Bologna FC
Lazio-Bologna 1-1: Il Bologna da 1 a 10
Scopriamo i segreti di Lazio-Bologna grazie alle dieci statistiche chiave
Emozioni, sensazioni miste ma, soprattutto, un grande spot per il calcio italiano. Lazio e Bologna hanno combattuto con le proprie bibbie in mano, seguendo gli ideali consolidati e moderni dei propri allenatori a caccia della vittoria. Nessuna delle due è stata accontentata, è vero, ma sicuramente entrambe hanno fatto un passo avanti, che cercheremo di spiegare grazie alle dieci statistiche chiave.
1- Il passaggio chiave di Odgaard
Proprio nel momento del bisogno, il danese ha saputo trovare il posizionamento perfetto su un pallone vagante. Certo, sul suo gol il contributo di Zortea è tangibile, ma abbiamo visto tutto il suo passato da punta. Perché buttarla dentro non era difficilissimo, ma sentire la palla con quell’anticipo deve essere una dote naturale. Anche per questo è uno dei migliori in Serie A nel suo ruolo.
2- Le chiusure di Zortea
Se lo meritava, quel primo gol in rossoblu (quello del Bologna, perché lo scorso anno con gli stessi colori ha segnato a valanga). Pur fermato da un super Provedel e dal palo fatale, però, Nadir non si è lasciato abbattere, continuando il match con attenzione e intensità. Ora come ora, sceglierne uno tra lui e Holm è difficilissimo. Avercene di problemi come questo…

Nadir Zortea e Lorenzo De Silvestri sotto il settore ospiti dopo Lazio-Bologna (© Bologna FC 1909)
3- Le chiusure di De Silvestri
Che abnegazione, che giocatore d’esperienza! Ancora una volta, il sindaco più amato d’Emilia-Romagna, non ce ne voglia Paolo Cevoli, ha saputo mettere una pezza laddove la consulta non lo poteva aiutare. Il modo in cui si è reinventato al Bologna è da ammirare per i giovani che sognano un futuro nel professionismo, perché è facile parlare di longevità a tutti i costi senza applicarsi duramente per ottenerla.
4- I recuperi di Heggem
Nel momento del bisogno si vede chi ha davvero la stoffa del giocatore importante e il cuore impavido dell’atleta vero. E il ragazzone di Trondheim, evidentemente, lo sa bene. Perché sarà forse meno preciso in questa fase della stagione, ma sa come metterci una pezza e disimpegnarsi palla al piede in situazioni spiacevoli. Del suo impegno difensivo non parliamone: seguire gli attaccanti mobili della Lazio per tutto il campo, con coraggio e prendendosi pochi rischi, dovrebbe essere un biglietto da visita più che sufficiente.
5- I passaggi di Cambiaghi nella propria metà campo
Il tanto atteso ritorno da titolare di Cambiaghi lo vede rimandato a settembre. D’altronde era quasi scontato, perché i novanta minuti nelle gambe non li aveva. Ora continui a lavorare duro come ha sempre fatto, perché nelle prossime gare il motorino sarà fondamentale.
6- I contrasti di Miranda
Se, durante la Battaglia del Guadalete, primo episodio della penetrazione araba in Spagna che poi darà origine alla Reconquista, l’esercito di casa avesse avuto un arciere con la precisione e l’aggressività di Juan Miranda, probabilmente i mori si sarebbero fermati molto prima. Anche perché, oltre alle sue eccezionali doti offensive che gli hanno fatto sfiorare la rete, ieri si è prodigato anche in fase difensiva, concedendo le briciole agli avversari. Promosso a pieni voti.
Tommaso Pobega in allenamento (© Bologna FC 1909)
7- I duelli di Pobega
Ancora una volta impegnatissimo tra le corsie, il triestino si è disimpegnato egregiamente nonostante un traffico intensissimo. Inaspettatamente, ha già scalato le gerarchie: la coppia della seconda parte di stagione sarà Pobega-Freuler?
8- Le parate di Ravaglia
In una serata difficilissima, Chicco Ravaglia si è messo il mantello sulle spalle e ha iniziato a volare come Superman su ogni pallone. Almeno in cinque occasioni, specialmente nel secondo tempo, si è superato: l’amore per la maglia fa miracoli, l’umiltà e il talento pensano a tutto il resto.
9- Le sponde di Castro nella metà campo avversaria
La formica operaia svolge compiti essenziali per la sopravvivenza della colonia, come la ricerca del cibo e la difesa del nido, e può differenziarsi dalle altre a seconda del compito preciso che ha.
Possiamo, in virtù di questa definizione, definire Santi la formica operaia dell’attacco rossoblu? Anche quando non segna, anche quando non è al meglio si prodiga per la squadra, difendendo il pallone e tentando di lottare contro avversari più grossi e offensivi di lui con la proverbiale garra argentina. Causa, indirettamente, l’espulsione avversaria: merita una promozione, anche perché gli attaccanti non possono sempre fare gol..
10- Trasferte stagionali
Dopo dieci trasferte tra campionato (8) ed Europa League (2), i rossoblu possono fare i primi bilanci. Dal terzo posto in Serie A per rendimento lontano dal Dall’Ara (3-3-2) e dai i tre punti ottenuti a Bucarest in Europa League, nonostante il mancato successo di Roma, si può trarre il lato positivo: il buon trend, dopo un avvio lento, sta continuando.
Fonte: Sofascore
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