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Calcio

100 Storie Rossoblù: 76 Kolyvanov, 75 Gilardino, 74 Demarco

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Un viaggio giornaliero lungo cento storie. Cento uomini, cento giocatori che hanno vestito la maglia del Bologna nella sua storia lunga oltre un secolo. Nato con l’idea di stilare una classifica dei più grandi rossoblù di sempre, questo progetto con il tempo ha virato verso un modo per raccontare in poche parole le storie di piccoli e grandi uomini. Tra loro c’è chi ha segnato un’epoca e chi invece è stato a malapena intravisto, tutti però hanno una storia da raccontare ed io ho pensato di raccoglierle qui.  

PUNTATE PRECEDENTI:
– 100 (Bernacci), 99 (Womé), 98 (Dyego Coelho)
– 97 (Walsingham), 96 (Luciano), 95 (Meghni)
– 94 (Aaltonen), 93 (Vukas), 92 (Battisodo)
– 91 (Rubio), 90 (Macina), 89 (Matosic)
– 88 (Chiorri), 87 (Bellucci), 86 (Sarosi)
– 85 (Colomba), 84 (Bellugi), 83 (Turkylmaz)
– 82 (Antonioli), 81 (Binotto), 80 (Liguori)
– 79 (Jensen), 78 (Pilmark), 77 (Zagorakis)

76 – Igor Kolyvanov
Promettente fin da giovanissimo, Kolyvanov si guadagna la chiamata del Foggia di Zeman dopo aver vinto il titolo di capocannoniere agli Europei Under-21 del 1990, durante i quali segna 9 reti. La sua corsa e la sua grinta ne fanno presto un idolo della curva pugliese, e la cosa si ripete nel Bologna, dove gioca cinque stagioni raggiungendo una costanza di rendimento che gli permette di diventare uno dei punti fermi della squadra. Tormentato da frequenti piccoli infortuni, pur non avendo enorme confidenza con il gol si rende utilissimo raccordando centrocampo e attacco e svolgendo un buon lavoro di copertura. Sotto le Due Torri chiude una carriera praticamente quasi tutta italiana, quindi diventa allenatore delle varie selezioni giovanili russe prima e dell’ambizioso UFA, squadra che rappresenta la popolosa capitale della Baschiria, poi.

75 – Alberto Gilardino
Una sola stagione, ma molto importante, quella di Alberto Gilardino in maglia rossoblù, quella del 2012/2013. Diversi anni prima, nel 2005, ha spedito il Bologna in B segnando al “Dall’Ara” nel ritorno dello spareggio tra i felsinei e il suo Parma. Ha 23 anni, è da poco esploso nel Parma dopo la cessione di Adriano, si dimostra con il tempo uno dei migliori attaccanti italiani della sua generazione, forse il migliore quando riceve palla spalle alla porta, si gira e segna. Completo, forte al tiro come nel gioco aereo, bravo a finalizzare come a giocare di sponda, fallisce il grande appuntamento con il Milan ma poi è bravissimo a rigenerarsi a Firenze prima di bloccarsi dopo il trasferimento al Genoa. È a Bologna, in coppia con Diamanti, che il “Gila” rinasce, ritrovando la Nazionale e regalando al popolo rossoblù un bel campionato che gli fa “perdonare” la retrocessione subita per sua mano anni prima. Continua disputando successivamente un’altra buona stagione al Genoa prima di un esilio dorato in Cina. Campione del Mondo nel 2006, il suo mancato riscatto dopo il prestito – nonostante una chiara volontà di rimanere – è una delle cose che i tifosi del Bologna maggiormente contesteranno al presidente Guaraldi, che lo sostituisce con Rolando Bianchi e trova così la B.

74 – Héctor Demarco
Interno di centrocampo di classe e sostanza, portato al combattimento, Demarco arriva a Bologna nel 1959 proveniente dall’Uruguay. Gioca da titolare le prime due stagioni, nelle successive tre appare raramente, chiuso dalle regole sull’utilizzo degli stranieri: ogni squadra può tesserare tre stranieri ma utilizzarne solo due alla volta, e gli altri stranieri rossoblù sono Haller e Nielsen, autentici fuoriclasse. Mentre in campionato lascia poco il segno, pur se suo è il gol che determina la vittoria esterna sulla Lazio nell’anno dell’ultimo Scudetto, si riscatta in Europa, dove può giocare liberamente e dove segna 10 reti in 18 gare nella Mitropa Cup, trofeo che conquista dunque da protagonista nel 1961. Prima dell’Italia, con la Nazionale, aveva vinto anche una Copa America. Chiude nel Lanerossi Vicenza, giocando a buoni livelli quattro stagioni in Serie A, torneo nel quale alla fine conta 156 presenze e 22 reti complessive.

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