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Bologna

Tifo Disorganizzato – 06 Dic

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Ha circa cinquantacinque anni, oppure è una quarantacinquenne che li porta molto male. Siede dietro di me ad ogni partita, e ad ogni partita parte il suo disco rotto. Anche i miei dischi sono ormai rotti. Entrambi. Oggi le sue dissertazioni onniscienti, emesse tutte d’un fiato come un’immersione in assetto costante, hanno colti riferimenti enigmistici.

Il primo enigma, in verità, è come mai il tizio che la accompagna sugli spalti e nella vita sia ancora lì, imperterrito, al suo fianco, pur non essendo sordo. Il secondo mistero è come questi due orripilanti esseri posano avere un figlio così bello che oggi è allo stadio con loro. Un vero rebus genetico. Il Bologna in campo ci prova e, nel freddo, lo stadio si scalda. Mano in area, il pubblico invoca la VAR. Lei chiede cosa sia la VAR. Io pensavo fosse una commedia teatrale. LA VAR di MOLIERE. Per molti, invece è un acrostico per l’arbitro La Penna.

V.A.R. :
Va
Affanculo,
Rigore!

Non è rigore, se non per quanto riguarda il freddo.
La fastidiosa, inarrestabile, vocina dietro di me  fa notare come il Bologna sembri un cruciverba a metà, in cui funzionano solo le definizioni orizzontali e non quelle verticali. Infatti l’hombre vertical ce l’hanno loro, perciò bisogna trovare il modo di stravolgere il significato della partita.

Ce l’ha con Masina, forse perché crede che si tratti di Giulietta Masina, defunta moglie del defunto Federico Fellini e nemmeno Fellini avrebbe avuto il coraggio di annoverarla nel suo circo di personaggi strampalati. Che follia. Ce l’ha con un regista e si incazza con un terzino.

Ora è scatenata e irritata dallo stitico assedio. Bersaglia ancora Masina che sbaglia gli appoggi, sbaglia i lanci, sbaglia i colpi di testa, sbaglia le chiusure e anche nei parcheggi pare non essere il massimo. La sua accusa è quella di avere una condizione fisica precaria. A riprova della sua affermazione, fa notare che “MASINA” è l’anagramma di “ANSIMA” e per questo è indietro di condizione. So che non dovrei farlo, ma replico facendole notare che gli anagrammi non determinano le caratteristiche di un giocatore, altrimenti “TAIDER” giocherebbe come “DETARI” e, per quanto bravino ed applicato, non ha lo stesso talento. Infatti nemmeno gioca.

In quel momento il Cagliari passa in vantaggio con una rete di Pedro. Lei mi fa “pat pat” sulla spalla, odio chi mi fa “pat pat”. A riprova della sua precedente teoria su Masina sottolinea che era scritto che facesse goal Pedro, perché “PEDRO” è l’anagramma di “PERDO”. Io in silenzio penso che vorrei essere “MIRANTE” per potermi anagrammare e “MENARTI”. Meglio così, la violenza è sempre sbagliata, soprattutto verso le donne che vanno trattate come divinità. C’è chi dice che Dio in realtà sia donna e, ormai travolto dagli sproloqui di questa divinità molto discutibile, mi accorgo che “DIO DONNA” è l’anagramma di “DONADONI”. Perciò, per questa volta, inchinandomi all’evidenza, mi limito ad anagrammare “MIRANTE” in altro modo e la prego di smetterla: “TERMINA”! Lei promette che lo farà, ma non mantiene la promessa. Non mi ero accorto che MIRANTE è anche l’anagramma di “MENTIRA’”. Perciò si infuria e dilaga quando Poli sbaglia il pareggio. Sbraita inviperita. La invito a calmarsi, ma ormai straripa come un fiume in piena. Del resto POLI è l’anagramma di “IL PO”.

Sono seriamente preoccupato ora. Sia per me stesso, impigliato nella rete degli enigmi, sia per il Bologna che non riesce a risolvere l’enigma della rete. Ci riesce nel finale, con goal di Destro. Mi giro rabbioso verso di lei, sfidandola ad anagrammare Destro. Non ho imparato la lezione. Destro ha fatto goal di testa su una dormita della difesa, anagrammando “TESTA DORMITA” mi mostra nome e cognome di MATTIA DESTRO. Ormai non la sopporto più e in quel momento mi rendo conto che mi chiamo DARIO, il cui anagramma è “ODIAR”. Non posso rassegnarmi a questa stupida idea degli anagrammi, devo reagire, ma devo essere forte e cerco di riappacificarmi. Per essere carino mi complimento per suo figlio che è davvero molto bello. Lei mi risponde che ovviamente lo è, per ché FIGLIO è l’anagramma di “IL FIGO”.

Per una volta le do ragione. Lei è infatti MADRE che è l’anagramma di….

Nonostante il pareggio che poteva essere una vittoria, me ne vado sogghignando, chiedendomi cosa sarebbe successo se nel Bologna avesse giocato COZZA. Io credo che sarebbe stato sempre infortunato, perché questa rompipalle, COZZA, lo avrebbe rotto.

Lo rompe sempre. Ad ogni Partita.

FANFAVULCO!

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