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Sistema Calcio: una questione di credibilità – 14 feb

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Abbiamo chiesto a Santiago Roque Favila, giornalista, collaboratore de “Il Mostardino.it” e amico di 1000Cuorirossoblù, tifoso doc del Carpi, di darci una sua lettura sulla querelle esplosa in queste ultime ore sul caso Lotito, ragionando da giornalista e tifoso allo stesso tempo, dando una lettura dei fatti dal punto di vista della parte lesa. Ecco cosa Santiago ci ha risposto.


Difendere l’onore è un valore di altri tempi. L’onore di una categoria che viene invitantemente chiamata “campionato degli italiani”, ma che evidentemente si vuole distruggere o tenere soffocata con un laccio intorno al collo. Perché a parlare e a demonizzare la Serie B e i suoi club (alcuni grandi e gloriosi, altri piccoli ma che un centinaio di anni alle spalle ce li hanno) ci ha pensato Claudio Lotito, presidente della Lazio, comproprietario della Salernitana e Consigliere Federale della F.I.G.C. Mica uno qualunque.
Tutti coloro che seguono il calcio italiano, a prescindere dai colori, conoscono Lotito. Uno che è inviso al 90% dei laziali per le sue promesse, i suoi monologhi ripetitivi con stoccate in latino , i suoi innumerevoli flop e mancati interventi nel calciomercato. Lui che ha “costruito” la sua creatura Lazio, la porta fino a un certo punto, poi dopo molla la presa e le fa fare tre passi indietro. Ormai succede dal 2004 e non ci sono Coppe Italia che tengano, proclami roboanti e con poca logica (“combatteremo lo strapotere del nord” disse con la Coppa Italia 2013 in mano prima di prenderne quattro dalla Juventus in Supercoppa).
Parole gravi dette telefonicamente a Giuseppe Iodice, dirigente dell’Ischia Isolaverde, squadra militante nello stesso girone di Lega Pro della Salernitana, il quale ha registrato tutto e spedito il file a Repubblica. Parole gravi contro tutto e tutti, con la foga tipica che lo ha sempre contraddistinto. Stando a Lotito Maurizio Beretta, vice-presidente della F.I.G.C. “vale zero”, come dicendo “qui comando io, fatti dire da tutto stu vicinato cu sunnu iò”; e poi “Carpi, Frosinone e altre squadre del c**** se salgano in Serie A ci massacrano economicamente perché le grandi ditte televisive non sanno nemmeno che esistono questi club”. Alla faccia della meritocrazia, come ha detto il lungo e contundente comunicato di risposta emanato dal Carpi nel pomeriggio di venerdì.

Lotito è l’ennesimo soggetto appartenente a una schiera di personaggi che negli ultimi anni (soprattutto dal 2006 in poi) popolano e mettono in grave crisi la credibilità del “fu campionato più bello del mondo” (i nomi purtroppo li conoscete, a partire da Moggi di ieri fino ai Ferrero e Della Valle dei giorni nostri). Qualcuno di loro si è scontrato con la giustizia, perdendo alcuni round: eppure questi stanno ancora al loro posto. Tutti hanno fatto qualcosa sbagliato nelle loro carriere manageriali, rovinando non solo sé stessi (fino a che punto non lo so), ma anche i club in cui hanno investito tanto e in cui hanno vinto qualcosa, illudendo e affondando in un colpo solo tanti poveri e giustamente illusi tifosi.
E Lotito se la prende contro la Serie B, un campionato per alcuni mediocre solo perché c’è il Carpi capolista. Il Carpi? Si, il Carpi… Quella squadra lì che è in testa con 50 punti, a +6 dal Bologna e a +10 sulla terza, con 43 gol segnati, 21 gol subiti e una striscia di 13 risultati utili di fila. Una squadra che gioca molto bene, che schiera otto italiani dal primo minuto, come fanno anche quasi tutte le sue rivali. Una dirigenza seria, che come tante è partita dalla Serie D, investendo con correttezza e con l’intento di ravvivare un tifo che era distrutto dopo anni frustranti di Interregionali ed Eccellenza. Una squadra che è salita fino alla Serie B passando attraverso un terremoto e una Finale Play-off persa nel 2012. Una squadra che al secondo anno di Serie B si trova a combattere con enormi meriti per il primo posto quando a luglio, nel raduno al Cabassi, si diceva “dobbiamo salvarci arrivando a 50 punti”. È una favola, un sogno ad occhi aperti. Il Carpi è scomodo e lo si è visto in varie partite (il culmine è Brescia 3-3 Carpi, partita pareggiata nel recupero in doppia inferiorità numerica e stando sotto per 3-1 in quanto puniti da tre rigori regalati dall’arbitro Merchiori).
Siamo arrivati a un giorno chiave. Ancora una volta tutto si riduce a una questione di credibilità. Lotito ha toccato e fatto sentire i lati oscuri del sistema calcio italiano, dominato dai milioni dei diritti televisivi e dai piani alti immobili che come in politica, gestisono in maniera personalistica certe situazioni. È vero quel detto che dice che il calcio riflette sempre la situazione del paese in cui si gioca. Successe in Inghilterra e in Germania e impararono le lezioni. In Italia siamo alle solite dal 2006. Quel sistema talmente fragile che crollerebbe se salissero squadrette senza valore come Carpi, Frosinone, oppure per esempio Lanciano, Spezia, Latina, Entella… Per il calcio moderno in Italia siamo arrivati a un giorno chiave.
Se da qui alla fine della stagione gli arbitri danneggeranno il Carpi a piacere, tutti i tifosi biancorossi sapranno a chi rivolgersi. Al primo rigore regalato, al primo gol in fuorigioco concesso, al primo gol regolare annullato, al primo rigore sacrosanto non dato, al primo cartellino giallo/rosso inventato contro il Carpi… Tutti quelli che sospettavano potranno dire che dietro c’è ed esiste un sistema malato che vuole manipolare le sorti del campionato. Evidentemente non è bastata Calciopoli.

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