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Bologna

Non è una questione di modulo

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Corriere dello Sport


Dopo il pari in casa del Chievo, che ha dovuto subire le dimissioni improvvise del suo allenatore Gian Piero Ventura, si è scatenata l’ennesima polemica su giocatori e mister. Questa volta, mai come le altre, l’occhio dei critici si è concentrato su Pippo Inzaghi, reo di aver riproposto ancora una volta dal primo minuto il 3-5-2, tenendo fuori Orsolini, l’uomo che ha poi raggiunto il 2 a 2 con uno splendido stacco di testa.

Prima di iniziare ad analizzare il momento bisogna sottolineare un aspetto: il 4-3-3 tanto richiesto dai tifosi è stato proposto dal primo minuto in solo un’occasione: nel match contro il Sassuolo pareggiato per 2 a 2, in cui Inzaghi propose il trio Orsolini-Santander-Palacio. Prima della sfida con la squadra di De Zerbi (contro il Torino), Inzaghi mise in campo gli stessi tre giocatori sopracitati, ma optando per Orsolini mezz’ala nel classico 3-5-2, con l’ex Atalanta che si sganciava quasi sempre formando una sorta di 3-4-3. Nel secondo tempo, con l’uscita di Danilo, la squadrà si schierò con il 4-3-3 e riuscì a ribaltare la partita.
Con questo non voglio dire che il 4-3-3 sia stato più efficace, visto che con il 3-5-2 è arrivata la vittoria più importante fin qui (contro la Roma), in cui i rossoblù misero in campo tanto cuore, ma soprattutto organizzazione e concretezza. Queste ultime due sono mancate nettamente contro il Chievo, in cui probabilmente si è visto il peggior Bologna della stagione sotto tutti i punti di vista.

E’ una questione di modulo?

Il modulo perfetto, come ha detto lo stesso allenatore rossoblù, non esiste. Per verticalizzare, per dare ampiezza, per avere un ottimo scaglionamento al centro del campo, per dare ampiezza al gioco nella fase di primo sviluppo e per dare copertura centrale all’area di rigore, servirebbero 14 giocatori, e come ben sappiamo nel calcio si possono utilizzare solo 11 uomini. La soluzione non è cercare il modulo perfetto, ma quello più adattabile alle caratteristiche dei giocatori a disposizione. Orsolini, visto che è l’ago della bilancia rossoblù, non ha mai fornito prestazioni eccellenti, soprattutto quando è partito dal primo minuto contro Torino e Sassuolo. Contro i granata è entrato nelle azioni di entrambe le reti, ma nel gioco è stato sempre più efficiace a partita in corso, non dall’inizio.
C’è un’altra cosa poi che va sottolineata in questo contesto covercianesco, in cui sono tutti allenatori: non bisogna intendere la “tattica” solo come quella collettiva, ma bisogna tenere in considerazione anche la tattica -e tecnica- individuale. La scelta in questo senso è il fattore protagonista, visto che è la capacità di un giocatore che determina la tattica individuale, ed è il cuore della tattica collettiva.
Le due sono estremamente connesse, e le possibilità tattiche di una squadra sono legate per forza di cose alle capacità tecniche dei giocatori in campo.

Quindi, il problema qual è?

La scarsità tecnica. Il Bologna ha pochissimi giocatori tecnici in campo, e la manovra si costruisce con difficoltà proprio per questo motivo. Inzaghi può utilizzare il 3-5-2 o il 4-3-3, con Orsolini o meno, ma il ventaglio di possibilità dal punto di vista tattico, resterà comunque molto scarso, proprio per il deficit tecnico che i felsinei hanno in rosa. In primis, questo problema si nota a centrocampo, in cui Poli, Pulgar e Dzemaili, che l’anno scorso erano i titolari,  ad oggi non stanno rendendo secondo le attese. Svanberg è insostituibile, e probabilmente il rientro di Donsah potrebbe dare qualche opzione in più ad Inzaghi, che in mezzo al campo potrebbe ripensare a riproporre Nagy, a sfavore di un Pulgar che contro il Chievo ha rallentato quasi sempre il gioco per mancanza di idee.

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