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Meteore Rossoblù – La più luminosa (Seconda parte; Dal mondiale americano al Rossoblù) – 12 Gen

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Riprendiamo il nostro viaggio attraverso la carriera della meteora più luminosa passata sotto le due torri. Dopo aver parlato, nella prima parte, dell’esordio a Vicenza, dei suoi anni a Firenze e del suo passaggio in bianconero, riprendiamo il nostro cammino dal mondiale americano del 1994 e dalla grande delusione di quel rigore sbagliato… 

“Ti sei accorta anche tu che siamo tutti più soli, Tutti col numero 10 sulla schiena e poi sbagliamo i rigori…” Cesare Cremonini “Nessuno vuole essere Robin”

 

 

Stracciando il Brasile nella votazione finale gli Stati Uniti d’America vincono la possibilità di organizzare il Mondiale di calcio del 1994, dando tra l’altro il via alla costruzione del loro campionato professionistico. Le stelle a quella competizione non mancano, dal bulgaro Stoičkov, al brasiliano Romario, l’argentino Maradona richiamato in nazionale apposta per il torneo e il Maradona dei Carpazi George Hagi, ma la vera star di quel Mondiale deve essere lui, il numero 10 della nazionale italiana. 

La nazionale azzurra non parte nel migliore dei modi tanto che, qualche giornalista, li invita ad andare ai Gay Games che si tengono a pochi Km dal loro ritiro ma, dopo un primo turno non esaltante (con l’episodio eclatante della sostituzione del nostro numero 10 con Marcheggiani per sostituire l’espulso Pagliuca e gli insulti del 10 verso l’allenatore Sacchi) , dagli ottavi la nazionale inizia a dimostrare la sua forza battendo la Nigeria (2 a 1 grazie alle prodezze del Divin Codino nel finale di partita), la Spagna (2 a 1 grazie ai gol di Dino Baggio e del suo omonimo nel finale di partita) e la Bulgaria (2 a 1 con una doppietta nei primi 25 minuti del numero 10). Contro la Bulgaria però, il dramma… un dolore alla coscia ferma il Divin Codino, tenendo in ansia una nazione intera per giorni in vista della finale contro il Brasile. Nonostante non si sia ripreso ancora del tutto e che, in allenamento, faccia fatica a fare anche le cose più semplici, il giorno della finale scende regolarmente in campo ma niente andrà per il verso giusto.

Purtroppo per lui, quel mondiale sarà stregato… La disastrosa cerimonia di inaugurazione della competizione (inizialmente affidata alla Disney prima che la FIFA decidesse di prendersela in carico in toto) aveva dato segnali forti su come sarebbe potuta andare la manifestazione… Andata in onda contemporaneamente al folle inseguimento stradale di Oj Simpson in fuga dall’arresto per l’uccisione di sua moglie e del suo amante, fu vista da pochissimi americani troppo intenti, davanti ai televisori o per strada, a tifare per l’afroamericano giocatore di Football, e visse il suo momento più imbarazzante nel finale quando Diana Ross, segnando un rigore avrebbe dovuto azionare un meccanismo che avrebbe rotto la porta in due lanciando in aria centinaia di palloncini colorati, peccato che, la cantante, col pallone a due metri dalla linea di porta, riesce nell’impresa di calciarlo fuori, con il destino che diede un grande indizio su come, qualche settimana dopo sarebbe finito il tutto. Un Mondiale caratterizzato dai rigori sbagliati delle super star, con Diana Ross che lo sbaglia all’inaugurazione e la nostra super star col numero 10 sulle spalle che tira alto, il 17 Luglio 1994 al Rose Bowl di Pasadena-Los Angeles, il rigore decisivo che consegna la vittoria al Brasile e lascia una macchia indelebile sulla storia del più grande calciatore italiano di tutti i tempi.

Con la delusione del mondiale ancora viva, la nostra meteora si appresta a vivere l’ennesima (che sarà poi l’ultima) stagione con la maglia della Juventus addosso. L’arrivo di Marcello Lippi sulla panchina bianconera lo esclude spesso dal terreno di gioco non ritenendo adatte le sue caratteristiche al 4-3-3 e gli vengono preferiti sempre più spesso Vialli Del Piero e Ravanelli in attacco. Il 27 novembre del 1994 si infortunia nuovamente al ginocchio nella partita di Padova e, dopo l’ennesima operazione, torna in campo l’otto marzo in semifinale di Coppa Italia contro la Lazio. Durante questi mesi di assenza esplode definitivamente Alessandro Del Piero, tanto che, l’allenatore Lippi e la dirigenza bianconera, già da dicembre, decidono che quella sarà l’ultima stagione per il Codino sotto la mole non rinnovandogli il contratto. Se in quel periodo, sotto il lato calcistico, per il giocatore non và proprio nel migliore dei modi, sotto il lato dell’immagine è sempre più lanciato, entrando addirittura (primo calciatore a farlo) nella classifica dei 40 sportivi più pagati al mondo redatta da Forbes.

