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Meteore: Robert Acquafresca

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fonte immagine: Bologna FC


Una meteora è un frammento di asteroide che attraversa l’atmosfera. Arriva veloce mostrando una luce brillante che però, dopo poco, svanisce.

Tuttavia, la meteora di cui parleremo oggi è stata tanto, tantissimo nell’universo rossoblù, e non ha certamente bisogno di presentazioni.

Robert Acquafresca nasce a Torino l’11 settembre 1987. Muove i primi passi nella squadra locale di Alpignano, per poi entrare a far parte delle giovanili del Torino.

Nella stagione 2005-2006 si trasferisce all’Inter, che lo cede in comproprietà al Treviso appena neopromosso ed esordisce nella massima Serie il giorno del suo diciottesimo compleanno, nella sconfitta casalinga contro il Livorno.

Nella stagione seguente, in Serie B, il giovane talento mostra grandi colpi, tanto da conquistarsi il posto da titolare e terminando la stagione con 35 presenze e 11 gol. Un bottino niente male per l’attaccante, tanto da riguadagnarsi la Serie A dopo la cessione al Cagliari.

L’esordio con i sardi è da sogni: una doppietta in Coppa Italia contro il Siena che permettono al Cagliari di qualificarsi agli ottavi di finale. A metà stagione sale poi sulla panchina Davide Ballardini, nome non sconosciuto ai tifosi bolognesi, che forse più di tutti valorizza quel talento mai veramente esploso.

Nell’estate del 2009 l’Inter, ancora proprietario del cartellino, lo cede al Genoa nell’affare che porta in neroazzurro Diego Milito e Thiago Motta. Due giorni dopo l’affare, però, la società ligure lo gira in prestito all’Atalanta.

Il 18 agosto del 2010 viene ufficializzato il suo ritorno a Cagliari in prestito con diritto di riscatto. La concorrenza è tanta, ma dopo la cessione di Alessandro Matri inizia a trovare più continuità. Il fiuto del gol non manca: nella seconda parte di stagione, infatti, Acquafresca riesce a segnare 8 reti.

Con 32 gol in Serie A, raggiunge il settimo posto nella classifica dei migliori marcatori di sempre in massima serie del Cagliari.

Il 19 luglio 2011, il giocatore viene poi ceduto al Bologna a titolo temporaneo con diritto di riscatto sulla metà del cartellino. Trova la sua prima rete con i rossoblù contro il Novara, per poi ripetersi contro Chievo, Napoli e Inter, tutti fuoricasa.

Alla ventesima giornata di Serie A arriva poi il momento più alto della sua esperienza a Bologna: il tanto atteso gol al Dall’Ara arriva al 85° minuto (di nuovo contro il Novara), regalando la vittoria ai felsinei e omaggiando la scomparsa del cantautore bolognese Lucio Dalla. Al termine della stagione, il Bologna decide di esercitare l’opzione di riscatto.

Con l’inizio della nuova stagione i tifosi si aspettano la decisiva consacrazione per un ragazzo che, ormai, non può più essere considerato una promessa. Le cose, però, non vanno come sperate. Nel girone di andata Acquafresca gioca appena 276 minuti in 6 apparizioni complessive. Il giocatore, sembra evidente, ha bisogno di cambiare aria e la società decide di girarlo in prestito a gennaio, destinazione Levante.

Alla fine della stagione, dopo 13 presenze e 3 gol con la maglia degli spagnoli, Robert rientra alla base. Il rapporto con la società inizia ad essere burrascoso, complice anche le prestazioni di basso livello del giocatore, che chiude a secco la stagione 2013-14, e la retrocessione in Serie B.

Dopo la faticosa risalita nella Massima Serie, inizia il periodo più buio. Il contratto è a dir poco importante, al contrario del contributo fornito dal giocatore. Difficile scrivere del suo proseguo in rossoblù, poiché nel successivo anno e mezzo prende parte ad appena 6 partite tutte da subentrato. Sembra ormai diventato l’ombra di sé stesso.

Tra i tifosi cresce grande rabbia per un giocatore che guadagna tanto, ma è come se non ci fosse. Pare un fantasma, che si aggira per il centro sportivo senza grande voglia di riprendersi una carriera ormai giunta al termine. Successivamente lo stesso Acquafresca: “A volte quel contratto ha pesato nelle mie scelte non lo nego. A volte però no. A 25 anni, ad esempio, rifiutai la Cina, che già pagava benissimo”.

Con l’arrivo di Donadoni in panchina viene poi messo fuori rosa, “Ti impediscono di lavorare, ma ci sono certe regole. È stato difficilissimo restare fuori. A ripensarsi adesso non mi dovevo incaponire a restare a Bologna, ma sono testardo e volevo vincere quella sfida. Invece sbagliai”.

Durante la sessione di mercato invernale nel 2017, dopo più di due anni di malumore generale, la società emiliana e il giocatore raggiungono l’accordo per una risoluzione contrattuale. Il 31 gennaio stesso viene ingaggiato dalla Ternana, dove gioca 6 partite in Serie B senza mai trovare il gol.

Durante l’estate passa poi al Sion, in cui, nell’arco di due stagioni, colleziona 7 presenze e un solo gol, terminando così la sua carriera.

I tifosi del Bologna non si ricorderanno dei suoi numeri in campo, dei suoi numeri da goleador, alcuni forse non si ricorderanno neanche del suo numero di maglia… ma si ricorderanno per sempre di quel maledetto numero: 950 mila.

950 mila euro netti a stagione, la somma che il club ha dovuto sempre pagare ad Acquafresca, e a cui lui, in fondo, non ha mai voluto rinunciare.

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