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Meteore Rossoblù – Daniele Paponi, storia del “Re Scorpione” che non riuscì ad imporsi

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Zimbio

Quanto è difficile mantenere le aspettative che si sono create intorno a te quando passi in pochi mesi da oggetto misterioso a giovane talento del calcio italiano, finendo sulle prime pagine dei maggiori quotidiani sportivi, sommerso da quell’inaspettata popolarità che il più delle volte sovraccarica testa e gambe a discapito di quella lucidità e di quella freddezza che per un attaccante sono armi imprescindibili. 

Lo sa bene Daniele Paponi che nel 2005, ad appena 17 anni, debutta in serie A al Franchi, tra le fila del Parma, destando curiosità tra gli addetti ai lavori che di lui parlano un gran bene. Oggigiorno non fa più scalpore vedere un giovanissimo calcare gli ambiti campi della massima serie, diventare parte attiva di un organico, scalzare gerarchie e conquistare la fiducia dell’ambiente. Ma all’epoca il sistema calcio era più restio ad affidarsi alla sfrontatezza e all’inesperienza dei giovani, prigionieri in un limbo e intrappolati nella loro stessa giovinezza. A Paponi però non importavano queste automatiche preclusioni e nonostante la folta concorrenza dei vari Corradi, Rosina e Giuseppe Rossi, decise comunque di giocarsi le sue carte tra i ducali, allenati da un giovane Stefano Pioli. Agli albori della stagione 2006-2007 scattò la sua ora, sbloccandosi nella prestigiosa Coppa U.E.F.A. contro i russi del Rubin Kazan e decidendo la partita. Non male per essere la sua prima presenza in Europa. Non contento decise di ripetersi a novembre contro il Lens segnando il goal decisivo al 90′, prestazione sontuosa condita da un assist.

Gli estimatori non mancano, a Parma stravedono per lui, gli ottimisti cominciano a prendersi le loro rivincite sui più scettici a suon di «Te l’avevo detto che era buono!» Non passò molto tempo prima che un goal decisivo contro il Messina lo consegnasse alla storia del Parma e del calcio italiano. È un freddo 20 dicembre del 2006, il Messina è avanti al San Filippo per 1-0 grazie ad un goal di Di Napoli, Pioli deciso a riprendere la partita sostituisce uno stanco Gasbarroni per un più frizzante Daniele Paponi. L’occasione è ghiotta e Paponi lo sa bene. Un minuto dopo il suo ingresso in campo, approfitta di una non perfetta respinta di Storari e riesce a segnare calciando la palla al volo di tacco con il cosiddetto Colpo dello Scorpione. La gioia per il suo primo centro in serie A è incontenibile, il video della sua prodezza fa letteralmente il giro del mondo e non passerà molto tempo prima che gli appassionati gli affibbino il soprannome di “Re Scorpione”.

Non si chiamava certo Zlatan Ibrahimović, maestro indiscusso dei goal di tacco, ma il giovane diciottenne si stava finalmente prendendo la scena finendo inevitabilmente sui taccuini di diversi direttori sportivi e venendo classificato dal celebre videogioco Football Manager come uno dei prospetti più interessanti del panorama calcistico mondiale. Le voci corrono e lo stesso Liverpool manifestò interesse per il giovane marchigiano che però decise di rimanere in Emilia, forte delle sue potenzialità, ma consapevole di dover crescere ancora molto. 

