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Sartori, il filo invisibile del destino

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credits: terzotemposportmagazine.it


Il destino, nella maggior parte delle volte, è qualcosa di utopistico, soltanto immaginabile. A volte, però, ogni tassello pare essere al posto giusto al momento giusto, come se qualcosa dovesse completarsi dopo un lungo processo di attesa, lavoro e obiettivi. Il destino è anche quello a cui si è affidato Giovanni Sartori, il nuovo direttore dell’Area Tecnica del Bologna, che nel corso della sua conferenza stampa di presentazione ha affidato proprio al destino il suo arrivo sotto le Torri. Un destino puro, vincente, come quello di Bulgarelli e Pascutti, che in tempi ormai remoti fecero battere i cuori e brillare gli occhi dei tifosi rossoblù, tra cui quelli di Sartori e suo padre, superando ostacoli e limiti che sembravano invalicabili. 

Dopo diversi periodi di transizione, Joey Saputo ha deciso finalmente di dare una svolta al proprio progetto, iniziato ormai diversi anni fa, collaudato nel tempo e che aveva finalmente bisogno di una svolta. Mettendo da parte il lavoro svolto da Bigon in questi anni (con tutti i pro e i contro ma sempre con grande abnegazione), in casa rossoblù già da diverso tempo tutti erano alla ricerca di un’evoluzione. Perché la solita metà classifica non basta e non può più bastare, perché arrivare a febbraio già salvi ma senza poter fare altro toglie motivazioni, obiettivi e voglia di lottare per qualcosa di importante. La svolta è possibile perché Sartori, oltre ad essere un grande sognatore, è un lavoratore pragmatico, che fa del proprio mestiere la principale ragione di vita. In un’intervista fatta recentemente dalla nostra redazione a Sergio Pellissier, che per tanti anni lo ha avuto al Chievo Verona, è balzata fuori la grande determinazione del dirigente, la voglia di oltrepassare quei limiti che a Bologna – per molto tempo – sono diventati un ostacolo insormontabile, come se la paura fosse troppo forte per andare aldilà dell’ostacolo. 

Al Chievo prima e all’Atalanta poi, il lavoro compiuto da Sartori è stato un esempio preso in considerazione da diverse scuole di pensiero, soprattutto per quanto fatto a Bergamo: prendere le redini di una squadra che si era appena salvata e portarla ai vertici del calcio italiano non è da tutti, ed è per questo che nel calcio tutto è possibile. Saranno cambiate tante cose, alcune in meglio e altre in peggio, ma una cosa è certa: il lavoro paga, sempre. E Sartori lo ha dimostrato, perché il caso può modificare alcuni aspetti del lavoro quotidiano, ma ciò che conta e che poi verrà valutato sarà quel processo di crescita attraverso ragionamenti concreti, senza dare troppa voce a indiscrezioni di mercato o teorie impossibili che nella realtà non troverebbero mai spazio. Ecco perché a Bologna c’è fiducia, perché Sartori è l’uomo del cambiamento, l’uomo della svolta: la figura giusta al posto giusto nel momento più opportuno. E se anche il destino ci si mette in mezzo, allora tornare a sognare si può per davvero.

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