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Calcio

The Day After “Mondiale”: E’ già finita – 25 Giu

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Si torna già a casa. Come quattro anni fa, nel 2010, seppur con diverse modalità e circostanze. Ma tant’è: quello che rimane sono i fatti, sempre e comunque. Fatti eloquenti, vividi e impressi negli occhi di tutti. Fatti intangibili e pressoché inattaccabili. Fatti che parlano fin troppo chiaro: l’Italia è fuori. Bye Bye Brasile.

Eliminati ai gironi per due mondiali di fila: roba che non succedeva dal lontano quadriennio ’62-’66, tanto per intenderci. Quando cioè il calcio era non solo tutt’altro mondo, ma un altro sport: seguito da folle oceaniche, sì, ma senza quel fanatismo postmoderno tipico della nostra epoca. Altri tempi. Altro calcio.

Doveva essere una partita da dentro o fuori: l’importante era non perdere. O non prenderle, che all’incirca vuol dire la stessa cosa: giocare per il pareggio. Giocare all’italiana. Catenaccio difensivo e via: progetto ambizioso, ma non impossibile. Progetto che, per un’ora abbondante, sembrava poter esser portato a termine: poi, la doccia fredda.

Siamo al 25esimo: Marchisio commette un brutto fallo punibile al massimo con un’ ammonizione, almeno per i nostri parametri. Ma per l’arbitro non ci son dubbi: cartellino rosso, senza esitazioni. Il nome del direttore di gara, del resto è tutto un programma: Moreno. Quattordici anni dopo, ancora quel nome tra l’Italia e i suoi sogni di gloria mondiale: omonimia a parte, una ricorrenza da brividi.

Ma la nazionale, nonostante arbitro e clima, resiste, o almeno ci prova: fino al punto di non ritorno. Fino all’80 minuto. Son circa le 19 e 35: calcio d’angolo per l’Uruguay. Sul pallone una vecchia conoscenza delle nostre parti: Gaston Ramirez, da poco entrato in campo. Il tanto rimpianto Gastone: dicono che questi due anni inglesi l’abbiano affievolito. Ne siamo proprio sicuri? Da come batte l’angolo non sembra proprio: è una traiettoria morbida, ben calibrata. Una traiettoria perfetta: una delle sue. Sembra quasi di rivederlo in azione, ahinoi, con la maglia numero 10 Rossoblù.

Il pallone parte e viaggia in area di rigore, fino ad incontrare la fatidica schiena: quello di Godin. L’uomo del destino. L’uomo dell’anno: artefice della conquista della Liga, a segno nella finale Champions, decisivo pure oggi. Il tutto nonostante sia un difensore. Ma così è il calcio: uno psicodramma dal destino spesso e volentieri beffardo.

Buffon non la prende: è goal. E lì finiscono tutti i sogni: perché segnare in dieci dopo tale batosta è un’impresa per pochi eletti. E non per noi. L’arbitro fischia la fine, decretando la più severa delle condanne: a casa dopo tre partite.

Gli azzurri escono mestamente dal campo:

E’ già finita

Gli azzurri escono mestamente dal campo: qualcuno piange, qualcun altro sembra ancora non essersi reso conto di quanto accaduto. Il rientro sarà duro: soprattutto perché in patria, nel frattempo, sono stati già istituiti, come da tradizione, i tribunali del popolo. 60 milioni di giudici attendono al varco la squadra rientrante: che la stagione dei processi abbia inizio.

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