Bologna FC
Orsolini a cuore aperto: “Restare a Bologna è stata la mia scelta migliore. Ora voglio far sognare chi non ha mai visto l’Italia ai Mondiali”
Tra risate, ricordi e momenti di emozione, l’attaccante del Bologna si racconta ai giovani collezionisti Panini: dal soprannome “Orsonaldo” al legame con Mihajlović, fino al sogno di riportare l’Italia sul palcoscenico mondiale.
Un’intervista speciale, con un pubblico d’eccezione: decine di bambini appassionati e collezionisti, pronti a fare domande senza filtri a Riccardo Orsolini. Tra aneddoti, sorrisi e riflessioni sincere, il numero 7 rossoblù ha mostrato tutto il suo lato umano, ricordando il bambino che rompeva quadri giocando in casa, ma anche il professionista che oggi porta sulle spalle il sogno di un’intera città.
“Restare a Bologna? Scelta di cuore, mai un rimpianto”
Quando un piccolo tifoso gli ha chiesto se si fosse mai pentito di non essere andato via da Bologna, Orsolini ha risposto con la maturità di chi sa cosa conta davvero: “No, non mi sono mai pentito. Se ho deciso di rimanere è perché credevo fortemente di poter fare bene qui e rendere felice una piazza come Bologna. Col senno di poi è andata bene, abbiamo ottenuto grandi risultati e sono orgoglioso della mia scelta”
Parole che suonano come una dichiarazione d’amore a una città che lo ha adottato e che lui, oggi, rappresenta come simbolo di fedeltà e passione.
“Ai ragazzi che non hanno mai visto l’Italia ai Mondiali, dobbiamo regalare un sogno”
Un momento di grande emozione quando un bambino ha detto: “Non ho mai visto un mondiale”. Orsolini ha sorriso, ma poi tornando serio: “È una brutta cosa. È un dovere morale far tornare l’Italia ai Mondiali. Io avevo la loro età nel 2006, ricordo le emozioni di Berlino e la felicità. È un peccato che la generazione di oggi non l’abbia ancora vissuta, ma faremo di tutto per regalargliela.”
Una promessa da uomo prima che da calciatore.
“Il gol in rovesciata all’Inter? Uno dei più belli, ma il calcio è una ruota”
Riccardo Orsolini (© Bologna FC 1909)
Tra le risate dei bambini e la voce di un piccolo interista che gli ha detto: “Per colpa tua abbiamo perso lo scudetto”, Orsolini ha risposto con eleganza: “Mi spiace per il piccolo tifoso, ma fa parte del gioco: c’è chi vince e chi perde. Il calcio è una ruota: oggi tocca a te, domani a un altro. L’importante è saper perdere e avere rispetto quando si vince.”
“Sinisa mi ha insegnato tanto, un uomo vero dal cuore grande”
Sinisa Mihajlovic (© Damiano Fiorentini)
Impossibile non parlare di Sinisa Mihajlović, l’allenatore che ha lasciato un segno profondo nel Bologna e in tutti i suoi ragazzi: “Era un buono dal carattere forte. Duro fuori, ma con un cuore enorme. Se riuscivi a entrare nelle sue simpatie, ti dava tantissimo. Ho tanti ricordi, tante parole che mi hanno toccato. Gli sarò grato per sempre”
Un ricordo che ha emozionato tutti i presenti, molti dei quali hanno imparato in quel momento chi fosse davvero Mihajlović.
“Il calcio dei bambini deve restare un gioco, non una pressione”
Un’altra domanda delicata è arrivata da un giovane spettatore che gli ha chiesto cosa pensasse dei genitori che mettono pressione ai figli per farli diventare calciatori. Orsolini non ha avuto dubbi: “È la cosa più sbagliata del mondo. I bambini devono divertirsi. Purtroppo a volte i genitori non si rendono conto che così rovinano la passione dei figli. Io sono stato fortunato: i miei mi hanno lasciato libero.”
Una lezione che vale più di mille gol.
“Orsonaldo? Un gioco tra amici diventato un simbolo”
Infine, impossibile non citare il soprannome “Orsolnaldo”, nato per scherzo ai tempi dell’Ascoli: “In allenamento imitavo la rincorsa di Ronaldo nelle punizioni. Ogni tanto mi riusciva qualche gol e i compagni cominciarono a chiamarmi così. Era una cosa goliardica, poi è diventato un meme, ma lo porto con piacere.”
Un campione come amico
Nessuna distanza, nessun filtro. Riccardo Orsolini, con la sua semplicità, ha conquistato i bambini di Panini come conquista i tifosi al Dall’Ara: con la spontaneità di chi vive il calcio come un gioco, ma anche come una responsabilità.
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