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Vincenzo Italiano, sette mesi e mezzo per prendersi Bologna

Dagli scetticismi iniziali a un piccolo pezzo di storia: Vincenzo Italiano si è preso Bologna e il Bologna

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Italiano post Bologna-Borussia Dortmund
Vincenzo Italiano (© Damiano Fiorentini)

Stucchevole. È il termine che Vincenzo Italiano avrà sicuramente pensato per descrivere quel paragone che lo ha accompagnato dal primo giorno in cui è diventato l’allenatore del Bologna. D’altronde, sapeva benissimo anche lui dove era arrivato. Ma era altrettanto convinto di poter far bene, e lo ha detto dal primo minuto.

C’era chi era scettico. Un passato recente che non lo aiutava, per chi vedeva solo un lato della medaglia. Invece, c’era chi aveva fiducia, così come chi lo aveva scelto al timone del Bologna. Ora, di Vincenzo Italiano, sembra non se ne possa più fare a meno.

Vincenzo Italiano e un’eredità pesante…

Già, quel paragone con Thiago Motta, per i risultati strabilianti ottenuti nella scorsa stagione, è stato il benvenuto a Vincenzo Italiano in quel di Bologna. Lui, però, si è messo a fare la cosa che più gli piace: lavorare, lavorare e lavorare. Nessun proclamo, tanta speranza: «vogliamo far tornare la gente in piazza». Un proclamo sicuramente positivo, alla quale in molti avranno pensato: “come?”. Via Alexis Saelemaekers, Joshua Zirkzee, Riccardo Calafiori. Dentro Nicolò Cambiaghi, Thijs Dallinga, Nicolò Casale. Con loro Iling-Junior, Dominguez, Pobega, Miranda (al posto di Kristiansen, giusto ricordare), Holm.

In molti hanno visto una sorta di ridimensionamento della squadra. Difficile pensarla diversamente, quando si è – gisutamente – abbagliati dalla luce della stagione precedente. Ma lui, Vincenzo, non ha battuto ciglio. È entrato nel gruppo e ha iniziato a lavorare. Sin dai primi giorni a Casteldebole, poi a Valles, cercando di far capire il proprio calcio, di integrare alla già ottima base che aveva trovato. “Ci vorrà tempo”, il pensiero di tutti.

…saputa gestire alla grande

E infatti l’inizio non è dei più entusiasmanti. Una serie di pareggi, con qualche lacuna in mezzo al campo. C’è da entrare meglio nella testa, per capire come fare il suo calcio. Nessuno, proprio nessuno, si perde d’animo. Avanti, ancora, in attesa di un miglioramento. Un miglioramento che arriva, eccome se arriva. Con il suo metodo, il “metodo Italiano“, che coinvolge tutti, e porta risultati. In Champions è un crescendo, fino a i pareggi di Lisbona e alla vittoria contro il Borussia. A casa nostra, in campionato, è in piena zona Europa, a soli cinque punti dal quarto posto. In Coppa Italia, invece, è già entrato nella storia del Bologna: semifinale raggiunta dopo 26 anni. Battendo l’Atalanta, a Bergamo. Perché questa squadra non ha limiti e si sente forte. Lo sanno i protagonisti. E lo sa anche Vincenzo Italiano: in sette mesi e mezzo si è preso tutto, e ora il paragone è un po’ meno stucchevole.

Fonte – Gianmarco Marchini, Il Resto del Carlino

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