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TRIPLICE FISCHIO – Per una volta vince il merito: Pioli resta al Milan. I motivi della scelta più giusta da prendere

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La 35esima giornata è iniziata con il botto, non tanto per i risultati emersi dai primi due anticipi ma da quanto successo dopo la gara del Milan, vittorioso contro il Sassuolo. Ormai è ufficiale: Stefano Pioli resterà sulla panchina dei rossoneri. Una notizia inattesa, soprattutto per gli sviluppi e i progetti che la dirigenza milanese aveva in mente per il prossimo anno. Ralf Rangnick saluta prima di arrivare, e in questo caso è giusto così. Il motivo più importante che ha ribaltato i piani societari riguarda il rifiuto del tedesco di un ridimensionamento de suo potere: non più un tuttofare all’inglese, solo direttore sportivo. “No grazie”, la risposta di Rangnick, che ha rifiutato prima del tempo una convivenza con Pioli. 

Decisione giusta? Per una volta ha vinto il merito, al Milan va dato il merito di aver avuto il coraggio, qualora servisse, di confermare un allenatore che ha risollevato dalle ceneri una squadra destinata all’inferno. Pioli si è guadagnato la conferma sul campo, tramite risultati e prestazioni che si avvicinano a un Milan che da tanto tempo non si vedeva. Lo hanno capito i tifosi, con un po’ di ritardo lo ha capito anche Gazidis, bravo a rovesciare la medaglia. Sicuramente è stata presa la decisione più giusta, confermata anche dall’espressione, quasi stupita, di Zlatan Ibrahimovic che, dopo l’intervista post Sassuolo-Milan, ha reagito sorpreso alla notizia della conferma del suo allenatore. Da questo momento potrebbero davvero cambiare le carte in tavola, perché lo svedese non vedeva certezze nel proprio futuro ma che ora, con la conferma di Pioli, potrebbe cambiare le proprie carte in tavola. 

All’allenatore rossonero vanno dati diversi meriti, uno su tutti quello di aver rigenerato diverse pedine che, prima del suo arrivo, sembravano pesci fuor d’acqua. Basta vedere l’iconica trasformazione di Ante Rebic, da oggetto misterioso a oggetto pregiato della scuderia rossonera. E poi Kessie e Bennacer: dominanti a centrocampo, ora, dominati, prima. Passando anche per Calabria, Conti, la sorpresa Saelemaekers e Calhanoglu, forse l’uomo in più di questo Milan. Nulla nasce per caso, e questo è stato l’esempio palese. Pioli lo disse, nella conferenza di presentazione. “Ci vorrà del tempo, non faccio miracoli”. E così è stato, perché per porre le fondamenta di un sistema stabile serve tempo, lavoro e sacrificio. Sembra passata una vita dalla batosta subita dai rossoneri in casa dell’Atalanta nel girone d’andata: un intero girone per dimostrare che aveva ragione. In questa storia vincono tutti, anche Paolo Maldini: la bandiera rossonera ha dimostrato grande umiltà, quando disse che non sapeva se ci sarebbe stato posto per lui nel Milan del futuro. Il problema deriva sempre da Rangnick: diciamolo chiaramente, con l’arrivo del tedesco 3/4 della dirigenza rossonera avrebbe dovuto salutare. Ingiustamente. E giustamente, invece, verrà confermata. Per un nuovo Milan. Chissà l’anno prossimo cosa succederà, se Pioli riuscirà a confermare le grandi prestazioni di questo campionato; una cosa però è certa, l’allenatore rossonero avrà la possibilità di giocarsi le proprie carte. Per una volta trionfano merito e professionalità, quella di un allenatore arrivato in punta di piedi e che, in pochi mesi, ha ricreato una famiglia. Con la F maiuscola.

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