A fine stagione, nonostante gli screzi, aiuta comunque la sua squadra a vincere scudetto (dopo tre anni di dominio milanista) e Coppa Italia, ma perde la finale di Coppa UEFA contro il Parma. Dieci giorni dopo la vittoria dello scudetto, nel giugno del 1995, invita i capi Ultrà juventini alla riunione con la dirigenza bianconera dove si discute il rinnovo del suo contratto per dimostrargli che non è sua volontà andarsene ma non trovando l’accordo sulle basi economiche (4 miliardi la richiesta del giocatore, solo 2 l’offerta) nè su quelle calcistiche, a fine riunione Luciano Moggi annuncia lo svincolo del giocatore dal 30 giugno.

Il 2 luglio 1995, fortemente voluto da Fabio Capello, firma un contratto con il Milan che versa nelle casse bianconere 18 miliardi di Lire come indennizzo e, con la maglia rossonera, vince lo scudetto al primo tentativo diventando uno dei cinque giocatori capaci di vincere due scudetti consecutivi con due maglie diverse (assieme a Giovanni Ferrari, Riccardo Toros, Eraldo Mancin, Alessandro Orlando e Andrea Pirlo che entrerà solo in futuro in questa speciale cerchia).

A fine stagione “saluta” l’allenatore Fabio Capello passato al Real Madrid dichiarando alla stampa che all’interno dello spogliatoio non lo sopportava più nessuno ed inizia il suo secondo anno in maglia rossonera con la piena stima del nuovo tecnico Oscar Washington Tabarez che, fin dall’inizio, dichiara di voler puntare su di lui e su Weah per l’attacco. La crisi di risultati della squadra però lo relega in panchina a favore di Marco Simone e causa l’esonero del tecnico sostituito da Arrigo Sacchi. Tra il giocatore ed il nuovo allenatore sono ancora vive alcune ruggini dal mondiale americano e, nell’aprile 1997, dopo i primi mugugni di qualche mese prima quando, stanco di essere messo in panchina il giocatore si scaglia contro il tecnico, esplode completamente il loro rapporto: mandato a scaldarsi per subentrare durante un Milan-Juventus il Codino rifiuta platealmente, facendosi convincere solo dall’allenatore in seconda Carmignani. Dopo il deludente undicesimo posto, fuori dalle Coppe Europee, il Milan decide di richiamare Fabio Capello che, memore del saluto che gli aveva riservato il giocatore l’anno prima, come prima cosa dichiara che il Codino non rientra nei suoi piani e lo mette ufficialmente sul mercato. 

La prima squadra a farsi sotto è il Parma che, il 9 luglio 1997, raggiunge sia l’accordo col Milan sulla base di 3,5 miliardi di Lire sia col giocatore ma, il tecnico parmense Ancellotti si oppone all’acquisto perchè non ritiene il giocatore adatto al suo metodo di gioco, sopratutto dopo aver fatto vendere Zola per lo stesso motivo (decisione che rimpiangerà negli anni a venire). La paura di perdere anche l’attaccante Enrico Chiesa che dichiara che si sarebbe trasferito all’estero se il Codino fosse arrivato in maglia gialloblù fa il resto e l’accordo salta.

A questo punto si fa sotto il presidente Rossoblù Giuseppe Gazzoni Frascara che, fiutato l’affare, acquista il giocatore per 5,5 miliardi di Lire andando contro le volontà del proprio tecnico Renzo Ulivieri che arriva perfino a rassegnare le dimissioni (poi respinte) perché, dice “Con lui andremo in serie B” e lo ribattezza “Il morto che cammina”. Il tecnico, negli anni, aveva costruito una squadra operaia, molto legata a lui e Torrisi, il giorno dell’arrivo del numero 10 al ritiro di Sestola si presenta, in polemica, con i capelli dritti, il sigaro in bocca e la maglia dipinta di verde.

A Bologna, però, scoppia la mania, boom di abbonamenti allo stadio con il record ancora imbattuto di 27000 tessere staccate, corsa all’acquisto della maglietta con quel numero 10 sulle spalle, invasione di tifosi (anche di altre squadre) all’Hotel Miramonti a Sestola e aste folli per assicurarsi le sue lenzuola (si dice che qualche feticista abbia pagato un milione di Lire per averle), amichevoli tra Bologna e la Rappresentativa del Monte Cimone che attirano più persone che un Real Madrid-Barcellona… Bologna letteralmente impazzisce al suo arrivo!!!

Anche gli sponsor fiutano subito l’affare e la Diadora (sponsor tecnico Rossoblù in quella stagione) fabbrica maglie celebrative con la foto del giocatore davanti e sulla schiena il nome ed il numero, mentre la Granarolo lo mette sotto contratto affidando alla sua recitazione gli spot televisivi di quell’anno con lui che muggisce per dimostrare quanto sia buono il latte Alta Qualità. Il suo ingaggio non si dimostra un ottima mossa di marketing solo per gli sponsor ma anche per il Bologna stesso, infatti come dichiarato anni dopo da Gazzoni “Baggio fu decisivo anche per il futuro del Bologna, senza di lui non sarebbero venuti giocatori come Signori e Di Vaio”.

