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I-Football – Social, WiFi e smartphone: quando la tecnologia non aiuta il calciomercato – 1 Feb

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Anche quest’anno è andata. Ieri sera si sono chiuse le porte del calciomercato e, almeno fino al primo luglio, non sentiremo più parlare di trattative, bonus e ingaggi. Un po’ ci mancherà, soprattutto a noi che viviamo ogni sessione incollati allo smartphone per controllare ogni minimo aggiornamento. Sì, lo smartphone. Oggi è lì che avvengono le operazioni del mercato dei calciatori, e sempre lì ci informiamo su ogni singolo sviluppo legato al futuro della nostra squadra del cuore. La cessione del nostro idolo o l’arrivo di un campione viene raccontata sui nostri iPhone nel dettaglio, mentre gli stessi protagonisti la vivono con quel maledetto, e allo stesso tempo magico, oggetto in mano.
Sono finiti i tempi in cui il Principe Raimondo Lanza di Trabia, il presidente bohemienne del Palermo di inizio anni 50, che intavolava le sue trattative nella vasca da bagno del Gallia Hotel di Milano, possibilmente con un brick di caffè da un lato e un gigantesco crème caramel dall’altro. Da allora il calciomercato di strada ne ha fatta tantissima, soprattutto grazie alla tecnologia. Ed ecco che il via vai dei trasferimenti è diventato un business sempre più facile e veloce. Forse anche per questo molte volte i presidenti e i procuratori aspettano fino alle ultime ore dell’ultimo giorno di mercato per mettere a segno il loro colpo.
Dimentichiamoci scene epiche come quella di Pastorello che il primo settembre 2008 arriva di corsa con il contratto che avrebbe fatto tornare Milito a Genoa e, vedendosi chiudere in faccia la porta, lancia il contratto al di là dell’apposito box. O ancora Galliani che va di persona a citofonare a casa di Mattia Destro per portarlo al Milan. Momenti così ne vedremo sempre meno, travolti dal ciclone WhatsApp e derivati e rapiti dal mondo social. Ormai sono questi i mezzi con cui si fa il mercato. Le ufficialità arrivano su Instagram, dove i calcitori non vedonon l’ora di posare per uno scatto con la nuova maglia. Le notizie viaggiano su Facebook dove appaiono anche i comunicati ufficiali delle squadre. Twitter, invece, è una sorta di agenzia stampa che, all’occorrenza, si trasforma anche nell’unica attendibile fonte dei diretti interessati. Basti pensare all’uso che ne ha fatto in passato Wanda Nara, procuratrice e moglie di Mauro Icardi: la scorsa estate la bella argentina teneva tutti aggiornati sulla situazione della punta nerazzurra solo attraverso i suoi cinguettii. Ed è sempre su Twitter che nascono i sogni del calciomercato. Sempre la scorsa estate, in una notte di fine estate ha iniziato a scalare la classifica dei trending topic l’hashtag #hovistoCavani. Un trend che con il passare delle ore aveva convito i tifosi del Napoli che il Matador fosse all’hotel Vesuvio per trattare il clamoroso ritorno in azzurro. La viralità della fantomatica notizia, fece sì che decine di tifosi partenopei si radunarono davanti quel albergo in attesa che apparisse l’uruguagio.
Non sempre la tecnologia ha risposto “Presente” quando è stata chiamata in causa dal calciomercato. L’esempio più clamoroso è quello del 31 gennaio 2013. Mino Raiola aveva inventato l’ennesima magia, portando il centrocampista Kasami a Pescara. Eppure fu proprio la connessione wi-fi dell’Ata Hotel a tradire il re dei procuratori: a causa delle linea intasata e balbettante, quell’operazione saltò scatenando l’ira del più grande agente di mercato in circolazione. Qualcosa di molto simile è avvenuto il 31 agosto 2016, nella trattativa che avrebbe dovuto portare il centrocampista dello Zenit Axel Witsel alla Juventus. Anche lì, mancavano solo visite e firma. Fatto sta che il giocatore non ha mai vestito la maglia bianconera. Lì, il problema fu il TMS TRANSFER MATCHING SYSTEM), il  sistema informatico online che viene utilizzato per gestire e controllare i trasferimenti internazionali. Quella sera, anche a causa dell’indecisione dei russi, il canale fu aperto tardi e neanche la straordinaria rapidità di comunicazione di internet riuscì a far concludere le trattative.
Oltre alle connessione, però, le trattative saltano anche per colpa dei social. Lo accennavamo prima, la loro viralità è devastante e spesso porta a clamorose gaffe. Anche se sei “il condor” del calciomercato. Adriano Galliani ne sa qualcosa. Più di due dei suoi colpi saltarano a causa delle foto messe sul web con quelli che sarebbero dovuti diventare i futuri acquisti del Milan. La storia più nota fu quella legata a Tevez che nel dicembre 2011 era stato ritratto a tavola con l’Ad milanista: una foto che fece il giro della rete, ma che restò solo un sogno dei tifosi rossoneri. Errore ripetuto anche nel 2016 con Pjaca. Curiosità: entrambi sono finiti alla Juve, scatenando un mare di sfottò, ovviamente social. E anche nell’ultima sessione di mercato lo stesso Milan stava per ricascarci ancora con il misterioso Tweet che annunciava l’ufficialità di Deulofeu prima apparso e poi tolto dal club rossonero. Una mossa che ha fatto infuriare i dirigenti dell’Everton.
Capitolo WhatsApp. Possiamo solo immaginare il numero di notifiche che riceve un procuratore o un calciatore negli infuocati ultimi giorni dedicati ai trasferimenti.  Dopo la candidatura spontanea presentata all’Independiente dal tecnico Ariel Holan con un messaggio vocale, il noto servizio di messaggistica istantanea sembra essere il mezzo più efficace per concludere le operazioni di mercato. O almeno provare a indirizzarle. Ci hanno provato i bianconeri Mandzukic, Pjaca e Dani Alves che hanno creato un gruppo su WhatsApp chiamato “Juventus”, all’interno del quale era stato inserito anche il giocatore del Barcellona Rakitic. Una sorta di spot virtuale per far cedere il centrocampista di fronte alle lusinghe della vecchia signora. Senza riuscire nell’intento. Eppure c’è stato anche chi ha utilizzato WhatsApp per spingere una cessione. E’ il caso del West Ham con Payet. Gli ormai ex compagni del francese, infatti, hanno definitivamente allontanato il giocatore dall’Inghilterra escludendolo da un gruppo di WhatsApp. A buttarlo fuori dalla chat sarebbe stato l’ex sampdoriano Obiang, che, in qualità di amministratore del gruppo, lo ha cancellato. 

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