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Calcio

Liga* – Villanova: la decisione più sofferta – 22 Lug (25 Apr)

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La Redazione di 1000Cuori unita si unisce al cordoglio della famiglia  Villanova per la  perdita di Tito e per ricordarLo come grande uomo di sport  “riposta” un brano dello scorso luglio, magistralmente scritto dal Nostro Ciro Brillante. Descanse en Paz, Tito!

 

Il pallone è il Re Sole di un mondo artificioso, forzatamente ovattato, edificato con mura di lustrini e fondamenta di scintillanti paillettes. Un vero e proprio universo abitato da super-divi pagati per regalare emozioni a chi li osanna quasi al punto da farne una ragione di vita.

Ma il calcio, si badi bene, non va mai confuso con la vita.

Alla vita non importa un’acca di quanti zeri ha un conto in banca, della fama che si riesce a conseguire o della schiera di fanciulle invaghite di cui ci si può vantare.

Da questo orecchio proprio non ci sente, e poco importa se di professione fai lo straccione, il tycoon o l’allenatore di una delle squadre di calcio più forti di tutti i tempi.

 

Tito Villanova appartiene a quest’ultima categoria.

Alla prima esperienza sulla panchina di una big (e che big!), Tito non si è limitato a vincere il campionato, ma l’ha dominato dall’inizio alla fine, umiliando con il suo Barcellona i rivali storici nonché campioni in carica del Real Madrid, staccati di quattordici eloquentissimi punti in classifica.

Tito ha impugnato le redini del Barça da mezzo carneade e con infinita umiltà e dedizione al lavoro ha saputo inculcare la propria filosofia ad una squadra ben rodata e reduce dai fasti del pontificato-Guardiola.

Tito racconterà ai nipoti di avere allenato gente come Puyol, Xavi, Iniesta e Messi e nessuno mai potrà sollevare dubbi sulla bontà del suo operato.

 

Tito ha appena lasciato l’incarico di allenatore del Barcellona per una terribile malattia.

È il 22 novembre 2011 quando l’allora vice di Pep Guardiola viene sottoposto per la prima volta ad intervento chirurgico. La diagnosi, impietosa, parla di tumore alla più voluminosa delle ghiandole salivari: la parotide. Barcellona, la Spagna e l’intero mondo calcistico sono sotto shock, come se ci si ricordasse all’improvviso che esiste qualcosa di più di un rigore calciato alle stelle in una finale di Champions o di una rete siglata in un derby. Come se fossero necessari drammi come questo o come quello di Eric Abidal, altro blaugrana operato di tumore nel 2011, per distogliere lo sguardo da un olimpo di felici superstar e tornare a fare i conti con la vita.

 

Cala il sipario sulla stagione 2011-2012 e Guardiola saluta dopo quattro anni e quattordici trofei messi in bacheca. La corazzata catalana passa tra le mani di Villanova perché «nessuno rappresenta il Barça meglio di lui», parola di Andoni Zubizarreta.

Tito parte fortissimo, la sua nuova creatura sembra inarrestabile tanto in Spagna quanto in Europa.

A dicembre, però, il tumore torna alla carica. Ora è chiaro: non si arrenderà fino a quando non gli avrà strappato via il Barça.

Al nuovo intervento chirurgico segue da un periodo di stop forzato in cui il timone della squadra passa al vice Roura. Tito va negli U.S.A., si cura, fino a quando ne sarà in grado non mollerà ciò che ha saputo dimostrare in poco tempo di meritare.

Torna in tempo per l’ultima fetta della stagione, che andrà alla grande in campionato, un po’ meno in Champions. Va benissimo così all’allenatore risorto due volte dall’inferno e già pronto a gustarsi nuove esaltanti battaglie, finalmente solo sportive.

 

19 luglio 2013, ore 20.30, Tito questa volta non ce la fa.

L’annuncio lo danno in una conferenza stampa straordinaria il presidente Rosell e il direttore sportivo Zubizarreta. «In seguito a controlli di routine è emersa per Tito Villanova la possibilità di seguire un trattamento incompatibile con lo sviluppo del suo incarico. È un colpo durissimo, ma ci rialzeremo anche stavolta, perchè prima vengono le persone, poi penseremo al Club», chiosa Rosell, che poi informa dell’annullamento dell’amichevole che la squadra avrebbe dovuto disputare questa sera a Danzica contro i polacchi del Legia Varsavia: «Non siamo nello stato d’animo giusto per giocare».

Ed ecco che anche il superbo pallone, una volta tanto, si inchina alla vita. Si inchina al dramma senza fine di Tito, sconfitto per la prima volta dal male terribile che da due anni gli attanaglia la gola.

 

Anims, Tito! Il calcio non cesserà di fare il tifo per te nella partita più importante della tua vita.

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