Il presidente, per tutelarsi, inserisce nel contratto una clausola che permette al calciatore di lasciare la società pagando una penale di 5 miliardi di Lire e assicura le sue gambe per 10 miliardi. 

Al suo arrivo sotto le due torri, il Divin Codino, giura amore eterno alla maglia Rossoblù, si lancia in proclami, dice che non se ne andrà mai da Bologna…peccato però che la storia dirà altro, ma a questo punto ci arriveremo tra un po’. 

Il rapporto tra il giocatore e l’allenatore Ulivieri però non si decide a decollare, proprio come il Bologna che inanella due sconfitte consecutive nelle prime due uscite stagionali e passa tutto il girone d’andata con l’incubo retrocessione. 

Alla vigilia di un amichevole precampionato, il giocatore si presenta senza il suo marchio di fabbrica, il suo Codino, che decide di tagliarsi mentre, alla vigilia della quattordicesima giornata, in casa contro il Brescia il 4 gennaio 1998, cambia nuovamente look rasandosi completamente i capelli a zero.

Purtroppo il rapporto “bellicoso” con Ulivieri continua, quasi un intero girone fatto di malumori, di frecciatine e ripicche, una guerra fredda all’interno del Bologna che esplose definitivamente il 17 gennaio 1998, alla vigilia dell’incontro casalingo contro la Juventus.

Appena finito l’allenamento e poco prima di partire per il ritiro Ulivieri prende lui e Kolivanov, li conduce nel suo spogliatoio e dice “Ragazzi, ho pensato che, per il bene della squadra, domani vi dovrete accomodare in panchina” spiegando la sua scelta con varie scuse sul piano tattico ma, mentre il russo accusa la scelta senza fiatare ormai già abituato alla panchina, l’altro non ne vuole sapere, sta bene, è venuto a Bologna per giocare, deve essere il lusso di questa formazione e non ci sta a sedersi in panchina proprio contro la sua ex squadra come è già successo qualche partita prima contro il Milan. Inizia una discussione furibonda, l’allenatore non cambia idea e allora lui non ci vede più, se ne va a casa, carica moglie e figli in macchina e parte per Caldogno, non prima però di fare una sosta all’hotel Amadeus per un secondo round con l’allenatore.  Il giorno dopo Bologna si sveglia con questa notizia, un fulmine a ciel sereno colpisce i ventisettemila abbonati che si stanno dirigendo verso lo stadio e la partita, manco a dirlo, è uno strazio, con un Bologna senza idee che dopo tredici minuti si trova già sotto 3 a 0 per le reti di Inzaghi e Del Piero e che accorcia solo all’ultimo minuto con una punizione del neo entrato Kolivanov. 

Dalla fine della partita al martedì succede di tutto, i tifosi tutti con il numero 10 che contestano Ulivieri, spogliatoio spaccato tra i fedelissimi dell’allenatore ( che nel contratto hanno una clausola di rinnovo se il mister rimane a Bologna) e chi sta col fantasista, giornalisti della Cnn che chiedono un intervista a Gazzoni, lui che accetta pensando gli vogliamo fare domande sui bombardamenti americani a Belgrado di quei giorni e che invece gli fanno domande sul rapporto tra Ulivieri ed il giocatore, dimissioni rassegnate dell’allenatore ma non accettate, la lite furibonda tra Renzo e Petrone (l’agente del giocatore) nella quale arrivano quasi alle mani e vengono divisi da Cipollini e poi, nel tardo pomeriggio, il colpo di scena: Ulivieri e il giocatore che lasciano Casteldebole sulla stessa macchina attraversando due ali di folla di tifosi inferociti per quello che stava succedendo “Se dobbiamo prendere due schiaffi ne prendiamo uno a testa” sembra gli abbia detto Renzo caricandolo sulla sua auto. 

Da lì, da quel viaggio in macchina in poi e da quel chiarimento, cambia tutto, Ulivieri scioglie tutte le sue riserve, il tridente delle meraviglie in campo e un girone di ritorno da sogno, con l’immagine del gol al Piacenza dove, con una finta, mette a sedere praticamente tutti gli undici giocatori, i panchinari, i dirigenti e i tifosi come simbolo di quei mesi.

L’Ex Codino, venuto sotto le due torri per giocare con continuità e guadagnarsi la convocazione per il mondiale francese, finisce la stagione con 22 gol segnati (suo record in carriera) e viene convocato a furor di popolo dal CT della nazionale Cesare Maldini. 

 

Anche per oggi é tutto… Tornate domani per la terza ed ultima parte, dal mondiale francese al ritiro…

 

La prima parte potete trovarla a questo link: http://www.1000cuorirossoblu.it/news/59-bologna/19663-meteore-rossoblu-la-piu-luminosa-prima-parte-dagli-esordi-al-mondiale-americano-11-gen

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