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Meteore: Igor Shalimov

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Getty Images

 

 

Lo scoppio della guerra Russo-Ucraina ha portato molte associazioni sportive a prendere provvedimenti: Wimbledon, per esempio, ha deciso di escludere dal torneo i tennisti russi e bielorussi, anche la UEFA ha preso posizione spostando la finale di Champions League da San Pietroburgo a Parigi.

Attualmente in Serie A sono presenti solo due calciatori russi: Aleksandr Kokorin della Fiorentina e Aleksey Miranchuk dell’Atalanta. In passato però ne sono passati tanti dal nostro campionato, solo il Bologna ne ha avuti tre, casualmente tutti di nome Igor, e proprio uno di questi è il protagonista di questa nuova puntata di meteore.

 

Igor Shalimov nasce a Mosca il 2 febbraio 1969. La sua carriera calcistica inizia nello Spartak Mosca e, dopo una lunga trafila nelle giovanili, gioca per molto tempo nella squadra delle riserve. 

Nel 1989 viene promosso definitivamente in Prima Squadra, dove gioca in tutte le posizioni del centrocampo grazie alla sua duttilità, accompagnata da un’ottima tecnica individuale. 

Mancino naturale, è dotato di una buona resistenza e col tempo inizia a sviluppare anche una certa attitudine al gol.

 

Nel 1991, dopo aver disputato 95 partite e segnato 20 gol con lo Spartak Mosca, viene acquistato dal Foggia allenata da Zeman insieme al suo connazionale Igor’ Kolyvanov, per una cifra totale di 5 miliardi di lire.

La sua nuova esperienza in Italia non parte con il piede giusto: il rapporto con il nuovo allenatore non è dei migliori, complice i carichi di lavoro assegnati dal tecnico, giudicati eccessivi dal russo. 

Ciò nonostante, gioca fin da subito con continuità venendo impiegato principalmente da vertice basso di centrocampo per far partire l’azione della squadra.

A inizio marzo, tuttavia, Shalimov è uno dei giocatori più affaticati di quel mitico Foggia, proprio a causa degli allenamenti estenuanti. Comincia così un periodo buio per il russo, dove le prestazioni peggiorano e il minutaggio scarseggia.

Ritorna in condizione per la fine del campionato e al termine della stagione viene ritenuto il miglior straniero del torneo.

 

In Italia sono tutti pazzi del russo, tanto che il 14 maggio 1992 viene ufficializzato il suo passaggio all’Inter, in cerca di un sostituto dell’infortunato Lothar Matthaus, per una operazione complessiva di 23 miliardi di lire.

Proprio all’Inter, grazie a un’intuizione del tecnico Bagnoli, Shalimov inizia la sua carriera da esterno destro, ripagando la fiducia dell’allenatore con buone prestazioni.

Esattamente, buone. Perché se il rendimento del giocatore non è di certo negativo, si attende costantemente quel salto in avanti che, purtroppo, sembra non arrivare mai.

Dopo due annate tra alti e bassi, la terza stagione in nerazzurro risulta particolarmente sotto la media, tanto che nel mercato invernale viene girato in prestito ai tedeschi del Duisburg.

 

Nella stagione successiva viene nuovamente mandato in prestito, questa volta al Lugano. In Svizzera le sue prestazioni tornano ad essere di alto livello, e nella prima parte di stagione segna 4 gol in 12 incontri di campionato.

A novembre 1995, poi, si fa avanti l’Udinese che lo riporta in Italia. Esordisce il 4 dicembre contro la Roma, ma è subito chiaro a tutti che il suo contributo non è più determinante. 

Termina la stagione in bianconero con 20 presenze e nessun gol segnato.

 

Il 19 settembre 1996 viene ufficializzato il suo trasferimento al Bologna, dove ritrova il suo ex compagno ai tempi del Foggia e connazionale Igor Kolyvanov.

Il 14 ottobre segna il suo primo gol in rossoblù contro la Sampdoria nella partita vinta per 2-1.

L’inizio sembra promettente, ma purtroppo Shalimov non mantiene le aspettative: il suo fisico cede di resistenza, tanto da faticare a giocare anche solo un tempo.

A metà febbraio, durante una partita contro il Milan, subisce una brutta distorsione al ginocchio sinistro a seguito di un grave fallo di Jesper Blomqvist. I tempi di recupero si fanno sempre più lunghi, ma riesce a tornare in campo per la fine della stagione. 

 

La seconda stagione in rossoblù per il russo è ancora più deludente e a fine anno annuncia su Internet, tramite un video, di essere alla ricerca di una nuova squadra, una cosa mai vista in Italia fino a quel momento.

Conclude la sua parentesi emiliana con 33 presenze e 5 gol segnati in due stagioni che, a distanza di più di vent’anni, rimangono ancora un punto interrogativo.

Passa poi al Napoli, dove gioca 19 partite prima di rendersi protagonista della pagina più buia della sua carriera: al termine di una partita disputata contro il Lecce risulta positivo al test antidoping per aver assunto una sostanza chiamata nandrolone. 

Per questa ragione, il 2 ottobre 1999 viene squalificato dalla Commissione Disciplinare della Lega Calcio per due anni. In seguito a tale decisione, Shalimov decide di ritirarsi dal calcio giocato, all’età di 30 anni. 

Una conclusione amara di una carriera con poche soddisfazioni e fin troppe delusioni.

 

 

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