Dopo questo exploit la carriera di Paponi subisce inspiegabilmente un violento scossone: la fiducia nei suoi confronti comincia ad affievolirsi e la dirigenza parmense decide di farlo crescere prestandolo prima al Rimini e successivamente al Perugia, non trovando mai spazio e segnando pochissimo. Decide di puntare su di lui il barcollante Bologna di Guaraldi anche se nella banda di Malesani fatica a trovare spazio, complice la folta concorrenza dei vari Di Vaio, Gimenez, Ramirez e Meggiorini. L’attaccante originario di Ancona attende il suo momento, e, pazientemente, sogna di poter esultare con la sua nuova maglia, l’astinenza da goal si fa sentire, eccome. Ed ecco che in una settimana di febbraio Paponi sembra poter dare quella svolta alla sua carriera, che, a 23 anni, è ancora tutta da scrivere. Il 13 febbraio la sconfitta a Marassi contro la Sampdoria avrà un epilogo meno amaro grazie al suo goal della bandiera. La gioia del goal ritrovato gli rimarrà strozzata in gola, troppo importante riportare la palla al centro e ribaltare una partita già compromessa che terminerà sul punteggio di 3-1.  
Dall’esito totalmente diverso sarà la gara successiva contro il Palermo di Delio Rossi, in lotta per tutt’altri obiettivi. Paponi si accomoda anche in quest’occasione in panchina, consapevole di essere ancora indietro nelle gerarchie di Malesani che gli preferisce il trio Ramirez – Di Vaio – Meggiorini. Nonostante gli innumerevoli sforzi dei rossoblu, la partita non ne vuole sapere di sbloccarsi, ma ecco che al 57′ del secondo tempo, Garcia, difensore del Palermo, commette un’ingenuità nei confronti di Meggiorini che gli vale il secondo giallo, lasciando i suoi in dieci. Malesani ha assoluto bisogno di una vittoria se vuole centrare la salvezza. Il momento è propizio, è ora di sfruttare la superiorità numerica. Decide quindi di dare fiducia a Paponi, memore della rete contro la Sampdoria, sostituendolo ad uno spento Ramirez, c’è bisogno di fare numero all’interno dell’area di rigore rosanero. Il Bologna spinge, il cronometro scorre, inesorabile, molti tifosi, infreddoliti e rassegnati avevano già imboccato l’uscita.
Ma ecco che, all’ultimo respiro, dalla sinistra, Cherubin sforna un cross perfetto per la testa di Paponi che, come il più navigato degli attaccanti mette a segno un goal che per i bolognesi ha il sapore di salvezza acquisita. Quei tifosi che ormai sfiduciati si trovavano già al parcheggio per fare rientro a casa avvertirono immediatamente il boato, uno dei più forti che il Dall’Ara abbia mai partorito, un urlo inaspettato, liberatorio. Qualunque tifoso del Bologna che si rispetti quando gli viene fatta la fatidica domanda: «Qual è il goal che ti ha fatto emozionare di più?» non può non annoverare quello appena citato, o almeno non può non inserirlo in un ipotetico elenco. Tutto di quel momento fu magico, la dinamica, il tempismo hollywoodiano, l’autore stesso del goal, tra i più criticati sì, ma che per una sera diventò l’idolo di una città intera. La vittoria con i siciliani fece da cornice a quella ancor più memorabile contro la Juventus a Torino sei giorni dopo, ma questa è un’altra storia. 

Cinque anni erano trascorsi dall’ultimo goal contro il Messina e di nuovo un’ altra squadra siciliana sembrava aver risollevato cuore e mente di Paponi. Ma così non fu. Gli acquisti di Diamanti, Kone e Acquafresca gli tolsero quel poco spazio che era riuscito a crearsi, relegandolo così ai margini della squadra. Tenterà la fortuna in MLS, al Montréal Impact del neo presidente Joey Saputo, prestito che darà il via ad una rete di trasferimenti che ancora oggi appare solida e profittevole ad entrambe le società. L’esperienza extra-oceano non fu particolarmente esaltante così come le brevi parentesi con Ancona e Latina. Proprio quando sembrava che la sua carriera dovesse concludersi in sordina, firmò con la Juve Stabia riuscendo a trascinare la squadra di Castellammare in serie B per poi approdare al Piacenza in serie C dove ha realizzato finora 13 goal in 22 partite. 

Daniele Paponi. Faccia da bravo ragazzo, capelli lunghi che lo contraddistinguevano in mezzo ai ventidue in campo, non dotato di doti eccelse o di qualità strabilianti, ma sempre pronto a mettersi in gioco. Un nome che ai più non dirà molto, ma che, se abbinato al prezioso goal contro il Palermo in quella fredda serata di febbraio, riscalda inevitabilmente i cuori rossoblu, che, all’unisono, sorridono, in una commistione di malinconica ironia e dovuta riconoscenza. 

Crediti immagini: Zimbio, Calcioblog, SkySport
Crediti video: Canale Youtube Valhav – SkySport 

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