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RS – STADIO: L’analisi di Civolani: “Guaraldi cambi qualcosa per davvero” – 06 giu
Nell’odierna edizione di “Corriere dello Sport – STADIO” un Gianfranco Civolani analizza con spietata crudezza e massimo disincanto il momento societario del Bologna e le sue prospettive future.
Si parte da una fredda analisi dell’incontro tra Guaraldi e Zanetti, quando ancora la città credeva nel mecenate trevigiano che toglieva le castagne dal fuoco e ridava speranza ad una città sportivamente ferita. “(…)qualche tempo fa Guaraldi – assistito dal testimone mascherato – si è presentato nella gran villa di Zanetti in terra veneta, ma quella sì che era una gran burla perché alla fin fine si sono incontrati un signore che non voleva vendere e un altro signore che non voleva comprare.”
Avanti con Guaraldi, dunque. Bisogna farlo, non è una scelta, anche se “il Civ” si sente di dare un consiglio al Presidente: liberarsi dei vari consiglieri e faccendieri che lo hanno rovinato e fare di testa propria, se davvero vuole riscattarsi agli occhi di una tifoseria delusa: “(…)perché Guaraldi non comincia a liberarsi di certi orrendi guinzagli facendo di testa sua e scacciando con forza certi consiglieri?”
E la B come sarà? Difficile dirlo ora, ma Civolani pensa che alla fine potrebbero bastare 7-8 giocatori, visto che “a libro-paga dodici o tredici giocatori ancora ci sono (Morleo, Bianchi, Cherubin, Stojanovic, Friberg, Ibson Casarini, Garics e magari anche Paponi) che in B ci possono stare quindi – vale ripeterlo – basterebbe scegliere qualche buon giocatore mirato e promuovere tre o quattro virgulti della Primavera per affidare a Zeman o a Colucci – se il fascinoso boemo dovesse dire di no – un organico sufficientemente affidabile e credibile per un dignitoso campionato di assestamento e in attesa dello sceicco o dell’oligarca di turno.”
E se non dovesse arrivare nessuno? Come detto, avanti con l’attuale Presidente: “a questo punto siamo costretti a sperare che il bugiardissimo Guaraldi non perseveri nelle sue condotte nefaste e che abbia veramente voglia di riaccreditarsi un minimo agli occhi di una città che lo vede come la peste bubbonica.”
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