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Stadio – Orsolini: «Questo Bologna è tosto: si merita l’Europa»

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Damiano Fiorentini

Dal 2018 ad oggi ha segnato 50 gol e fornito 25 assist con la maglia del Bologna in 195 presenze. Riccardo Orsolini a 26 anni sembra aver raggiunto la sua maturità calcistica e in un’intervista al Corriere dello Sport – Stadio racconta il suo punto di vista su questo inizio di stagione entusiasmante. 

10 risultati utili consecutivi per un Bologna che vende cara la pelle

Parlando della propria squadra, Riccardo sottolinea come in pochi si aspettassero un avvio così convincente. Lui stesso si definisce sorpreso da tutti i suoi compagni, più tosti e inquadrati rispetto alle scorse stagioni definite «un po’ allo sbando». In generale è aumentata la consapevolezza nei propri mezzi, la convinzione di potersela giocare con chiunque adattandosi alle varie partite. L’unica nota dolente fino a qui è quella famosa partita con il Milan che Orsolini vorrebbe tanto rigiocare, l’unica sconfitta in 11 partite su cui tutt’ora il 7 rossoblù s’interroga («Rosico tantissimo perché non ho giocato dall’inizio»). A Bologna, comunque, Riccardo si sente importante, benvoluto, percepisce la considerazione della piazza ed è riconoscente verso un’ambiente che gli ha permesso di riconquistarsi anche la maglia azzurra. Per questi motivi, dice, «perché andare via? Io voglio rimanere qua».

La rivoluzione di Thiago Motta

Con l’arrivo di Thiago Motta il gioco della squadra viene stravolto completamente. «Ha rivoluzionato tutto» dice Riccardo. Dopo aver perso in estate un punto di riferimento importante come Arnautovic, ora in squadra non ci sono più protagonisti ma 11 giocatori sullo stesso livello. Motta non punta all’esaltazione del singolo ma ad un gioco di squadra fatto di tanto palleggio, utile per frustrare l’avversario e per trovare l’imbucata giusta. E per i giocatori questa mentalità non è negoziabile («E’ un martello, anche in allenamento. O sei con lui o contro di lui, perché poi non si fa problemi a metterti in panchina»). Orsolini non sa se questo sia il Bologna più forte in cui abbia mai giocato, ma a suo parere è sicuramente quello più arcigno, completo in tutti i reparti, e di conseguenza quello che al momento sta raccogliendo di più. 

Il test di domenica contro la Fiorentina

La partita del Franchi per Riccardo sarà uno scontro alla pari. Riconosce infatti i punti di forza della formazione ben allenata da Italiano, ma è deciso nel dire che il suo Bologna è allo stesso livello. Entrambe le fazioni amano il possesso palla, il bel calcio e un gioco propositivo. Questo scontro quindi sarà un banco di prova determinante, perché fronteggiare un’ottima squadra «è un bel test per vedere se abbiamo gli attributi». E’ vero che non si può vincere sempre, ma una vittoria a Firenze sarebbe un chiaro segnale di come il sogno Europa, in fondo, non sia proprio un’utopia. Il numero 7 non promette nulla ma ci tiene a far sapere che non gli dispiacerebbe affatto tornare a vivere certe emozioni («Sarebbe bello per il Bolo, dopo vent’anni… Se lo meritano tutti»).

La partenza di Arnautovic e l’esplosione di Zirkzee

Come già accennato sopra, la figura di Arnautovic stava diventando un po’ ingombrante, quasi un ostacolo. Era il polo catalizzatore di tutto il gioco della squadra e questo andava inevitabilmente ad intaccare la libertà dei suoi compagni («quasi ci sentivamo in dovere di dargli la palla. Perché era Marko» racconta Riccardo del suo ex-compagno, con cui è ancora comunque in ottimi rapporti). Il suo addio è stata la scelta migliore sia per il club che per il giocatore stesso, ancor di più se si pensa alla conseguente evoluzione di Joshua Zirkzee. Il nuovo attaccante titolare del Bologna aveva solo bisogno di un po’ di fiducia in più, come sottolinea il compagno Orsolini, che lo reputa «un potenziale crac, un giocatore europeo, di livello internazionale». 

Tre figure importanti per Orsolini: Spalletti, Sinisa e Saputo 

Del primo viene sottolineata il colloquio costante con tutti i giocatori. L’ambiente della Nazionale è molto competitivo ma nonostante questo Spalletti non fa preferenze e dedica del tempo ad ognuno dei convocati, atteggiamento molto apprezzato dagli esordienti come Riccardo («Per me è un fenomeno, un professore. Sta lì e parla con tutti»). Di Sinisa invece Orsolini ricorda scherzosamente il carattere duro ma comunque premuroso nei confronti dei suoi ragazzi. Infine, l’esterno rossoblù racconta della presenza costante e in tutte le sedi da parte del suo presidente. Spiega come lui e i compagni percepiscano e gradiscano questa vicinanza a cui gli anni scorsi non erano stati abituati (« Fa sempre piacere vedere il presidente Saputo che s’interessa così alla squadra. Ci tiene proprio, vuole sapere, è curioso»).

La crescita personale

Le caratteristiche di Orsonaldo sono sempre quelle: dribbling, velocità, ricerca della superiorità numerica e del fraseggio con i compagni. Ma quest’anno Motta gli chiede un apporto maggiore anche in fase difensiva, e lui, ovviamente, non si tira indietro («Ho messo da parte l’Orsolini solista e sono diventato un ingranaggio di un macchinario che in questo momento sta andando bene»). Riccardo termina poi con una riflessione sulla propria carriera, sulla quale afferma di non avere rimpianti in quanto ancora lunga da scrivere. 

Fonte: Giorgio Burreddu e Dario Cervellati, Corriere dello Sport – Stadio

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