Bologna FC
Orsolini, alle origini del mito – Rotella: nonna Ida
Il viaggio a ritroso verso le origini di Riccardo prosegue: si arriva a Rotella dove c’è una persona che lo conosce molto bene.
La voce di una persona particolarmente vicina al rossoblù, ci racconta di un bambino che combinava guai con il pallone e che ora è un orgoglio per tutta la famiglia.
Sulle figurine è indicato Ascoli Piceno come luogo di nascita, e sì forse l’ospedale era quello del capoluogo marchigiano, ma il vero paese d’origine di Riccardo Orsolini è Rotella (AP). Tra i 780 abitanti che conta oggi c’è anche la signora Ida, la nonna dell’attaccante rossoblù.
È una delle persone che conosce meglio Riccardo: l’ha visto crescere, anzi, l’ha fatto crescere con i suoi “maccheroni”. Ci racconta di suo nipote partendo da quando era una piccola peste che distruggeva tutto col pallone. Per arrivare fino ad oggi, con uno sguardo anche al futuro augurandosi di avere presto dei pronipotini.
A volte è come se parlasse non con noi, ma proprio con Riccardo guardando la sua maglia appesa alla parete. E non fa che ripetere «È serio, è bravissimo e soprattutto buono, che altro bisogna dire?». In realtà nonna Ida ha molto altro da raccontarci: ecco le sue parole.
Figurina Panini Riccardo Orsolini 2018-19
Nonna Ida racconta Riccardo
Quando da piccolo viveva qui a Rotella stava spesso con te?
«Si, sempre. Litigava con la sorella perché tutti e due volevano venire a mangiare da me a pranzo. “Uno con me, uno con l’altra nonna.” Sempre così gli dicevo, sempre, perché Riccardo con la sorella era pesante, le dava i calci sotto il tavolo. Però lui voleva venire sempre da me perché si mangiava meglio. È stato molto più con me che con l’altra nonna. Chiedeva al nonno di portarlo ad allenamento perché la mamma non poteva e lui subito lo accompagnava. E ci andava tante volte a settimana. Abbiamo penato tanto.»
Cosa gli cucinavi, cosa gli piaceva di più?
«Più di tutto i maccheroni di qualsiasi tipo, ma mangiava di tutto: primo e secondo, qualsiasi cosa ci fosse.»
Poi lui e la famiglia si sono trasferiti ad Ascoli. Non l’hai visto più così spesso?
«No, veniva ma poche volte. Andava a scuola là, ci pensava la madre a lui. Lo faceva studiare. Lui non voleva andare a scuola ma lei lo ha costretto e infatti ora ha una parlantina… Parla proprio bene.»
Vero. Abbiamo visto l’ultima intervista in cui rispondeva alle domande di alcuni bambini…
«Hai visto? È stato anche qua a Rotella con i bambini. Gli hanno fatto una festa in paese. È stata una cosa grossa.»
Nell’intervista ai bambini ha detto che lui quando era piccolo rompeva tutto…
«Tutto! Certe botte con il pallone, specialmente sulla serranda. Anche a casa mia, mio marito gli diceva “Riccà, figlio, fermati” ma non ce la faceva, sempre col pallone. A casa sua ha distrutto tutto. Troppi ne ha fatti di danni.»
Quando è andato via (Torino, Bergamo, Bologna) eri preoccupata? Riuscivi e riesci a vederlo qualche volta?
«No non ero preoccupata perché…che vuoi fare? Era la sua strada e comunque non stava da solo. A Bologna sono andata a vedere la partita.»
Sei entrata anche in campo, ti abbiamo vista, ti ci ha voluto portare lui?
«Si, ero andata a vedere la partita e lui mi ha detto “Scendi giù” “E come faccio a scendere tutte queste scale?” Erano ripide, ma piano piano sono arrivata giù. Mi ha abbracciato e ha pianto tanto, tantissimo. È sempre stato un ragazzo buono, vivace ma buono.»
Ora da Bologna ogni tanto ti telefona?
«Mica tanto. A volte viene, come l’altra volta (la festa che il paese ha organizzato quest’estate ndr) ma non spesso, ormai ha la sua famiglia a Bologna. È andato sù ed è finito tutto. I genitori vanno spesso però a trovarlo. Io gli ho detto: “Una volta ritorno” perché mi piace andarci.»
Le guardi le sue partite?
«Le partite, non le guardo? Eh no! Anche se non ho la televisione, sul cellulare. Le seguo sempre. Io mi metto a sedere lì (indica un angolo del bar ndr), mio nipote vicino a me e le vediamo sempre.»
E invece vederlo giocare anche con l’Italia che effetto ti fa?
«È andata benissimo, è una soddisfazione. Riccardo è stato molto contento. È andata bene più di tutto perché è una persona seria.»
Riccardo Orsolini con la maglia dell’Italia (© Bologna FC 1909)
C’è qualche raccomandazione che gli facevi sempre e che vuoi fargli anche ora?
«Mi sono sempre raccomandata: “Fa il buono e il bravo”, “La compagnia è la mala via”. Gli dicevo sempre “Riccà, non andare con i delinquenti”. Per questa cosa ho avuto sempre paura, ma è stato bravo. È bravo, che altro devo dire?»
Grazie
«Eh, niente, grazie a te!»
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