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The day after: Milan-Bologna

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crediti immagine: bolognafc.it

Esordio amaro per la squadra di Siniša che ieri sera, al cospetto di un Milan senza dubbio più in palla e rodato, ha dovuto arrendersi ai padroni di casa apparsi più pronti e – come ammesso dallo stesso Mihajlović – con un Ibrahimović in più.

Già, proprio l’amico fraterno di Siniša ha di fatto indirizzato la gara in maniera netta in favore dei rossoneri, non solo per la doppietta siglata (“Se avessi avuto vent’anni di meno avrei potuto segnarne cinque” dichiarerà nel post partita il gigante di Malmö), ma anche per le innumerevoli sponde, verticalizzazioni e preziose indicazioni ai suoi compagni di reparto. Il Bologna era anche partito bene, con quella verve aggressiva richiesta da Siniša e andando vicinissimo al vantaggio con un tiro di Soriano sporcato in calcio d’angolo, facendo subito drizzare le antenne alla squadra di Pioli che, da lì in poi, ha saputo prendere in mano il pallino del gioco. Le discese di Theo Hernandez, le geometrie di Bennacer, le incursioni di Calhanoglu e la presenza in area di Ibra sono state un’autentica spina nel fianco per la squadra rossoblu, se poi anche giocatori meno quotati come Calabria e Gabbia sfornano una prestazione di alto livello allora diventa tutto più difficile. 

Giocando entrambe con il 4-2-3-1, la maggior qualità dei rossoneri – soprattutto in fase di spinta e di palleggio (60% Milan – 40% Bologna) ha fatto la differenza, visto anche il centrocampo tutt’altro che ermetico, con Schouten e Dominguez che non hanno garantito il necessario filtro per Danilo e colleghi. Non è tutto da buttare però: Tomiyasu ha dimostrato, nel battesimo di fuoco contro Ibrahimović, di poter giocare da difensore centrale, nonostante i due goal incassati. Bene anche De Silvestri, al suo esordio stagionale. 

Chi sono mancati ieri sera sono gli uomini chiave, soprattutto in attacco: incolori le prove di Barrow ed Orsolini, tant’è che i meno chiacchierati Sansone e Skov Olsen sono stati i più pericolosi, anche se con un Donnarumma in questo stato di forma risulta complicato segnare, specie se ci si mette di mezzo anche il palo. Milan che si dimostra autentica bestia nera dei rossoblu che dall’exploit di Donadoni con Giaccherini nel 2016 non hanno più vinto con i rossoneri, ricordando nostalgicamente il magico esordio del 2008 con Di Vaio e Valiani che fecero sfigurare Ronaldinho e soci. Lunedì arriva il Parma, subito un derby per rifarsi e conquistare i primi tre punti di questo campionato, contro una compagine molto più alla portata e ancora in fase di costruzione e rodaggio. 

In ultimo, rivedere qualche sparuto gruppo di tifosi allo stadio ha addolcito la serata, poco importa se avversari. Non eravamo più abituati agli applausi provenienti dagli spalti, seppur timidi e quasi tennistici. Lo stadio non è fatto di silenzi, ma per cullare dentro di sé una passione che ci accomuna tutti e che nasce per essere condivisa. La normalità è ancora lontana, ma la strada è tracciata. 

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