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Pop&Sport – L’importanza dell’estetica per migliorare la comunicazione della Serie A

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Corriere dello Sport


Quanto è importante l’estetica nel calcio? Già lo abbiamo detto in precedenza, la moda e il calcio viaggiano di pari passo e come il calcio ama la moda, anche la moda ama il calcio. Ma questa può influenzare un’intera industria come quella della Serie A? Avendola paragonata diverse volte ad un business vero e proprio, la risposta sembrerebbe ovvia: sì. Ma sta facendo quest’ultima qualcosa a riguardo? Non abbastanza. Già dal campionato di quest’anno, la Serie A ha fatto una scelta stilistica molto chiara: font unico per nomi e numeri dei giocatori e assenza di sfondi per gli sponsor. Ma a differenza di altri campionati europei, come Premier League e Ligue 1, siamo ancora indietro nell’avere uno stile unico.

Come scritto su nssmag.it, pare evidente che il campionato abbia due ritmi: uno è quello forte, internazionale dei top club, come Inter (che pochi giorni fa ha anche aperto un account di Clubhouse, il nuovo social network lanciato da Alpha Exploration), Juventus e Milan, per cui brand e immagine sono evoluti al pari delle grandi società di altri campionati; ma c’è anche il pensiero – possiamo dire più arretrato – di altri club il cui unico pensiero è il campo, anche come unico obiettivo di investimento. Il gap si è fatto importante e a risentirne è l’intera qualità estetica del campionato. 

La Lega Serie A avrebbe bisogno di una migliore visual identity, ovvero una migliore identità visiva. Vedi la Premier League, infatti ha reso i propri font uno status, un sinonimo di riconoscibilità internazionale. Da non esagerare, comunque, come in MLS, la massima serie di calcio statunitense, dove ad essere unico è anche lo sponsor tecnico (Adidas) con forti critiche da parte dei tifosi per la poca originalità dei prodotti.

La parola chiave è quindi non essere mai banale. L’errore – o forse la colpa – è quella della bassa qualità dei principali canali di comunicazione della Serie A, in cui le strategie sono sempre quelle, e soprattutto – ed è la cosa più difficile da accettare – lontane dai progressisti e evoluti progetti delle altre principali leghe europee. Non sarebbe male, infatti, guardare anche i principali canali di comunicazione che meglio funzionano negli altri sport. Lo dico subito e sarò franco: chi pensa che tra cricket e calcio, per esempio, le cose debbano essere differenti solo perché gli sport sono differenti, sta sbagliando e dovrebbe aprire di più la mente. Le idee e la creatività non vede la differenza di sport e di genere, perché se il cricket ha un piano di comunicazione più efficace della Serie A, allora a vincere è proprio il cricket. Tutto può essere applicabile a seconda delle proprie regole. 

Divisa S.S.C Napoli 20/21 – static.sky.it

Ora, non è che sto criticando tutto. La Serie A, da questo campionato, ha fatto un grande salto in avanti: oltre al font unificato, è finita la tirannia artistica degli sponsor, dove con il loro marchio logo dettavano legge nell’estetica delle maglie, con quest’anno il divieto per gli sponsor di maglia di comparire all’interno di box specifici (come Pirelli, Lete e Jeep). Si potrebbe ancora fare meglio, stringendo le specifiche anche al colore. Così facendo, pugni nell’occhio come il logo Lete rosso su sfondo azzurro della maglia del Napoli non accadono più. Certo che facendo così si va a togliere l’identità anche dell’azienda sponsor, ma chi si dovrebbe adeguare, secondo me, dovrebbero essere proprio loro e non le squadre di calcio.

Insomma, è chiaro che nel campionato italiano c’è ancora qualcosa che non vada, a fine di comunicazione, ma non si può dire che le cose non stiano cambiando. Già con solo questi piccoli accorgimenti, la Serie A ha messo in chiaro il suo voler seguire la Premier, diventata il benchmark di riferimento per tutti. Il prodotto calcistico, nell’era del ventunesimo secolo, non può escludersi da un’esperienza estetica piacevole e coinvolgente. Il campionato di Calcio, come quelli di altri sport, deve restituire un’idea di cura della propria immagine e non solo è consigliato, ma anche obbligatorio – come scrive rivistaundici.com.

Vale la pena però andare oltre? Non è detto che la regolamentazione estetica del calcio possa portare a risultati migliori. Anzi, il successo dei design degli anni Novanta nasceva proprio da una libertà creativa maggiore e ora, nel 2021, li rimpiangiamo.

 

Fonte: nssmag.com / outpump.com / rivistaundici.com

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