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Calcio

La meravigliosa lettera di Srna per il suo addio alla Nazionale – 9 ago

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1000 cuori si occupa prevalentemente del Bologna calcio. Ma, di fronte a queste lettere d’amore nei confronti della propria Nazionale, e della maglia, non possiamo restare indifferenti. Perchè sono atti che fanno bene al mondo del calcio. Ecco allora che abbiamo deciso di pubblicare la lettera di Dario Srna per il suo addio alla Nazionale Croata.



“Tutta la mia vita può essere riassunta in questi 15 anni in cui ho giocato per la Croazia“. Inizia così la meravigliosa lettera. Indubbiamente quella tra la Croazia e il suo capitano è una delle piu belle storie d’amore che il mondo del calcio ci abbia regalato in questi ultimi anni. E si fa fatica ad immaginare la Croazia senza Srna. Senza uno dei suoi giocatori più rappresentativi. Forse, il più rappresentativo al momento.

Una storia d’amore iniziata il 20 novembre del 2002 a Timisoara, nell’amichevole contro la Romania. Proseguita, poi, con il primo goal. Il 29 marzo del 2003 trovò la sua prima gioia contro il Belgio, in una gara valida per le Qualificazioni all’Europeo del 2004. Record di presenze (134) e fascia al braccio dal 2009. Quest’anno, da giocatore, ha sentito l’inno croato per l’ultima volta in una competizione europea. Lo ha fatto ancora da capitano. Lo ha fatto anche con le lacrime agli occhi, dopo la morte del padre (il padre è morto durante gli Europei, ndr). Dopo il viaggio lampo per il funerale, Srna era di nuovo in campo nella partita seguente. Ed è stato lo stesso giocatore a spiegarne il motivo: “Vedermi giocare in Francia era l’ultimo desiderio di mio padre. Ha fatto tutto per me, non sarei arrivato dove sono se non fosse stato per lui”. Con le lacrime agli occhi, ma da capitano e da uomo vero, è rimasto in campo 90′ nella gara contro la Repubblica Ceca. Perchè Dario Srna è tutto questo. E molto di più.

La lettera, poi, prosegue così: “Non sono mai stato bravo a trovare le parole per gli addii. Quello che so è che niente è per sempre, nemmeno noi, ma qualcosa la devo dire e tutto quello ciò che dirò non sarà mai abbastanza per spiegare l’onore e l’orgoglio che ho provato nel rappresentare il mio Paese. Non è facile… Una parte di me sa che questa è la cosa giusta da fare, ma un’altra parte vuole rimanere, ed entrambe a loro modo sono nel giusto.

Quando qualcuno lascia, le cose vengono sommate, sottratte, misurate… Le partite diventano numeri, le competizioni diventano anni, e io non la penso così perché i numeri sono freddi. Comunque, vorrei provare a trasformare queste parole in emozioni, anche se non sempre è possibile nella vita come nel calcio. I più grandi poeti, perfino loro, non sono capaci di raccontare storie che parlino di un secondo di una partita di calcio, ed io ho vissuto l’eternità di questi momenti in questi 15 anni.

Scegliere tra tutte una singola partita non sarebbe giusto verso alcuni dei miei compagni che non sono stati così fortunati da averla giocata, e non sarebbe giusto verso lo sport dire che sono state tutte uguali. Quello che è giusto, è dire che ho iniziato ogni partita con tutto il mio cuore, così come hanno fatto i miei compagni nella Croazia. E questa è la pura verità.

In Francia, ho sentito l’inno croato per l’ultima volta, da uomo adulto, da genitore, da capitano che si è ricordato com’è stato sentirlo per la prima volta da ragazzo. E’ stata la stessa cosa. Nulla è cambiato. In tutta la mia carriera, dal GOSK Gabela, Neretva, Hajduk e Shakhtar, fino alla nazionale ho avuto sempre passione e orgoglio. L’ultima partita è stata difficile perché ho capito che sarebbe stata davvero l’ultima… e per mio padre. Devo tutto a lui.

Non riesco a esprimere abbastanza gratitudine a tutte quelle persone che mi hanno aiutato negli anni a diventare ciò che sono adesso. Nominarle, significherebbe certamente dimenticare qualcuno e farei un grosso errore. Piuttosto dico che sono eternamente grato per tutto l’aiuto ricevuto nell’aver potuto vivere il mio sogno da persona più felice del mondo. E tutto questo vale anche per la mia famiglia, loro significano tutto per me. Senza i miei genitori, i miei fratelli, mia moglie e miei figli, non sarei la stessa persona.

Lascio la nazionale con orgoglio, sapendo di aver dato tutto ciò che potevo. Tutto. Se mi chiedete cosa avrei preferito – essere tre volte campione del mondo con qualsiasi altra nazionale o il giocatore che sono con la Croazia – non devo nemmeno rispondere. Giocare per la Croazia è stato vivere un sogno.

Questo è il giorno più bello e più triste della mia vita. Lasciare per sempre qualcosa che hai amato così tanto ti distrugge, ti toglie il fiato, ti riempie gli occhi di lacrime, alla ricerca delle parole giuste che non trovi. Non ci sono, non ci possono essere… Come potrei trovarle, io sono stato il capitano della Croazia. Il primo tra tante persone magnifiche, giganti, i migliori dei migliori. Ne è valsa la pena, ogni secondo…

Per sempre, finché vivrò, sarò uno di voi!”

foto: dailymail.co.uk

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