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Senza Vincoli Contrattuali: Martin Caceres

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Calcio News 24


Nel posticipo valido per l’undicesima giornata di Serie A, in programma lunedì sera, il Bologna ospiterà il Cagliari. I sardi si presentano al Dall’Ara come estrema retroguardia del campionato, con alle spalle solo il baratro della Serie B, ma davanti una classifica terribilmente corta. Basta una vittoria per tirare fuori la testa dall’acqua e spingere sotto qualcun altro. Ecco il mix perfetto di sensazioni che rendono un avversario tremendamente pericoloso: sufficiente disperazione per essere pronti a tutto e la speranza concreta data dalla consapevolezza di poter tornare a respirare. Certo il viaggio è ancora lungo, siamo appena ad un quarto del percorso, ma i più navigati sanno bene che restare impantanati nelle posizioni incandescenti della classifica fin dal principio è molto pericoloso. Non puoi più sbagliare: basta un inciampo che gli altri scappano, e là in fondo, dove si corre per arrivare a quaranta, anche solo tre punti sono una voragine.

Quindi la partita risulta decisiva per entrambi: il Cagliari per uscire dalle sabbie mobili prima che sia troppo tardi, il Bologna per non farsi risucchiare dal vortice della lotta per non retrocedere.

Il Cagliari, oltre ad essere già nella condizione di non poter sbagliare, che lo rende un avversario agguerrito e pericoloso, è anche una squadra ormai sufficientemente abituata a trovarsi nella posizione di dover combattere con le unghie e con i denti per salvare la pelle. Non c’è il rischio che si presenti in smoking bianco ad una battaglia nel fango: se c’è da fare una partita sporca e da sputare sangue, non si fa certo trovare impreparata.

Esattamente il tipo di situazioni in cui il Bologna sta cercando di migliorare: tutti gli interventi sulla rosa, sia per quanto riguarda il mercato in entrata che gli aggiustamenti tattici, sono in dirizzati in questo senso. Marko Arnautovic, il colpo dell’estate rossoblù e ora giocatore insostituibile, è stato fortemente voluto da Walter Sabatini proprio perché convinto che al Bologna servisse un “rissaiolo” ancora prima di un centravanti.

Ancora di più: Sinisa Mihajlovic, che da sempre tenta di imprimere alla proprie squadre un atteggiamento offensivo, ha dichiarato come abbia percepito che ai giocatori in questo momento possa essere di maggiore aiuto concentrarsi sulla fase difensiva per tentare di subire meno gol. Da qui nasce l’idea di rispolverare Gary Medel, che era precipitato in fondo alle gerarchie, e di piazzarlo in mezzo ai due centrali. Il pitbull non sarà il più elegante dei difensori, non uscirà con la palla al piede e la fronte alta, ma non è lì per quello.

Non è ancora chiaro se questa strada sarà quella definitiva, o se invece è stata intrapresa in un momento di burrasca per evitare di imbarcare troppa acqua. Quello che è sicuro è che necessiti di qualche aggiustamento, anche se fosse soltanto una sistemazione in corsa destinata ad essere sorpassata con l’avvento di tempi migliori. E proprio il Cagliari, che naviga da anni in acque burrascose senza mai colare a picco, può insegnare qualcosa. Anzi, proprio al Cagliari può essere rubato qualcosa.

Martín Cáceres risulterebbe perfetto per inserirsi oggi nello schieramento del Bologna; l’acquisto ideale per un mercato di riparazione in cui si va alla ricerca di un profilo pronto per amalgamarsi immediatamente con la squadra, senza bisogno di un periodo di ambientamento, perché non c’è tempo. L’uruguaiano ha ricoperto nel corso della sua ormai lunga carriera tutti i ruoli del reparto arretrato, ma il momento di maggiore splendore l’ha raggiunto come “braccetto” destro di una difesa a tre. Il primo allenatore ad aggiustarne la posizione verso il centro, togliendolo dalla fascia, fu Antonio Conte.

Quando il tecnico leccese virò sul 3-5-2, chiese alla società un rinforzo durante il mercato di gennaio, per allungare un reparto che improvvisamente doveva schierare tre titolari invece dei preventivati due. Martín arrivò dal Siviglia per irrobustire il contingente e trovò subito spazio, sia come laterale a tutta fascia che come terzo di difesa. Nei quattro anni e mezzo che compongono la sua seconda esperienza bianconera (arrivò a Torino per la prima volta nel 2009 in prestito per un anno dal Barcellona e vi tornerà una terza, per soli sei mesi, nel 2019) ha avuto modo di apprendere ogni segreto dell’arte difensiva da uno terzetti più forti della storia della Serie A. Allenandosi ogni giorno e giocando insieme a Andrea Barzagli, Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini, Cáceres ha perfezionato al massimo la propria conoscenza del ruolo, arrivando con il lavoro a poter essere considerato una alternativa indolore ad uno dei tre titolari. È chiaro che il tempo passi per tutti, e che a 34 anni non possa essere agli stessi livelli di cinque anni fa; ma l’esperienza maturata alle spalle di tre mostri sacri che hanno interpretato la difesa a tre come pochi altri nella storia, rappresenterebbe oro colato per un Bologna che sta cercando certezze difensive alla medesima fonte.

