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Calcio

Un paradosso chiamato Italia

La Nazionale ha subito contro la Norvegia una delle sconfitte più gravi degli ultimi anni: ora bisogna pensare subito a rialzarsi

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Spalletti Italia-Turchia (© FIGC)
Spalletti (© FIGC)

Il nuovo mondiale ammetterà più squadre. L’Italia ha un girone semplice. Sarà la volta buona per rientrare nel calcio che conta. Queste erano le principali opinioni di tantissimi tifosi azzurri, figli di una generazione che non si può godere lo spettacolo del mondiale dal lontano 2014. Parlerò personalmente, per una volta, dicendo che l’ultimo ricordo italiano che ho della competizione risale a quando avevo appena sette anni. E ora si rischia di dover aspettare il 2030 per un rientro che ha quasi del maledetto.

Riccardo Orsolini in veste azzurra

Riccardo Orsolini in veste azzurra (© Bologna FC 1909)

Un’altalena azzurra

La debacle contro la Svezia aveva sancito la clamorosa esclusione dal mondiale 2018 e la fine dell’Italia di Ventura. Poi, è arrivato Mancini. Con lui abbiamo vinto un Europeo, magico, di certo, ma poi il ciclo si è subito interrotto. Una maledizione che ha subito riportato l’Italia alla dura realtà. E la verità è che si dice che una rondine non fa primavera, ma nell’estate post-covid, di rondine, ne abbiamo vista una bella grossa. Che poi, però, si è incagliata al primo albero, contro la Macedonia. Seconda sofferenza. Andiamo avanti con Spalletti, la guida giusta, quella della rivoluzione. Peccato che, dopo aver passato all’ultimo un girone non banale (altra rondinella), l’Italia si è fermata contro la Svizzera. Terza delusione. E oggi?

Un problema per l’Italia intera

Sarà la delusione, ma è difficile trovare una sola causa che ci impedisce di accenderci. In primo luogo, molte primavere azzurre ospitano tanti stranieri. Il tema è dibattuto, ma non pensate sia il più importante, visto che gli azzurrini sanno spessissimo togliersi delle soddisfazioni importanti nelle competizioni Under. Poi, sembra ci siano difficoltà comunicative col mister. Il caso Orsolini, poi il botta e risposta con Acerbi, sembrano aver creato confusione nel gruppo. Involontariamente, perché le colpe sono chiaramente di tutti, ma questo clima generato dal dissing, divenuto un caso nazionale,  non ha aiutato affatto.

Da cosa ripartire? Dai giovani, dai Coppola, da delle realtà che sfornano talenti. E fidatevi che ci sono, gli manca solo lo spazio e la libertà estrosa che magari uno Yamal in Spagna trova, che un Cherki ha dalla nascita. In Italia siamo molto incasellati nella tattica, e questo è un pregio del nostro campionato. Ma ai più giovani, forse, qualche libertà in più andrebbe lasciata. E non solo ai più giovani; anche ad un Orsolini, che entra, cerca di incidere e dribblare ma non riceve il benestare del mister. 

Ora, bisogna faticare. Solo così si esce dalle difficoltà. Ma non credete che non ci sia soluzione, che non esista la speranza. Le prossime gare, più semplici, serviranno per trovare adattamenti, sperimentare. E allora che inizi il progetto Azzurri del futuro.

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