rispetto venuto meno. La seconda, quella che ci ha emozionato. Quando il tuo nome – alla fine della passata stagione – è stato avvicinato alle panchine di grandi club, la scelta netta e chiara sottolineata a Parma. “Io resto a Bologna senza se e senza ma, mi sento benaccetto e sto benissimo” dicesti. Io l’ho vissuta come lo sventolio di una delle ultime bandiere. Cosa non ha funzionato? Facile dictu: quel “progetto” che ti era stato prefigurato e che la società non ha saputo e potuto portare avanti. Il Bologna vive alla giornata, il Bologna è ancora il club che perde un portiere coi fiocchi per un pasticcio nelle buste e che fa il colpaccio Gilardino per caso. Nè un piano industriale, nè un piano americano, nel distacco prematuro con la piazza. A uno come te, infine, auguro tanta fortuna. Il calcio italiano ha bisogno di galantuomini che conoscano la materia. Me ne vengono in mente un paio, simil-Pioli: Donadoni e Ancelotti. Ora, però volto pagina: come è giusto che sia mi schiererò a fianco di Ballardini, perchè il tuo, e il suo, lavoro non sia vano. Il Bologna è una fede. A presto e grazie di tutto.
Caro Stefano, mi dispiace. Mi dispiace che il Bologna perda un galantuomo. Non ce ne sono molti in giro, nel tuo ambiente ma anche nel nostro. Il tuo congedo è stato alla tua altezza, non un rimbrotto, solo ringraziamenti da spendere. Ridotto a (quasi) un’espressione geografica, il povero Bologna perde uno dei (due) personaggi di spicco nazionale di cui poteva disporre. Uno sei tu, l’altro, ovviamente, Alino. Calano le fiches sul tavolo verde. Non ci ha fatto una gran bella figura il Bologna, nei tempi e nei modi. Messico e nuvole, la faccia triste del pallone, parafrasiamo Paolo Conte e Jannacci. Cosa porteremo volentieri di tuo, con noi. Mi vengono in mente un paio di lezioni di stile: la prima impartita a un collega bravo ma maleducato e presuntuoso, poche parole a invocare un rispetto venuto meno. La seconda, quella che ci ha emozionato. Quando il tuo nome – alla fine della passata stagione – è stato avvicinato alle panchine di grandi club, la scelta netta e chiara sottolineata a Parma. “Io resto a Bologna senza se e senza ma, mi sento benaccetto e sto benissimo” dicesti. Io l’ho vissuta come lo sventolio di una delle ultime bandiere. Cosa non ha funzionato? Facile dictu: quel “progetto” che ti era stato prefigurato e che la società non ha saputo e potuto portare avanti. Il Bologna vive alla giornata, il Bologna è ancora il club che perde un portiere coi fiocchi per un pasticcio nelle buste e che fa il colpaccio Gilardino per caso. Nè un piano industriale, nè un piano americano, nel distacco prematuro con la piazza. A uno come te, infine, auguro tanta fortuna. Il calcio italiano ha bisogno di galantuomini che conoscano la materia. Me ne vengono in mente un paio, simil-Pioli: Donadoni e Ancelotti. Ora, però volto pagina: come è giusto che sia mi schiererò a fianco di Ballardini, perchè il tuo, e il suo, lavoro non sia vano. Il Bologna è una fede. A presto e grazie di tutto.Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook
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