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Le parole di Sinisa Mihajlovic nella conferenza stampa prima di Bologna-Torino. “Non ho parlato con la squadra. La fine del campionato, giocato così, è stata un’agonia”

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Ecco le parole di Sinisa Mihajlovic alla vigilia di Bologna Torino. L’allenatore era ancora parecchio innervosito, per usare un eufemismo, dal risultato ottenuto contro la Fiorentina.

 

Solitamente l’ultima partita in casa è l’occasione di congedarsi dai propri tifosi. Essendo la partita senza spettatori, quale messaggio vuole dare ai tifosi?

Noi dobbiamo cercare di vincere la partita, poi ognuno farà il messaggio come vuole. Tutti non vediamo l’ora che finisca, questo non è calcio, è stata un’agonia. Meglio finire come 49 punti che con 46 punti. 

 

Ci si ferma solo un paio di settimane, poi si ripartirà. Essendo stata una stagione così stressante, può questo avere contraccolpi anche sulla prossima?

Penso di sì, anche la stagione prossima sarà lunga e pesante. Avremo due settimane per riposarci, poi si ricomincerà subito.

 

Che parole ha usato con la squadra, o individualmente? Cosa pretende dai giocatori domani?

Non ci ho parlato, non ho detto niente. A volte il silenzio è più forte delle parole. Sono grandi 

e vaccinati. Se vogliono fare un’altra brutta figura che facciano pure. Se sono ragazzi intelligenti capiranno, se non capiranno non capiranno mai. Spero che domani si faccia una bella partita.

 

Ci sarà un’altra opportunità per Cangiano?

Potrebbe avere una possibilità così come la potranno avere tutti. Domani vedremo.

Ci saranno dei cambi rispetto a Firenze?

Si qualche cambio lo faremo

 

Un bilancio dell’esperienza a Torino e dei rapporti con il presidente Cairo. 

Generalmente buona esperienza, ci sono state incomprensioni dopo le quali il rapporto si è un po’ incrinato. Poi abbiamo fatto pace durante la mia malattia, dove lui si ha dimostrato che ci tiene a me. Sto anche scrivendo un libro con la sua casa editrice. Ora sono in buoni, ottimi rapporti con lui, nonostante il modo in cui ci eravamo separati.

 

Quando sarà anziano, questa stagione come la ricorderà? 

Per me tutte le stagioni sono importanti. In tutte impari qualcosa, nonostante le difficoltà e tutte le vicissitudini. Bisogna aver forza di tirar fuori il positivo da tutte le negatività. Quando tutto va bene si riflette poco e si impara meno. Quando le cose vanno male ti soffermi di più sugli sbagli, rifletti, e ti fortifichi. Una stagione sicuramente atipica per quello che è successo prima a me e poi la pandemia.

 

Se lei fosse Lyanco…

Io non parlo di giocatori di altre squadre, parlo solo di quelle che alleno. Oggi però non voglio parlare neanche di loro, di quelli che alleno.

 

Domani saranno 300 panchine in Serie A. Cosa significa per lei questo?

300 panchine non sono poche, è un bel traguardo. Visto che per due anni ho fatto anche l’allenatore della nazionale serba. Io il mio programma è fare allenatore per un’altra decina di anni e poi fare il dirigente. Con la mia esperienza penso di poter far bene. Arrivare a 600 presenze come allenatore, 500 come calciatore, penso che potrò fare bene come dirigente.

 

Lei ama calciatori caratterialmente simili a lei. Una serata come Firenze le può far cambiare giudizio? O si tratta solo di una partita?

Si tratta solo di una partita, nella quale per di più potevamo anche andare in vantaggio dopo un primo tempo giocato bene. Dopo il loro vantaggio noi ci siamo sciolti, quello che penso non cambia.

 

Dopo Milano disse che questo calcio non le piaceva per nulla e che sperava che finisse il prima possibile. Non c’è il rischio che la squadra abbia capito male? O semplicemente sono arrivati alla fine stanchi?

 

Può essere, ma sono fatti loro. Forse vuol dire che non mi conoscono. Non ci ho parlato, quindi non so.

 

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