Cáceres impostato come marcatore di destra, a completare il terzetto centrale insieme a Gary Medel e Arthur Theate e con due quinti a presidiare le fasce, consentirebbe di svolgere con estrema fluidità il passaggio in corsa da una difesa a tre ad una linea a quattro. L’efficacia di questa transizione nel corso della partita permetterebbe lo schieramento di un giocatore più offensivo sulla fascia destra, senza eccessive preoccupazioni.

All’occorrenza Cáceres scivolerebbe vicino alla linea di gesso per coprire la salita di Andreas Skov Olsen (alle volte preferito da Sinisa a Riccardo Orsolini, quando intende conferire maggiore presenza offensiva senza rinunciare alla linea a cinque) e rientrerebbe nei ranghi una volta terminata l’azione d’attacco.

L’apporto che l’uruguaiano aggiungerebbe alla fase difensiva rossoblù consisterebbe nell’enorme bagaglio di esperienza che ha maturato giocando per anni ai vertici del calcio mondiale, che potrebbe diffondere ai compagni. Così Medel, Adama Soumaoro, Theate e gli altri componenti del reparto arretrato potrebbero rubare consigli, segreti e conoscenze, come lo stesso Cáceres ha fatto qualche anno fa dalla BBC.

Se nel corso della settimana avrebbe modo di trasmettere tutte le nozioni ai compagni, la domenica prenderebbe lui stesso il timone della retroguardia, diffondendo la propria naturale sicurezza a tutta la fase difensiva. Sotto la guida di un condottiero come Cáceres tutti gli altri componenti della linea vedrebbero innalzare il proprio rendimento, perché nonostante tutti gli interpreti non siano ormai più di primo pelo — con l’unica eccezione di Theate — la difesa del Bologna ha necessità di crescere come reparto, negli automatismi, in attenzione e scaltrezza. Il modo più immediato per accelerare il processo di miglioramento è inserire un elemento che conosca alla perfezione questi fondamentali.

Lo schieramento di Cáceres come braccetto di destra offrirebbe nuove soluzioni anche in fase di possesso.

Nel calcio moderno, chi gioca con una difesa a tre, sfrutta uno dei centrali per costruire gioco, portandolo ad inserirsi in mezzo ai centrocampisti. Questo si verifica ancora di più nel momento in cui davanti al terzetto di difesa alloggino due soli mediani: vi è molto campo vuoto che chiama naturalmente l’inserimento di un giocatore da dietro, dove invece per quella situazione di gioco sono in esubero. Si tenta quindi di spostare gli interpreti nella zona di campo in cui c’è bisogno in base alla natura dell’azione. Cinque difensori belli stretti servono quando si deve far fronte ad un attacco in forze degli avversari, quando invece si cerca di costruire, tutti quegli uomini dietro alla linea della palla risultano inutili. Così uno dei tre va a dare manforte ai due soli centrocampisti, offrendo una nuova soluzione di passaggio. In questo modo si viene a formare un triangolo che palleggiando chiama gli avversari al pressing, nella speranza che alzandosi lascino un pertugio per servire le punte. Martín possiede le qualità tecniche per poter entrare tranquillamente in mezzo ai due centrocampisti palla al piede, e uscire fraseggiando dalla pressione.

Nel momento in cui la squadra dovesse poi alzare il proprio baricentro ed accamparsi nella trequarti avversaria, Cáceres avrebbe anche la sensibilità e la qualità per essere decisivo nell’ultimo passaggio o nel cross, come testimonia il suo passato da esterno. In fase di assedio all’area avversaria, la naturale posizione del terzo di difesa sarebbe quella di arrivare a rimorchio ed occupare la zona intermedia, fra la fascia e il centro, liberata dall’inserimento del quinto, che si porta via la marcatura. In quella mattonella — idealmente una decina di metri fuori dall’area di rigore, all’altezza del vertice — lo svolgimento dell’azione porta il difensore protratto in avanti a godere di una certa libertà, perché arrivando da dietro e con i tempi giusti è molto difficile da andare a prendere.

Avere in quel frangente un calciatore in grado di fare una giocata di qualità, invece che buttare il pallone alla cieca o appoggiarlo indietro, fa la differenza.

Con l’ingaggio di Cáceres il Bologna lavorerebbe in una doppia direzione. Da una parte proseguirebbe il proprio percorso di incremento della fase difensiva, andando a insistere sulla ricerca dell’impermeabilità. Nessuno degli attuali centrali rossoblù ha mai giocato una considerevole parte della carriera in una difesa a tre; inserire tra questi chi invece l’ha praticata per tanti anni in una delle squadre che ne ha proposto l’interpretazione migliore vorrebbe dire migliorare tutti gli altri.

In seconda battuta consentirebbe di poter almeno eseguire almeno un tentativo di costruzione dell’azione partendo dai difensori. Per come è strutturata ora la difesa del Bologna, l’unico che poterebbe caricarsi l’onere di partecipare all’impostazione sarebbe Theate. L’approdo di Martín offrirebbe un’alternativa, sollevando questa responsabilità dal giovane belga, che avrebbe modo di approfondire il fondamentale prendendo esempio da chi lo ha praticato con successo per una lunga carriera.

Cáceres, insediandosi sul centro-destra della difesa rossoblù, migliorerebbe entrambe le fasi di gioco. Porterebbe a Mihajlovic l’elemento che per necessità sta ricercando in questo momento — solidità difensiva — mentre compirebbe un passo in avanti verso lo stadio di evoluzione a cui aspira di elevare il Bologna, sotto il punto di vista del dominio del gioco. E pensare che giusto pochi mesi fa si liberava a parametro zero.

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