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30 aprile 1939: il Bologna conquista il suo quinto Scudetto – 30 apr

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Quando giocava in Uruguay, Héctor Puricelli Seña non aveva mai segnato di testa: nel Paese che aveva dominato le prime decadi del calcio mondiale, infatti, non era cosa consueta effettuare dei cross in area. Virtuosi del palleggio, i sudamericani tutti preferivano il dribbling, l’elegante fraseggio o il gran tiro per marcare una rete. Quando arrivò in Italia dunque, Puricelli – che veniva a sostituire un’istituzione come Angelino Schiavio – si trovò per un attimo spaesato da come il gioco fosse diverso rispetto a quello a cui era abituato: un attimo e basta però, visto che prestissimo cominciò a far valere le sue doti di acrobazia sui perfetti cross che arrivavano da Amedeo Biavati. 9 reti di testa su 19 totali, classifica cannonieri vinta, lo Scudetto – il quinto della storia del Bologna – che viene conquistato ufficialmente al ‘Testaccio di Roma’ proprio nel giorno di oggi di 76 anni fa. È proprio Puricelli a segnare la rete del decisivo 1 a 0 che vale il titolo. In panchina siede Hermann Felsner, che è arrivato a campionato in corso a sostituire Árpád Weisz, costretto ad andarsene dall’infamia che sono state le “leggi razziali” e che troverà la morte nel campo di sterminio di Auschwitz. Quel giorno di tanti anni fa il titolo è il giusto premio ad una squadra praticamente inarrestabile, un meccanismo perfetto che in Puricelli – che si guadagnerà il soprannome di “Testina d’oro” – ha trovato il nuovo ariete con cui tramutare in gol il dominio espresso in termini di gioco: 16 vittorie, 10 pareggi, appena 4 sconfitte, i rossoblù trionfano con 4 punti di vantaggio sul Torino e 5 sull’Ambrosiana-Inter. 

La formazione? Ceresoli tra i pali, sostituito poi benissimo da Ferrari. In difesa Mario Pagotto e Secondo Ricci, con il terzino di belle speranze Dino Fiorini relegato in panchina da una misteriosa malattia. Mediana dove Montesanto e Corsi (o Maini) fanno da spalle alla regia dell’uruguaiano Andreolo, che a sua volta si intende benissimo con gli interni e connazionali Fedullo e Sansone. L’attacco è eccezionale: Biavati su una fascia, Reguzzoni sull’altra, in mezzo appunto Puricelli. Uno squadrone “che tremare il mondo fa”

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