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The Day After – 7 Ott

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Non ci resta che piangere

L’immagine simbolo di questa drammatica, sportivamente parlando, domenica di inizio ottobre va in scena al minuto quarantesimo del primo tempo: a cinque minuti dall’intervallo, Pioli sostituisce un inconsistente Rolando Bianchi, sconsolato e  vicino alle lacrime nei bassifondi della panchina.  Negli occhi lucidi di quello che doveva essere l’erede dei vari Di Vaio e Gilardino, sta il fallimento di una squadra e, soprattutto, di una proprietà che stavolta, a differenza delle ultime stagione in cui le cose sono andate relativamente bene, rischia di pagare in un’unica tranche ed a caro prezzo, le scellerate operazioni di mercato in entrata e in uscita compiute da tre anni a questa parte. Quell’inconsueto cambio a pochi attimi dall’intervallo, talmente surreale da non sembrar vero, è stata la bandiera bianca pioliana, un gesto disperato traducibile in resa incondizionata.

E’ come se il tecnico parmense avesse comunicato in modo più che esplicito al suo pubblico che lui, più di così, non può: questi sono i giocatori a sua disposizione, questo è il verdetto emesso dal campo.

Pioli via dunque? Ad oggi, paiono decisamente più probabili le sue dimissioni che un esonero dettato dalla società ( per ragioni strettamente economiche: una società alla canna del gas non può di certo permettersi di mantenere due mister con stipendi da calciatori di prima classe): le prossime ore saranno in tal senso decisive.

Di sicuro, Pioli o chi al suo posto, avrà davanti a sé due settimane di fuoco ( causa pausa per le nazionali) nelle quali dovrà ricostruire da capo una squadra alla sbando e senza più certezze: perché se anche pilastri come Diamanti e Antonsson non riescono più a far la differenza, la faccenda assume contorni a dir poco tragici.

Infine una precisazione  su Rolando Bianchi: non lo si vuol di certo prendere come capro espiatorio, né come principale colpevole di questo pessimo inizio di campionato.  In lui, anzi, per ciò che può fare e dare sul campo, son riposte le speranze di risalire questa terrificante classifica: magari a partire dalla prossima sfida da dentro o fuori con il Sassuolo. Lì, l’ex capitano del Toro, guerriero ferito nel corpo e nell’anima, avrà la giusta occasione per riscattarsi e rompere il digiuno del goal.

La partita di Reggio Emilia del 20 ottobre sarà probabilmente una delle ultime occasioni, per lui e per tutto il Bologna, di risalire la china e cominciare un’ipotetica scalata verso lidi meno bollenti.

 

 

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