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Il talento brucia le tappe, ma non le ambizioni (Il Resto del Carlino)

Tra emozioni e applausi, Massimo Pessina vive il giorno del debutto in Serie A, circondato dall’affetto dei compagni, e non solo.

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Il momento del cambio tra Lukasz Skorupski e Massimo Pessina durante Bologna-Napoli (©Damiano Fiorentini)
Il momento del cambio tra Lukasz Skorupski e Massimo Pessina durante Bologna-Napoli (©Damiano Fiorentini)

Ci sono storie che sembrano scritte dal destino. È il caso di Massimo Pessina, portiere classe 2007 del Bologna: il sogno di un bambino che, a 17 anni appena compiuti, diventa realtà davanti a uno stadio intero.

Dopo appena otto minuti di gioco, lo chiama il destino: entra in campo, difende la porta come un veterano e non concede nulla ai Campioni d’Italia. Quando l’arbitro fischia la fine, le lacrime iniziano insieme agli applausi. Il Dall’Ara lo acclama scandendo il suo nome.
Nessun gesto plateale, nessuna esultanza personale. Sul suo profilo Instagram, il giorno dell’esordio, c’è solo la foto del gruppo che festeggia. Qui si vede una filosofia: la squadra prima di tutto.

Pessina al Bologna: un talento con la testa sulle spalle

«Massimo è un ragazzo equilibrato, concreto, con i piedi ben piantati a terra. È il tipico bergamasco che non si lascia trascinare dall’euforia», racconta Lorenzo Lazzari, suo agente e collaboratore. «Il debutto in Serie A deve essere un punto di partenza, non di arrivo. Lui lo sa bene».
Essere portiere, soprattutto a quell’età, non è semplice. È un ruolo che richiede tempo e maturità. Ma a volte il talento brucia le tappe, e Pessina ha dimostrato di saper gestire una responsabilità che avrebbe messo in difficoltà molti coetanei.

Massimo Pessina e il rispetto dei compagni

Lukasz Skorupski dopo FCSB-Bologna

Lukasz Skorupski dopo FCSB-Bologna (© Bologna FC 1909)

Il primo a celebrarlo è Ravaglia, suo compagno di reparto, che posta una foto con tre cuori e un messaggio affettuoso: “Bravo Pesso”. Gli fa eco Skorupski, titolare e mentore, che pubblica un abbraccio negli spogliatoi dopo la gara.
Fuori dal campo, anche il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, si unisce agli applausi: «A soli 17 anni, con freddezza e carattere, ha difeso la porta del Bologna contro il Napoli. Non ha subito gol e ha mostrato il temperamento del vero bergamasco: cuore tenero, mani forti e testa lucida».

L’umiltà come marchio di fabbrica

Di lui, fino a ieri, il mondo là fuori sapeva poco. Persino la sua altezza è oggetto di confusione — c’è chi lo dà oltre i due metri, ma il sito ufficiale del Bologna parla di 186 centimetri. Quello che invece è certo è il percorso: il Bologna lo accoglie a 14 anni e ne intuisce subito il potenziale.

«È un ragazzo che lavora in silenzio, sempre con il sorriso», continua Lazzari. «Non cerca riflettori, preferisce il campo. Il suo esordio è la ricompensa di anni di sacrifici, ma anche la prova che i sogni, se coltivati con umiltà, possono diventare realtà».

Per qualcuno, il debutto in Serie A a 17 anni potrebbe bastare. Ma non per Massimo Pessina.
Per lui, questa è solo la prima parata di una lunga partita chiamata carriera.

Fonte: Massimo Vitali, Il Resto del Carlino

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