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La Serie A trema, lo “Zingaro” scopre i tarocchi

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LA SERIE A TREMA, LO “ZINGARO” SCOPRE I TAROCCHI

Mentre il campionato italiano di calcio si avvicina repentino alla tradizionale pausa natalizia, Almir Gegic varca la porta dell’ufficio del gip Guido Salvini per un interrogatorio di garanzia che chiude oltre un anno di latitanza dell’ex calciatore serbo del Chiasso.

Lo “zingaro” si costituisce e si spalancano nuovi inquietanti scenari nell’inchiesta sul calcioscommesse della procura di Cremona. Gegic personaggio chiave nella sconsolante vicenda che infanga il pianeta del calcio nostrano. Secondo l’accusa è lui il faccendiere incaricato del pagamento dei giocatori ingaggiati per alterare i risultati delle partite ed è l’anello d’unione fra l’Italia e gli scommettitori asiatici capitanati da Tan Seet Eng, uno dei capi della criminalità organizzata di Singapore. Il coinvolgimento dell’amico d’infanzia Hristiyan Ilievski, gli atleti compiacenti, le partite di serie A truccate, tutto sotto la lente d’ingrandimento della procura lombarda.

“Comunque, signor giudice, non c’eravamo solo noi. Ci sono anche altri gruppi che gestiscono le scommesse. Non abbiamo inventato niente, è da vent’anni che in Italia si comprano le partite”.

Basterebbe questa breve dichiarazione per capire la portata dell’inchiesta, i suoi probabili risvolti ed eclissare dalla voce “sport” un castello di carta che da troppo tempo si alimenta di falsità, apparenza, espedienti e malafede. “Resto basito davanti ad uno scempio totale dei dogmi sportivi ed etici infranti senza il minimo rispetto per coloro che spendono denaro e tempo in nome di una sana passione. Le aggiustatine a fine stagione si sono sempre fatte, il balsamico pareggio all’ultima giornata di campionato per scongiurare pericoli di sorta non ha mai costituito un pretesto per arricchimenti personali o, peggio ancora, scommesse”, commenta l’ex DS di Bologna e Sampdoria Paolo Borea in esclusiva per 1000 Cuori Rossoblu.

Gegic, parole del suo avvocato, “…è contento di essersi costituito”. Seduto davanti ai magistrati srotola la trama, elenca match della massima serie nazionale comprati e fornisce dettagli sull’enigmatico mister X. “Un signore sulla sessantina. Io e Hristiyan lo abbiamo incontrato un paio di volte, ce l’ha presentato Bellavista, aveva più di dieci telefonini. Ci siamo visti all’hotel Tocqueville a Milano, quello dove vanno i calciatori. Voleva venderci partite di serie A nelle quali erano coinvolte squadre del Sud, Catania, Palermo, Lecce e Napoli”. Gegic parla degli ex Piacenza Carlo Gervasoni e Mario Cassano, degli ex Albinoleffe Joelson e Pellicori, dell’ex Ascoli Micolucci: “Gli abbiamo dato un sacco di soldi ma lui ha tentato di fare da solo. Tra l’altro negli spogliatoi era molto antipatico, ci ha fatto perdere solo tempo”. “La prima operazione fu siglata a Mendrisio, in un bar vicino al centro commerciale Fox Town. Quando ho cominciato avevo pochi soldi, perciò ho dovuto allargare il numero di finanziatori. La rosa di calciatori coinvolti è aumentata con l’arrivo di Lalic e Sulic, ma il vero salto di qualità è avvenuto con Ilievski”. Un’amicizia antica come la notte dei tempi: “Aveva una security di duecento uomini, l’ho chiamato a far parte del gruppo perché non riuscivo più a gestire le cose da solo”.

Da Chiasso e Cernobbio gli “zingari” controllano strategicamente le logistiche di “un vero e proprio sodalizio criminale – sottolinea l’accusa – che consente, nei mesi successivi, la corruzione di un numero imprecisato di calciatori e la pesante interferenza nelle partite di fine campionato della Lega Pro, Serie B e serie A italiana”. “Compravamo informazioni, non uomini”, replica in un primo momento Gegic che ammette successivamente di essere a conoscenza della distribuzione di denaro tra i calciatori.

Si attendono chiaramente nuovi e costanti sviluppi nell’ennesima pagina triste di uno sport alla deriva, ferito a morte nella propria credibilità da Calciopoli, sotterrato con infamia dai suoi stessi protagonisti. Tutto troppo velocemente. 

 

Mattia Grandi

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