Mondiali di calcio FIFA 2026
Chiacchiere Mondiali con… Utkir Yusupov
Il portiere uzbeko ha aiutato la sua squadra a raggiungere un traguardo incredibile: ripercorriamo con lui i sogni di un popolo
Per la prima puntata di Chiacchiere Mondiali, ci serviva un ospite unico. Qualcuno che potesse raccontarci una storia davvero particolare, un sogno che, perlomeno in Italia, ancora non ha avuto voce. Così, abbiamo scelto come primo ospite della serie un portiere di una nazionale che, qualificandosi alla prossima Coppa del Mondo, ha fatto la storia non solo del proprio paese, ma anche di un’intera area geografica. L’Uzbekistan, infatti, è la prima e unica rappresentante dell’Asia Centrale nella competizione. E arriverà in America con una valigia piena di sogni e orgoglio.
Utkir, vorremmo partire dalla fine: cosa significa per il tuo popolo la qualificazione ai Mondiali? E con che spirito affronterete la competizione?
«Questo è un momento storico per il nostro paese e per tutta l’Asia Centrale. Portiamo con noi le speranze del nostro popolo con orgoglio e affronteremo con cuore, unità e fiducia tutte le sfide che ci si porranno davanti».
Ti vedi come un ambasciatore dell’Asia Centrale o un sognatore che vuole portare l’orgoglio di una nazione con sé?
«Mi vedo un pò come tutte e due: un ambasciatore di una regione intera e un sognatore che vuole dimostrare che, grazie al duro lavoro, i sogni possono diventare realtà».
Ripercorriamo il percorso di qualificazione: che emozioni hai provato durante la partita decisiva in Qatar?
«E’ stata una notte indimenticabile, piena di emozioni e pressione. Ho sentito il peso delle speranze dell’Uzbekistan, ma sono rimasto concentrato in ogni momento. In queste situazioni non puoi pensare troppo: devi fidarti dei tuoi compagni e della tua preparazione con tutto il tuo cuore. Così sono rimasto calmo e ho dato il massimo».
Questo incredibile successo è arrivato dopo 43 partite con la maglia della nazionale, che fanno di te un veterano. Per te, quali sono le migliori qualità del portiere moderno, chi è il migliore e quali doti gli ruberesti?
«L’esperienza mi ha insegnato che un portiere moderno deve essere calmo, intelligente e abile nel palleggio. Non serve solamente parare, ma bisogna anche avviare le azioni da leader. In questo senso, ora ammiro Ederson per la sua compostezza nel servire i compagni: se potessi rubargli una dote, sarebbe la sua visione col pallone al piede. In futuro, questo aspetto sarà sempre più importante: credo che il ruolo si evolverà ancora, rendendoci dei giocatori completi, quasi come dei difensori aggiuntivi che creano il gioco da dietro».
Se potessi dire all’Utkir bambino che saresti arrivato qui, come avrebbe reagito? Hai mai sognato di essere un leader fino ai Mondiali?
«L’Utkir bambino non ci avrebbe mai creduto – avrebbe soltanto sorriso e continuato a sognare su quel piccolo campo dietro casa. Giocare per il mio paese e arrivare ai Mondiali è sempre stato un sogno, ma viverlo ora lo rende ancora più grande. Dimostra che con fede, disciplina e amore per il calcio nulla è impossibile».
Quali sono le chiavi che una Federazione deve attuare per ripartire dai giovani e come vi siete imposti in qualità di realtà in via di sviluppo?
«Le chiavi sono duro lavoro e fiducia. Da noi, i giovani sono appassionati, disciplinati e volenterosi di mostrare tutto il loro valore. Quello spirito conduce al successo».
Infine, vorremmo chiederti un giocatore da seguire che magari non conosciamo e che ha un gran futuro davanti.
«Ci sono tanti talenti, ma un nome che va tenuto d’occhio è Abbosbek Fayzullaev. Ha un gran potenziale, una mentalità ferrea e un futuro brillante di fronte».
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