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Bologna

Simone, Blerim e Rodrigo: classe e duttilità al servizio della squadra – 17 apr

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Alessandro Sgarzi


La rosa dei rossoblù la ritengo costruita bene, quasi in ogni settore. Ovviamente è ancora una squadra da massimo decimo posto, ma penso che ci sia un’ossatura importante alla base di cui andarne fieri.
In questo articolo mi concentrerò su 3 giocatori: Verdi, Dzemaili e Palacio, forse i più tecnici e esperti della nostra squadra, che riescono a dare quel qualcosa in più nell’economia del gioco impostato da Donadoni. Può sembrare ingiusto non citare Pulgar e soprattutto Poli, ma quello che qui mi interessa è la classe e la duttilità di 3 ragazzi che fanno invidia a molti allenatori in Serie A.

Donadoni ha cambiato interpreti, ma non modulo, insistendo su quel 4-3-3 che è indubbiamente l’abito più adatto ai rossoblù.

Osservando le posizioni medie in fase di possesso palla (bastava guardare la partita in realtà) si può notare come Verdi non abbia agito da trequartista, bensì da esterno, come quando dall’altra parte c’è Di Francesco. Sul lato opposto però non c’era il numero 14, ma uno che conta parecchie primavere in più: Rodrigo Palacio. El Trenza nonostante l’età si è sacrificato costantemente, dimostrando un’invidiabile condizione fisica, ma soprattutto ha dato prova di un intelligenza calcistica e una classe fuori dalla norma. Per l’argentino mai una corsa a vuoto e mai un passaggio sbagliato; peccato per quel tiro deviato finito sul palo, che poteva chiudere il match già nel primo tempo.
Poi c’è Dzemaili, che dopo le noie muscolari si è ripreso il suo posto sul centro-sinistra, dimostrando solidità e una buona condizione fisica.

Ridurre tutto a “ruoli” però è fortemente ingiusto, soprattutto quando si parla di loro tre, che hanno ricevuto il via libera da Donadoni per muoversi dove serve, e nella posizione in cui riescono a rendersi maggiormente pericolosi.
Verdi non agiva sulla trequarti è vero, ma a dirla tutta neanche da esterno. Era, semplificando il tutto, una sorta di libero offensivo, che serviva per far partire l’azione con qualità, innescare la punta e concludere l’azione.
Palacio non agiva da esterno puro, ma in un modo che solo lui riesce a compiere con efficacia. Si allargava quando serviva dare ampiezza, si inseriva quando c’era da sfuttare una sovrapposizione e si accentrava per togliere punti di riferimento ai difendenti gialloblu, che sono letteralmente impazziti con l’argentino, non trovando mai la soluzione al rebus.
Poi c’è Dzemaili, che quando sta bene diventa mediano, mezz’ala, trequartita e alle volte anche mezza punta. Domenica si è inserito con costanza e pericolosità partendo da dietro, ma si è fatto vedere anche tra le linee, quasi sulla trequarti, creando una sorta di 4-2-3-1 che solo con lui si può eseguire.

Il Bologna ha giocato un ottimo primo tempo, ma non è riuscito a chiuderla subito; ha giocato uno scarso secondo tempo, ma non ha subito gol e sul finale l’ha chiusa. Si poteva fare di più, ma per adesso va bene così: questi 3 punti servivano, e un po’ di gioco si è visto.
Per il Bologna giusti gli applausi, soprattutto a Donadoni, che ha avuto il coraggio di mettere questa formazione non scontata, e quei 3 senza un vero ruolo, che come miglior pregio hanno proprio quello di non avere ruolo.

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