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Repubblica – Intervista a Eraldo Pecci: “Gazzoni gran signore. Mi fanno piacere le belle parole su di lui: le merita tutte”

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La Presse


Scomparso due giorni fa all’età di 84 anni, Giuseppe Gazzoni Frascara ha lasciato un segno indelebile nel mondo dello sport, soprattutto quello a tinte rossoblù. Sotto le due Torri si susseguono i ricordi sull’ex presidente del Bologna Calcio, a cui si aggiunge quello di Eraldo Pecci, intervistato da Simone Monari per Repubblica. Primo diesse dell’era Gazzoni nel lontano 1993, il centrocampista riminese ricorda Gazzoni: «Era un gran signore. Lo dicono tutti e può sembrare banale, ma è la realtà». Una persona di caratura elevatissima, che diede tutto per il calcio e, nonostante ciò, non faceva pesare nulla ai suoi collaboratori. Le prime riunioni, l’arrivo di Federico Bonetto, l’1-1 con il Fiorenzuola e l’esonero di Zaccheroni: «Gazzoni mi chiamò e mi comunicò che il consiglio di amministrazione aveva deciso per l’esonero dell’allenatore. Non era convinto, ma prevalse la fretta: andammo a Imola, incontrammo Zaccheroni al Molino Rosso e gli comunicammo l’esonero». Un nuovo inizio quello che attendeva il Bologna: ripartire con calma, con la consapevolezza che ci sarebbero state un po’ di difficoltà all’inizio, ma anche che con il passare del tempo ci sarebbe stata una crescita e sarebbe stato riconosciuto il valore del lavoro fatto. «Il suo è stato il più bel Bologna degli ultimi anni» continua Eraldo «e mi fa piacere che tutti parlino bene di lui: se lo meritava. Mi dispiace per il modo in cui uscì dal mondo del calcio: Calciopoli, le sue battaglie… Credo, però, che tutti si siano ora accorti di quanto ha dato al mondo del calcio: il suo primo pensiero non era quello di prendere, ma di dare». Un presidente generoso, che negli anni ha mantenuto ottimi rapporti con i suoi collaboratori, in particolar modo con Pecci. «Non litigammo mai e, anche se non ci sentivamo spesso, c’era un buon rapporto fra noi. Nel 2017 ci accordammo io, lui, Ricci e Zaccheroni per trovarci ad un pranzo al mare. Saltò tutto perché ad Alberto arrivò una chiamata dagli Emirati Arabi per allenare la loro Nazionale». 

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