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L’Uomo della Domenica: Il Nettuno – 18 dic

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Volevano esserci tutti.

Ma proprio tutti.

Persino Lui, che fino a pochi giorni fa era rimasto coperto per troppo tempo. Una ristrutturazione che lo ha rimesso a lucido, che gli ha permesso di tornare, in parte, ai vecchi fasti di un tempo.
Il Nettuno, “Il Gigante di Bologna”, è finalmente tornato, e ha deciso di farlo nel periodo più bello dell’anno, quel momento nel quale “La Dotta”, “La Grassa”, o come la si voglia chiamare, è addobbata a festa, è tutto è visto in modo diverso.


Non c’era periodo migliore per tornare, per uno dei simboli del capoluogo emiliano che questo. Occhi fanciulleschi, sguardo innocente, e tutto assume un significato diverso, ne siamo consapevoli. Le luci, quelle natalizie, calde, che ti fanno sentire a casa, nonostante casa tua, magari, sia lontana. Bologna è anche questo, è anche questa: è casa per tutti, è passaggio, è transizione, ma chi mai ci dovesse passare, qualcosa lascia. E alle volte è anche difficile abbandonarla, se non per cause di forza maggiore.
Volevano esserci tutti, e questo lo abbiamo già detto.

Volevano esserci tutti perché Bologna – Juventus, qui, nella “fu” Bononia, è una partita particolare. È una partita tra due diverse fazioni, tra due squadre, 4 colori, che, paradossalmente, nonostante i tanti chilometri di distanza tra le città di “residenza” delle due compagini, convivono anche sotto Le Due Torri. Chi ha deciso di sostenere i colori della sua città e chi, invece, pur di non soffrire (e di godere incredibilmente nei momenti di gioia) ha abbracciato la causa bianconera.


Sono scelte personali, e come tali vanno e andranno sempre rispettate. Ma difendiamo i colori, i nostri, per una mera e pura e semplice (che tanto semplice non è) questione territoriale.
E allora ci ricolleghiamo alla questione territoriale, al fatto che dobbiamo rispettare e continuare ad amare la città che ci culla, da lontano e da vicino, chi lo ha accudito da bambino e chi cullerà a distanza anche da adulto.
E forse il nostro amato Nettuno un po’ sfina di fianco al gigantesco albero di Natale (fantastico, nulla da dire), ma la bellezza di quasi 500 anni non può svanire, questo no.

È arrivato quindi il momento di parlare della partita, che sì, ha visto una debacle dei rossoblú incredibile, ma giustificata. Ne parlerò in maniera breve, perché penso che un 3 a 0 inflitto dalla squadra che negli ultimi 6 anni ha vinto 6 scudetti abbia un valore di un certo tipo. Ciò che, invece, non mi è andata giù è stata la prestazione offerta dalla squadra, troppo timida contro una squadra tecnicamente e fisicamente devastante. Altri commenti li lasciamo a chi ha voglia di spendere settimane a lamentarsi di Donadoni, della squadra, del freddo, e delle mezze stagioni che non sono più mezze stagioni. Mi limito a dire che, contro squadre di questo tipo, non si può “non scendere” in campo. Questo no. Ora testa al Chievo Verona, dove sarà necessario offrire una prova convivente sotto diversi punti: aspetto mentale, tecnico e del gioco, ma soprattutto dell’atteggiamento.
Lì si vedrà davvero se si è capaci di assimilare una sconfitta giusta, che ci può stare, per mostrare a tifosi e dirigenza che i punti che è obbligatorio fare li si riesce a fare.

Bentornato Żigànt! Peccato per il re-esordio!

 

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